Corso di formazione per Mediatori dei Patrimoni Interculturali

Centro Piemontese Studi Africani | Torino

2008

Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Il corso nasce nell’ambito del progetto pilota “Migranti e Patrimoni Culturali”, una iniziativa voluta dalla Regione Piemonte (Direzione Beni Culturali – Settore Musei e Patrimonio Culturale) su impulso dei nuovi bisogni sociali, culturali e di cittadinanza espressi dai cittadini stranieri residenti in Piemonte.

Inizi del 2005
La Regione Piemonte indica la necessità e l’opportunità di realizzare un progetto che concepisca i beni culturali “altri” (prevalentemente africani), presenti in alcuni musei piemontesi, come strumento di inclusione sociale e culturale. Si intende contestualmente sperimentare un approccio teorico e operativo ai patrimoni culturali – materiali e immateriali – che li riconosca come prodotti e processi di mediazione culturale, inseriti in un contesto sociale multietnico caratterizzato da vivaci dinamiche migratorie e interculturali.
Il progetto utilizza come iniziale fonte di dati il Censimento dei fondi africanistici piemontesi. Collezioni etnografiche e artistiche nelle istituzioni pubbliche, una ricerca condotta nel 1998 dal Centro Piemontese di Studi Africani (CSA) che ha individuato gli oggetti e le collezioni provenienti dall’Africa al fine di poter sviluppare un piano di salvaguardia e valorizzazione degli stessi.

Seconda metà del 2005 – gennaio 2006
Viene realizzata la Fase 1 – Mappatura delle realtà straniere in Piemonte. L’indagine ha prodotto tre distinti documenti:
– Mappatura della realtà migratoria nel territorio piemontese. Uno sguardo di insieme
– Migranti dall’Africa in Piemonte
– Associazioni di stranieri in Piemonte (con elenco).

Febbraio 2006 – giugno 2007
Viene realizzata la Fase 2 – Analisi dei bisogni. L’azione di progetto si articola in due momenti:

a) Interviste ai migranti (maggio – novembre 2006)
Per ogni provincia piemontese sono stati intervistati gruppi composti mediamente da 5-6 persone appartenenti ad un medesimo nucleo familiare, allargato alla sfera amicale e/o parentale di riferimento.
Le interviste hanno inteso rilevare la percezione dei migranti nei confronti delle istituzioni culturali e dell’offerta culturale; le loro aspettative al riguardo; i fattori sociali, culturali, economici che ne influenzano la partecipazione culturale; le condizioni di rappresentazione e autorappresentazione culturale di cui possono o vorrebbero disporre.
I dati raccolti sono stati rielaborati attraverso l’analisi del contenuto.
Prima dell’avvio dei tavoli di lavoro separati e congiunti, le referenti degli enti partner di progetto hanno incontrato in momenti diversi Vincenzo Simone (Dirigente Settore Educazione al Patrimonio Culturale, Città di Torino) e Giovanna Brambilla Ranise (Responsabile Servizi Educativi, GAMeC – Galleria d’Arte moderna e Contemporanea di Bergamo).
Il lavoro in rete e il dialogo con referenti di altre istituzioni impegnate in progetti di educazione e mediazione del patrimonio in chiave interculturale hanno consentito lo scambio e la condivisione di riflessioni grazie alle quali, a partire dal contributo di esperienze già realizzate o in corso di realizzazione (cfr. “Un patrimonio di tutti. Per una mediazione inclusiva dei beni culturali e della memoria civica”, Città di Torino; “Ospiti DONOre” e “Corso di formazione per mediatori museali”, GAMeC di Bergamo), l’équipe di progetto di “Migranti e Patrimoni Culturali” ha potuto trarre indicazioni utili sia per gli aspetti contenutistici e metodologici da definire o approfondire meglio, sia per i potenziali punti di forza e le criticità da considerare e prefigurare.

b) Tavoli di lavoro separati e congiunti (aprile – giugno 2007)
La seconda parte dell’Analisi dei bisogni ha inteso approfondire alcuni aspetti non pienamente indagati attraverso le interviste in vista della fase formativa/sperimentale del progetto. Sotto il profilo metodologico, sono state adottate tecniche di progettazione partecipata per permettere di dare concretamente “voce” ai destinatari del progetto e a tutti gli attori istituzionali coinvolti.
Per tale motivo sono stati organizzati in un primo momento dei tavoli separati a cui hanno partecipato da un lato i mediatori culturali, dall’altro i referenti dei musei. Obiettivo degli incontri è stata l’individuazione di una ipotesi operativa riguardante il Corso di Formazione per Mediatori dei Patrimoni Interculturali e la successiva sperimentazione di percorsi narrati dei patrimoni africani. In tali occasioni abbiamo raccolto le istanze dei diversi attori di progetto, ovvero i bisogni / le aspettative, le risorse e i vincoli di cui a titolo individuale, nel caso dei mediatori, e a titolo istituzionale, nel caso dei responsabili dei musei, si fanno portatori. I dati raccolti sono poi stati rielaborati e restituiti a tutti i partecipanti nell’ambito di due tavoli congiunti a cui hanno preso parte tutti gli attori di progetto.
I tavoli di lavoro congiunti sono quindi stati finalizzati alla definizione del percorso formativo e sperimentale che costituisce, e completa, la terza fase del progetto “Migranti e Patrimoni Culturali”.

Gli attori coinvolti – la rete di progetto
– Enti promotori del progetto: Centro Piemontese Studi Africani di Torino (ente capofila); HoldenArt/Formule di narrazione; Mondo Minore onlus
– Ente committente e finanziatore: Regione Piemonte, Direzione Beni Culturali/Settore Musei e Patrimonio Culturale
– Istituzioni partner: Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (Torino); Museo Civico d’Arte Antica e Palazzo Madama (Torino); Museo Etnografico dell’Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia (Chieri); Museo Storico Valdese (Torre Pellice); Museo del Territorio Biellese (Biella)
– Mediatori e mediatrici culturali, prevalentemente di origine africana, attivi nel territorio piemontese
– Referenti museali.

Gli operatori – l’équipe di progetto
– Anna Maria Pecci, responsabile scientifica e coordinatrice (Centro Piemontese Studi Africani)
– Chiara Maggiore, assistente al coordinamento (Centro Piemontese Studi africani)
– Laura Carle (project manager – HoldenArt)
– Emiliano Amato e Ugo Sandulli (tutor – HoldenArt)
– Elena Giusti e Silvia Grillo (collaboratrici – Mondo Minore onlus)
– Tiziana Nosek, stagiaire (Master in Servizi Educativi per il Patrimonio Artistico, dei Musei Storici e di Arti Visive – Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
– Mediatori e mediatrici culturali, prevalentemente di origine africana: Désiré Bakorongotane, Abderrahim Benradi, Mina Boulam, Mutangi Bushiri, Rita Catarama, Justin Laoumaye, Fabio Pettirino, Soilihi Soulé
– Referenti museali: Nicoletta Favout, Marco Fratini, Anna La Ferla, Donatella Minaldi, Francesca Nicoli, Emma Rabino Massa, Nadia Salis, Fr. Albino Vezzoli.

I destinatari
– Mediatori e mediatrici culturali che hanno preso parte al progetto “Migranti e Patrimoni Culturali” nella fase “Analisi dei bisogni/Interviste alle famiglie” e durante i tavoli di lavoro programmatici.
– Responsabili ed educatori/educatrici dei musei che hanno partecipato ai tavoli di lavoro programmatici e che intendono aprire le istituzioni di appartenenza alle fasi della progettazione e della sperimentazione dei percorsi narrati.
Il corso ha previsto un numero massimo di 20 partecipanti.

Gli obiettivi
Da un lato, il corso ha voluto offrire ai mediatori culturali l’opportunità di elaborare modalità di accesso e di fruizione dei patrimoni culturali africani anche in termini di rappresentazione e auto-rappresentazione culturale. Dall’altro, esso si è rivolto ai responsabili e agli educatori dei musei, invitandoli ad assumere una visione inclusiva delle istituzioni che rappresentano, basata su una partecipazione attiva del pubblico, italiano e straniero, che permetta di trasformare i musei in “zone di contatto”.
Assumendo i patrimoni culturali africani, materiali e immateriali, come terreni di sperimentazione di nuove forme di accesso e di partecipazione culturale, ovvero di inclusione sociale e di mediazione culturale, il corso ha inteso:
– realizzare una iniziativa culturale in partenariato attraverso un percorso di formazione, progettazione e sperimentazione concertato e condiviso da mediatori culturali, responsabili e educatori museali e referenti di enti locali
– offrire conoscenze tecniche, saperi transdisciplinari e strumenti operativi utili ai fini di un avvicinamento, teorico e fisico, alle collezioni africanistiche in Piemonte e ad una loro “messa in valore” interculturale, mediata attraverso alcune tecniche della narrazione
– formare figure specializzate che possano interpretare e narrare i beni africani conservati nei musei piemontesi alla luce dei saperi e delle storie che costituiscono i “propri” patrimoni culturali
– realizzare percorsi narrati dei patrimoni africani – materiali e immateriali – in cui siano espresse e rappresentate le identità dei migranti, in un’ottica di scambio interculturale, di partecipazione e di sfida alle categorie concettuali tradizionalmente adottate dai musei nelle fasi di raccolta, conservazione, interpretazione e comunicazione dei beni culturali
– realizzare una buona pratica culturale che ogni corsista potrà replicare e rielaborare sia nella propria realtà lavorativa sia negli ambiti di progettazione che interessano i patrimoni culturali.

Da quando, per quanto
Il corso si è articolato in quattro moduli attuati nel periodo 15 settembre – 15 dicembre 2007:
– Modulo A: Formazione comune a Torino (15 settembre – 13 ottobre)
– Modulo B: Formazione specifica presso le sedi dei musei (20 ottobre – 10 novembre)
– Modulo C: Progettazione in mini équipes e pre-sperimentazione (7 novembre – 1 dicembre)
– Modulo D: Presentazione e condivisione dei progetti (a Torino, 15 dicembre)
La sperimentazione dei percorsi narrati ha avuto luogo nel periodo 20 gennaio – 10 febbraio 2008, Anno Europeo per il Dialogo Interculturale.

La formazione
Le referenti degli enti partner di progetto hanno preso parte nelle giornate del 20, 22 e 28 febbraio 2007 a tre incontri collegiali di formazione interna in “Antropologia dei Musei e dei Patrimoni Culturali”, a cura di Anna Maria Pecci. La proposta del CSA ha inteso offrire un’opportunità per creare sinergia tra le diverse competenze ed esperienze maturate dai diversi partner al fine di ricercare e condividere un linguaggio comune, una base di concetti chiave e di strumenti operativi che consentissero di impostare opportunamente la delicata fase dei tavoli di lavoro.

Come si articola – le fasi di lavoro

Aprile – Giugno 2007
Tavoli di lavoro separati e congiunti tra mediatori culturali, referenti museali e rappresentanti degli enti partner di progetto (cfr. “Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse”).

Luglio 2007
– definizione del corso di formazione e individuazione dei docenti
– stesura della brochure e della domanda di iscrizione
– diffusione della brochure e della domanda di iscrizione a coloro che hanno preso parte ai tavoli di lavoro separati e congiunti
– raccolta delle iscrizioni.

15 Settembre – 15 Dicembre 2007
– avvio e svolgimento del Corso di Formazione per Mediatori dei Patrimoni Interculturali (programma)
– contestuale preparazione e raccolta della documentazione e dei materiali di lavoro

20 gennaio – 10 febbraio 2008
Sperimentazione dei percorsi narrati dei patrimoni. Il ciclo di percorsi narrati “Oggetto di incontro” ha avuto luogo in tre musei del territorio che hanno accolto l’invito ad “aprire” le loro collezioni alla sperimentazione di modalità di comunicazione e di fruizione innovative. Adottando un’ottica di inclusione culturale, i musei hanno condiviso il metodo della progettazione partecipata per offrire al pubblico un’esperienza nuova e originale, attraverso la quale i luoghi della memoria  si trasformano in spazi  polifonici e di interpretazione.
I percorsi di narrazione sono stati condotti dai mediatori e dalle mediatrici dei patrimoni provenienti da Ciad, Isole Comore, Italia, Marocco, Repubblica Democratica del Congo e Romania.
Oggetti appartenenti a collezioni africanistiche, mesoamericane e piemontesi sono stati assunti come “pretesti”  per raccontare storie di vita e fiabe, evocare riti e tradizioni, far ri-vivere il sapere e il saper fare di culture un tempo distanti e oggi “della porta accanto”. Grazie alle voci narranti, i visitatori hanno potuto scoprire una pluralità di significati e l’unicità di vissuti personali, anche di migrazione, dentro ai quali ognuno potrà ritrovare un po’ di sé, delle proprie origini e del presente.
L’iniziativa, che si è rivolta al pubblico più ampio e diversificato, ha adottato lo storytelling come strumento capace di far emergere i molteplici punti di vista che rendono i patrimoni culturali “zone di contatto” e di confronto tra persone diverse, accomunate dal contesto multiculturale in cui vivono.

25 febbraio 2008
Workshop “Oggetto di incontro” (Torino, Circolo dei Lettori, 25 febbraio 2008).
Il workshop, rivolto ad amministratori locali, mediatori interculturali, operatori museali, studiosi, studenti universitari, persone interessate agli argomenti in programma, si è proposto non solo di restituire i risultati del progetto (analisi dei bisogni, corso di formazione, percorsi narrati), ma anche di offrire una opportunità di confronto e di scambio tra professionisti del settore che si occupano di educazione al patrimonio e di mediazione interculturale attraverso approcci diversi, ma accomunati dall’ottica del dialogo interculturale, dell’inclusione sociale e della cittadinanza attiva.
I lavori si sono articolati in quattro panel:

Panel 1. Migranti: nuovi bisogni e nuovi consumi culturali
Panel 2. Patrimonio e intercultura: inclusione sociale e mediazione culturale
Panel 3. Gli attori: i mediatori del patrimonio interculturale
Panel 4. Nuovi linguaggi: la narrazione “partecipata” dei patrimoni interculturali

che hanno ospitato, accanto ai partecipanti al progetto, studiosi, esperti e rappresentanti delle principali istituzioni museali italiane impegnate in progetti innovativi finalizzati all’educazione e mediazione interculturale dei patrimoni.
Al termine dei lavori sono stati consegnati gli attestati di partecipazione ai mediatori dei patrimoni interculturali.

Azioni di completamento
– Verifica/valutazione del percorso formativo e dei prodotti (in itinere e finale).

Gli ambiti – le aree disciplinari
Storia, storia dell’arte,  educazione all’immagine, antropologia culturale, museologia e museografia, letteratura, storia delle religioni, geografia economica, ecc.

Le strategie e gli strumenti
– Lo svolgimento degli incontri ha previsto relazioni teoriche da parte di esperti, attività laboratoriali, sopralluoghi e percorsi presso le sedi dei musei che hanno partecipato all’iniziativa. Coerentemente con le finalità del progetto “Migranti e Patrimoni Culturali” e con l’approccio metodologico basato sulla progettazione partecipata, ogni incontro formativo si è distinto per un confronto aperto e riflessivo tra i partecipanti e i relatori, in un’ottica di scambio, collaborazione e arricchimento reciproci. Il Modulo C (“Progettazione in mini équipes e pre-sperimentazione”) ha previsto la presenza di un tutor HoldenArt per ogni gruppo di lavoro.
– È stato distribuito materiale didattico (dispense in formato cartaceo ed elettronico) costituito da schede di lavoro, abstracts, articoli e saggi, bibliografie di riferimento, letture consigliate.
– Durante il suo svolgimento e alla fine del corso sono state distribuite delle schede di valutazione sulla qualità dei moduli e sul grado di soddisfazione dei partecipanti.
– Al termine del corso è stato rilasciato un attestato di partecipazione da parte della Scuola Holden. Per ottenere il riconoscimento, i partecipanti dovevano aver frequentato almeno il 70% della proposta formativa, pari a 50 ore circa.
– Al termine del corso, ai mediatori e alle mediatrici culturali è stato riconosciuto un gettone di presenza giornaliero (pari a €30,00 netti) e sono state loro rimborsate le spese di viaggio.

La produzione
– i percorsi narrati “Oggetto di incontro” (alcune sequenze sono consultabili nella sezione “Video” di questo sito: al Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama, al Museo Storico Valdese di Torre Pellice e al Museo del Territorio Biellese)
– i “prodotti di formazione”, ovvero le competenze, gli strumenti e le abilità di mediazione acquisite dai partecipanti e applicate nello svolgere il ruolo di “interpreti” del patrimonio culturale.

La documentazione
– nella fase di progettazione partecipata del corso, sono stati prodotti report sia dei tavoli di lavoro separati e congiunti, sia delle riunioni del gruppo di lavoro (enti partner di progetto)
– nella fase di definizione del corso, sono state prodotte la brochure, la domanda di iscrizione e la registrazione degli indirizzi delle istituzioni museali coinvolte
– nella fase di attuazione sono stati prodotti materiali dai docenti e dai corsisti
– i musei coinvolti hanno prodotto e distribuito ai corsisti materiali relativi alle istituzioni e alle collezioni africanistiche che ospitano
– nelle giornate di sperimentazione dei percorsi narrati sono state effettuate riprese audio/video (cfr. sezione “Video” di questo sito) e scattate fotografie.

I presupposti, le fasi e i risultati del percorso formativo sono restituiti nel volume a cura di A. M. Pecci, Patrimoni in migrazione. Accessibilità, partecipazione, mediazione nei musei, FrancoAngeli, Milano, 2009.

Altre risorse consultabili
– A. M. Pecci, Migranti e patrimoni culturali. Nuove voci nei musei per una “valorizzazione interculturale”, in “Africa e Mediterraneo”, n. 62, Lai-momo, Sasso Marconi (BO), 2008.


La verifica e la valutazione

La stesura di report fin dalle fasi iniziali del progetto (cfr. “La documentazione”), oltre a restituire all’intero gruppo di lavoro e ai collaboratori i contenuti discussi e le decisioni assunte e condivise, ha costituito una modalità di autovalutazione utile per monitorare costantemente la coerenza tra l’iter progettuale e gli obiettivi prefissati.
Per alcuni moduli del corso di formazione sono state previste modalità e strumenti di valutazione differenti:
– Modulo A: al termine di ogni incontro formativo, i corsisti sono stati invitati a compilare, in forma anonima, una scheda di valutazione relativa al loro grado di soddisfazione nei confronti dei docenti. A conclusione del ciclo di 5 incontri formativi, è stato distribuito un questionario di valutazione complessiva del modulo (bisogni e aspettative; efficacia della formazione; aspetti organizzativi).
– Modulo B: al termine delle visite ai musei, è stato effettuato un momento di counselling costituito da colloqui individuali che Elena Giusti ha concordato con i partecipanti al corso. Il counselling ha inteso creare un momento di raccordo tra i moduli e offrire spunti di riflessione sulla figura del Mediatore dei Patrimoni Interculturali.
– Al termine di ogni percorso narrato, è stato distribuito un questionario al pubblico partecipante.
Oltre all’autovalutazione del gruppo di lavoro (referenti degli enti partner di progetto) e alla valutazione da parte dei corsisti e dei referenti museali che non hanno preso parte al corso ma hanno collaborato al progetto, il compito di verificare, in itinere ed ex post, la “bontà” e la replicabilità di questa pratica progettuale è stato affidato a Silvia Mascheroni (esperta in educazione al patrimonio culturale).


La presentazione e la pubblicizzazione
La presentazione ufficiale del percorso formativo e del progetto nel suo insieme è stata realizzata in occasione del workshop “Oggetto di incontro” (Torino, Circolo dei Lettori, 25 febbraio 2008).

Le risorse finanziarie
Il corso è stato finanziato dalla Regione Piemonte, Direzione Beni Culturali/Settore Musei e Patrimonio Culturale.

I punti di forza
– originalità dell’iniziativa
– innovazione tematica e metodologica
– approccio interdisciplinare, che valorizza le specificità di ciascun partner
– partenariato istituzionale
– visione del patrimonio culturale in un’ottica di interculturalità
– concezione del patrimonio culturale come processo, non soltanto prodotto
– prospettiva di “protagonismo culturale” per i migranti
– notevole impegno ed entusiasmo dei corsisti
– buona/ottima conoscenza della lingua italiana da parte dei corsisti e elevato livello culturale.

Le criticità emerse
– iniziale difficoltà a condividere un “linguaggio progettuale” (concetti, metodi, obiettivi)
– iniziale difficoltà a motivare la partecipazione dei cittadini di origine africana in mancanza di una prospettiva professionale/occupazionale da proporre
– scarsa partecipazione al Modulo A (“Formazione comune a Torino”) da parte dei/delle referenti museali
– scarsa adesione dei/delle referenti museali al Modulo C (“Progettazione in mini équipes”) e, di conseguenza, alla sperimentazione dei percorsi narrati dei patrimoni africani
– tempo insufficiente per l’approfondimento delle tematiche proposte nel Modulo A
– limitato scambio interculturale tra pubblico e mediatori in occasione dei percorsi narrati, ovvero scarso dialogo e confronto attorno ai diversi significati culturali che gli oggetti possono aver evocato o rappresentato per coloro che si sono rapportati ad essi all’interno dei musei
– difficoltà a elaborare e sperimentare un “pensiero integrato del patrimonio”: ci riferiamo in particolare alla “Tesi17. La comunicazione”, illustrata nel volume Per l’educazione al patrimonio culturale. 22 tesi (a cura di A. Bortolotti, M. Calidoni, S. Mascheroni, I. Mattozzi; FrancoAngeli, Milano 2008), secondo cui “se la comunicazione descrittivo-narrativa si abbina a quella esperienziale, scientifico-accademica e multimediale, con la proposizione di appropriati contenuti si può indurre un pensiero integrato del patrimonio, nel quale si intersecano la dimensione dell’interpretazione, dell’attribuzione di significati e valori nonché della concettualizzazione, in una prospettiva sincronica, diacronica e multiculturale” (p. 123). Nel percorso formativo questa intersezione è stata esplorata soltanto in parte. In una prospettiva di implementazione del progetto, questo elemento dovrebbe essere assunto come prioritario
– almeno nel breve termine, scarse prospettive di sbocchi professionali nei musei per i mediatori che hanno preso parte al percorso formativo. Al momento, in mancanza di un riconoscimento ufficiale e istituzionale della figura del Mediatore dei patrimoni interculturali, i musei che hanno preso parte al progetto non sembrano particolarmente interessati a coinvolgere i mediatori in ulteriori iniziative culturali. Si segnala, tuttavia, l’eccezione del Museo del Territorio Biellese di Biella, che ha replicato i percorsi narrati in occasione della Settimana della Cultura, e si è dimostrato disponibile a proporre o a collaborare in futuri progetti di mediazione del patrimonio museale.


Recapiti dell’ente capofila
Centro Piemontese Studi Africani
Via Vanchiglia, 4e – 10124 Torino
tel. 011.4365 006 – fax 011.4366 044
segreteria@csapiemonte.it
www.csapiemonte.it


Referente del progetto
Anna Maria Pecci
Responsabile scientifica e coordinatrice
tel. 011.4365 006/4310 548 – fax 011.4366 044
annamaria.pecci@libero.it

Data di pubblicazione della scheda: dicembre 2007 (aggiornata a giugno 2008)

Destinatari

Mediatori linguistico-culturali, educatori museali

Partner

HoldenArt – Formule di narrazione; Mondo Minore onlus; Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino; Museo Civico d’Arte Antica e Palazzo Madama; Museo Etnografico dell’Istituto dei Fratelli della Sacra Famiglia (Chieri); Museo Storico Valdese (Torre Pellice); Museo del Territorio Biellese

Esiti/Prodotti

- prodotti di formazione (nuove conoscenze e competenze acquisite dai mediatori e dagli operatori museali)
- progettazione in mini-equipe e sperimentazione di percorsi narrati dal titolo “Oggetto di incontro” nei musei coinvolti