Educare al patrimonio in una società multiculturale: problematicità ed esperienze nella scuola e nel museo è la pubblicazione del lavoro di ricerca svolto da Anna Bertoncini per la tesi di laurea magistrale in “Storia e Forme delle Arti Visive, dello Spettacolo e dei Nuovi Media” (Università degli Studi di Pisa, novembre 2015).
La pubblicazione avviene a seguito del conseguimento nel dicembre 2016 del “Premio Valeria Solesin” (istituito in prima edizione nel 2016 dalla Fondazione “Lavoroperlapersona”) per tesi magistrali dedicate al tema “I beni relazionali. Nuovi modelli sociali, culturali, politici ed economici”.
Il volume, composto da quattro capitoli e dalle conclusioni, si propone di analizzare alcune esperienze di didattica scolastico/museale realizzate recentemente sul territorio nazionale, nell’ambito della più complessa tematica dell’educazione al patrimonio in chiave interculturale.
Stiamo vivendo, pressoché globalmente, tempi di grandi migrazioni: l’Italia, per connotazioni e centralità geografiche all’interno del Mediterraneo, è oggi più che mai luogo di incontro e convivenza tra culture, tradizioni e valori diversi e variegati.
Di conseguenza, oggi più che mai, le agenzie educative hanno il dovere di rispondere ai bisogni dei contesti multi-socio-culturali in cui operano, con la messa a punto di strategie e iniziative educative e didattiche significative.
Anche il museo, “istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo” (Codice etico del Consiglio Internazionale dei Musei – ICOM), cui da tempo è stato riconosciuto uno specifico ruolo formativo, ha avvertito l’esigenza di interfacciarsi con una sempre più ampia fascia di pubblico composta da “nuovi cittadini”, rispetto ai quali si pone il dovere costituzionale di una integrazione/inclusione quanto più articolata e incisiva.
Risulta d’altronde fondante la convinzione che il patrimonio culturale (artistico, storico, antropologico, paesaggistico…) sia di per sé portatore di valori multiculturali, in quanto prodotto di concezioni e influssi diversificati, tale dunque da proporsi come strumento efficace di dialogo interculturale.
Immediata, sorge una domanda: in che modo e con quali esiti l’educazione al patrimonio si rapporta all’interculturalità e alla didattica inclusiva? A tale quesito cerca di dare una risposta la ricerca condotta all’interno del presente volume, attraverso l’esame dei presupposti pedagogici e formativi propri del patrimonio artistico e culturale, nonché l’analisi di iniziative e progetti realizzati in ambito scolastico e museale.
Grazie a un confronto tra “multiculturalità” e “interculturalità” e alla riflessione sull’evolversi del concetto di patrimonio quale risorsa educativa, il primo dei quattro capitoli intende offrire un quadro teorico di riferimento utile alla comprensione dei successivi, incentrati su scuola e museo.
Nel secondo capitolo si analizzano i programmi ministeriali italiani del primo e secondo ciclo dell’istruzione, dal 1979 ai giorni nostri, con l’intento di evidenziare in che misura la nostra scuola abbia valorizzato il patrimonio come strumento di pratica interculturale; il capitolo si chiude con la descrizione di due progetti: “Multiculturalismo: la ricchezza della diversità”, realizzato dal Liceo Scientifico “G. Benedetti” (Venezia), e “Vicino.. lontano nell’arte”, realizzato dalla Scuola Primaria “G. Carducci” del Comune di Attimis (Udine).
Il terzo capitolo, dedicato alle istituzioni museali italiane, presenta uno studio critico dei documenti riguardanti l’educazione interculturale al patrimonio, divulgati da organismi e associazioni museali internazionali e nazionali, per esaminare successivamente gli approcci metodologici maggiormente utilizzati nella progettazione di attività educative museali capaci di promuovere un efficace dialogo interculturale.
Il quarto e ultimo capitolo, infine, prende in esame come casi di studio tre progetti: “A Brera anch’io” e “Brera: un’altra storia”, entrambi della Pinacoteca Nazionale di Brera, e “Il Museo Civico, spazio antico per dialoghi nuovi” del Museo Civico di Pistoia. Il volume si chiude con le riflessioni conclusive dell’autrice e un’appendice documentale ai vari aspetti della tematica trattata.
Un’ultima annotazione: questo libro non si rivolge solo agli specialisti del settore, ma anche a tutti coloro che confidano nella cultura, nell’educazione e nella conoscenza come fattori di sviluppo e progresso e al contempo valorizzano uno scambio interculturale foriero di solidali relazioni sociali tra persone e popoli, in un comune impegno e intento per il superamento di qualsiasi forma di razzismo e xenofobia.
La pubblicazione avviene a seguito del conseguimento nel dicembre 2016 del “Premio Valeria Solesin” (istituito in prima edizione nel 2016 dalla Fondazione “Lavoroperlapersona”) per tesi magistrali dedicate al tema “I beni relazionali. Nuovi modelli sociali, culturali, politici ed economici”.
Il volume, composto da quattro capitoli e dalle conclusioni, si propone di analizzare alcune esperienze di didattica scolastico/museale realizzate recentemente sul territorio nazionale, nell’ambito della più complessa tematica dell’educazione al patrimonio in chiave interculturale.
Stiamo vivendo, pressoché globalmente, tempi di grandi migrazioni: l’Italia, per connotazioni e centralità geografiche all’interno del Mediterraneo, è oggi più che mai luogo di incontro e convivenza tra culture, tradizioni e valori diversi e variegati.
Di conseguenza, oggi più che mai, le agenzie educative hanno il dovere di rispondere ai bisogni dei contesti multi-socio-culturali in cui operano, con la messa a punto di strategie e iniziative educative e didattiche significative.
Anche il museo, “istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo” (Codice etico del Consiglio Internazionale dei Musei – ICOM), cui da tempo è stato riconosciuto uno specifico ruolo formativo, ha avvertito l’esigenza di interfacciarsi con una sempre più ampia fascia di pubblico composta da “nuovi cittadini”, rispetto ai quali si pone il dovere costituzionale di una integrazione/inclusione quanto più articolata e incisiva.
Risulta d’altronde fondante la convinzione che il patrimonio culturale (artistico, storico, antropologico, paesaggistico…) sia di per sé portatore di valori multiculturali, in quanto prodotto di concezioni e influssi diversificati, tale dunque da proporsi come strumento efficace di dialogo interculturale.
Immediata, sorge una domanda: in che modo e con quali esiti l’educazione al patrimonio si rapporta all’interculturalità e alla didattica inclusiva? A tale quesito cerca di dare una risposta la ricerca condotta all’interno del presente volume, attraverso l’esame dei presupposti pedagogici e formativi propri del patrimonio artistico e culturale, nonché l’analisi di iniziative e progetti realizzati in ambito scolastico e museale.
Grazie a un confronto tra “multiculturalità” e “interculturalità” e alla riflessione sull’evolversi del concetto di patrimonio quale risorsa educativa, il primo dei quattro capitoli intende offrire un quadro teorico di riferimento utile alla comprensione dei successivi, incentrati su scuola e museo.
Nel secondo capitolo si analizzano i programmi ministeriali italiani del primo e secondo ciclo dell’istruzione, dal 1979 ai giorni nostri, con l’intento di evidenziare in che misura la nostra scuola abbia valorizzato il patrimonio come strumento di pratica interculturale; il capitolo si chiude con la descrizione di due progetti: “Multiculturalismo: la ricchezza della diversità”, realizzato dal Liceo Scientifico “G. Benedetti” (Venezia), e “Vicino.. lontano nell’arte”, realizzato dalla Scuola Primaria “G. Carducci” del Comune di Attimis (Udine).
Il terzo capitolo, dedicato alle istituzioni museali italiane, presenta uno studio critico dei documenti riguardanti l’educazione interculturale al patrimonio, divulgati da organismi e associazioni museali internazionali e nazionali, per esaminare successivamente gli approcci metodologici maggiormente utilizzati nella progettazione di attività educative museali capaci di promuovere un efficace dialogo interculturale.
Il quarto e ultimo capitolo, infine, prende in esame come casi di studio tre progetti: “A Brera anch’io” e “Brera: un’altra storia”, entrambi della Pinacoteca Nazionale di Brera, e “Il Museo Civico, spazio antico per dialoghi nuovi” del Museo Civico di Pistoia. Il volume si chiude con le riflessioni conclusive dell’autrice e un’appendice documentale ai vari aspetti della tematica trattata.
Un’ultima annotazione: questo libro non si rivolge solo agli specialisti del settore, ma anche a tutti coloro che confidano nella cultura, nell’educazione e nella conoscenza come fattori di sviluppo e progresso e al contempo valorizzano uno scambio interculturale foriero di solidali relazioni sociali tra persone e popoli, in un comune impegno e intento per il superamento di qualsiasi forma di razzismo e xenofobia.