Premio “Lost in Translation – Arte e Intercultura”

Connecting Cultures | Fondazione Ismu | Milano

2011

Nel febbraio 2010, Connecting Cultures e Fondazione Ismu – Settore Educazione – Patrimonio e Intercultura hanno lanciato il concorso per giovani artisti e istituzioni culturali “Lost in Translation – Arte e Intercultura” (cfr. testo del bando).
L’idea di questo premio nasce dalla convinzione di fondo che il potenziale di una stretta collaborazione tra istituzioni e artisti per sviluppare nuovi punti di vista sulle nozioni di “patrimonio” e “identità”, ricercare e sperimentare inedite modalità comunicative e relazionali mediate dai linguaggi artistici contemporanei, mediare tra memoria culturale e creatività contemporanea, esplorare nuove modalità di dialogo e interazione con le comunità locali, non sia ancora adeguatamente sfruttato. I pur numerosi progetti di artisti, giovani e non, che  negli ultimi anni si sono confrontati sui temi dell’integrazione, dello scambio e dell’osmosi fra le culture sono spesso caratterizzati dall’episodicità, e pertanto da considerarsi “eventi” piuttosto che azioni sistematiche. I promotori del concorso, per contro, sono convinti che il riconoscimento di politiche di empowerment e inclusione culturale quali “prassi ordinaria” da parte di istituzioni radicate nel territorio rappresenti un fattore chiave di sostenibilità, continuità e capillarità degli interventi.
Il concorso si è dunque posto i seguenti obiettivi:
· valorizzare la creatività e il talento di giovani artisti, favorendo la loro collaborazione con le istituzioni culturali (musei, archivi e biblioteche) nella realizzazione di progetti che promuovano il dialogo fra individui portatori di sensibilità culturali differenti in specifici contesti urbani o di comunità
· promuovere l’utilizzazione dei linguaggi artistici e della creatività nella risoluzione di problematiche concrete legate al territorio attraverso la partecipazione di cittadini, comunità ed istituzioni
· stimolare le istituzioni culturali alla promozione e al sostegno di progetti creativi interculturali.
Qui di seguito pubblichiamo una sintetica descrizione del progetto vincitore (cui è stato assegnato un premio in denaro finalizzato alla sua realizzazione, in toto o in parte) e degli altri cinque progetti selezionati.

Progetto vincitore

“OUT OF THE BOX”

Artisti: collettivo IMPOSSIBLE SITES dans la rue (Giuditta Nelli, Tomaso Bozzalla Cassione, Alessandro Ratti)
Istituzione culturale: Associazione Culturale Isole, Misilmeri (Palermo)

Obiettivi
· provocare il paesaggio generando uno scambio tra territori – linguistici, geografici e personali – e utilizzando un nuovo livello d’indagine e lettura delle relazioni che tra questi intercorrono
· sollecitare dialoghi utilizzando strumenti presi a prestito dalle arti visive e tradurre in immagini le tracce delle nuove connessioni generate
· creare un ponte tra il territorio linguistico, culturale e geografico di Piana degli Albanesi e l’intorno siciliano; fornire un ulteriore linguaggio, uno strumento neutrale ma personale, visivo ed empirico, che permetta un diverso dialogo e generi una conversazione altra, trasversale e sovra-territoriale tra le culture, italiana ed albanese, e tra le generazioni, di giovani ed anziani
· coinvolgere attivamente i cittadini presenti sul territorio di Piana degli Albanesi, splendida culla della cultura albanese e al medesimo tempo suo dorato confine e, mettendo l’arte al servizio, creare una rete tra le istituzioni attive sul territorio per una restituzione anche all’esterno della comunità e dell’isola
· creare un paesaggio condiviso: i partecipanti all’azione stenopeica si incontrano non solo sul territorio fisico, ma anche su quello legato all’immaginario ed all’emotivo, raccontando in immagini i propri luoghi della memoria e dell’esperienza e traducendoli con una mappa su pareti
· stimolare i partecipanti ad una consapevole riappropriazione del proprio paesaggio, attraverso un’inedita osservazione, contemplazione e mappatura degli spazi normalmente vissuti
· realizzare un laboratorio urbano dedicato allo spazio pubblico, ai suoi abitanti ed ai suoi luoghi impossibili, per la mappatura di spazi che siano traduzione dell’incontro fra antiche e coeve visioni di distinte, ma vicine culture
· produrre immagini in bianco e nero che si propongano come parole da un diverso dizionario dei luoghi indagati
· fornire un metodo di ricerca, formare all’utilizzo della tecnica stenopeica e donarne gli strumenti didattici per permetterne una riproposizione, in autonomia, da parte delle persone/istituzioni coinvolte
· restituire gli esiti delle letture stenopeiche “Out of the box”:
– manifestare con affissione pubblica in grande formato i luoghi impossibili indagati, sia in Piana degli Albanesi che a Palermo
– esporre le immagini prodotte presso i musei di paese
– dare forma ad un archivio stenopeico presso la biblioteca comunale
– redigere e distribuire su suolo nazionale il dizionario cartaceo – per immagini – dei luoghi impossibili fotografati
– narrare in conferenze il viaggio d’esperienze e di luoghi, in doppia lingua (arbëreshë e italiana), presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo e presso la Galleria S.A.C.S. di Palazzo Riso
– documentare in video l’esperienza e proiettarne i contenuti a livello nazionale ed internazionale
– diffondere la complessa e ricca natura culturale, urbana e paesaggistica del nucleo albanese in Italia.

Destinatari
Il progetto si sviluppa in due fasi: quella dell’approccio al territorio e quella della sua restituzione.
Nella prima fase, si rivolge strettamente a Piana degli Albanesi; coinvolge le sue istituzioni, i suoi abitanti, i ragazzi delle sue scuole, gli anziani e propone di stimolarne la creatività per giungere a un’attiva, personale lettura del paese. Agli urban lab prendono parte 15/20 ragazzi, con 2 insegnanti, e 10/12 anziani.
Protagonisti e autori dei propri sguardi, i partecipanti al laboratorio diventano attivi nell’analisi delle problematiche legate all’abitare, mentre il paese viene sollecitato e invaso dalle azioni stenopeiche, alla ricerca di luoghi impossibili della mente e nello spazio.
Nella seconda fase, il progetto coinvolge l’intero paese, le sue istituzioni museali, l’Accademia di Belle Arti di Palermo e la Galleria S.A.C.S. di Palazzo Riso.

Sintetica descrizione del progetto
“Out of the box” trasforma scatole in macchine fotografiche e fornisce strumenti di osservazione. Utilizza, per l’indagine degli spazi pubblici, la fotografia; sceglie di fornire, attraverso laboratori fotografici, conoscenze tecniche e pratiche sull’uso della macchina analogica, la costruzione e l’utilizzo del foro stenopeico. Allestisce camere oscure nelle case di paese, nelle scuole e negli spazi di coloro che si rendano disponibili ad ospitarle. I partecipanti ai laboratori diventano fotografi e interpreti nell’esplorazione delle proprie realtà impossibili. Scesi in strada, rileggono, attraverso la fotografia, i luoghi della propria città; indagano spazi alla ricerca di Luoghi Impossibili e ne fermano l’istante con il foro stenopeico; mappano il territorio documentando e suggerendo punti di vista che, al rientro in sede, si concretizzano in stampe fotografiche in b/n.
IMPOSSIBLE SITES dans la rue disegna mappe delle relazioni e dei luoghi osservati; le realizza con tecniche sperimentali e innovative; agisce attraverso dinamiche di gruppo che portano alla creazione di un effettivo stato d’incontro e allo sviluppo di una collaboratività attiva da parte di tutti gli attori/autori coinvolti. “Out of the box” restituisce un feedback del percorso svolto attraverso esposizioni, affissioni pubbliche, conferenze e con pubblicazioni.
IMPOSSIBLE SITES dans la rue allestisce esposizioni delle azioni svolte, momento d’incontro ed ufficializzazione del superamento dei luoghi impossibili rilevati nelle azioni stenopeiche: su parete, per le strade di Piana e di Palermo, compaiono gli ingrandimenti delle fotografie stenopeiche realizzate. L’installazione diffusa disvela una lettura del luogo fisico e giunge a rappresentare una planimetria collettiva e personale, la mappa dei territori attraversati.
In parallelo, piccole esposizioni delle fotografie stenopeiche, un video-documentario, un ciclo di incontri-racconti e una pubblicazione comunicheranno l’esperienza all’esterno del territorio arbërësche, ne faranno conoscere la splendida natura e ne tradurranno altrove – nel senso latino del termine – gli spazi indagati.

Luoghi di realizzazione

LABORATORI URBANI
Piana degli Albanesi (Palermo)
Sedi camere oscure:
· Istituto Comprensivo di Piana degli Albanesi “Skanderbeg”
· Centro sociale “23 maggio”
Sedi workshop:
· Istituto “Skanderbeg”, team di allievi;
· Biblioteca Comunale “G. Schirò”, gruppo informale.

SEMINARI, RESTITUZIONI E INCONTRI
· Palermo, Accademia di Belle Arti
· Corso di Storia dell’Arte Contemporanea
· Palermo, Palazzo Riso
· Galleria S.A.C.S.

RESTITUZIONI MAPPATURE STENOPEICHE
Piana degli Albanesi
· spazi aperti pubblici: traduzione in pubblica affissione;
· museo etno-antropologico “N. Barbato”: esposizione.
· Palermo, Accademia di Belle Arti: installazione
· indoor e out-door.

Risultati attesi
IMPOSSIBLE SITES dans la rue realizza un laboratorio fotografico dedicato al paesaggio urbano e ai suoi abitanti, e provoca trasformazioni dello spazio fisico/relazionale/emotivo.
IMPOSSIBLE SITES dans la rue mette in opera una diversa osservazione degli spazi normalmente vissuti, superando confini tra territori urbani ed emotivi e giungendo alla creazione di un immaginario attraversamento di passati e presenti.
Il progetto “Out of the box” diviene ponte tra generazioni e culture, tra gli anziani e i giovani protagonisti dell’esplorazione urbana, tra la comunità albanese e l’intorno. Attraverso l’uso della fotografia stenopeica, si compie in un’indagine al confine tra luoghi della memoria e luoghi dell’attualità, in azioni che diventano scambi dialettici e culturali. Utilizzando alternative forme linguistiche, avvicina le diversità, i linguaggi, le memorie degli abitanti, per una nuova, più profonda consapevolezza della propria identità territoriale e sovraterritoriale.
I laboratori urbani, inoltre, formano alla tecnica stenopeica tutti i partecipanti e, in particolare, alcuni operatori che rimarranno sul territorio di Piana e che potranno proseguire in maniera autonoma il lavoro, impadronendosi degli strumenti artistici e degli scopi di progetto. Inoltre, si prevede la realizzazione di due esposizioni e di un ciclo di incontri di racconto.

Progetti selezionati

“TAKE A WALK WITH ME”

Artista: Gianluca De Serio
Istituzione culturale: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino

Obiettivi
· favorire il dialogo interculturale tra persone con differenti background culturali, producendo esperienze nuove e condivise
· favorire l’accesso ai luoghi della cultura e alle attività culturali
· favorire l’apprendimento linguistico tramite la fruizione mediata del patrimonio
· rafforzare una collaborazione già avviata tra museo e artista, fondata sulla creazione comune e sulla condivisione di valori, metodi e buone pratiche
· sviluppare le capacità di indagine personale, di lettura critica del testo artistico e del dato reale, di riscoperta estetica del territorio urbano di appartenenza

Destinatari
Un gruppo di circa 20/25 giovani migranti che vivono a Torino, studenti dei CTP – Centri Territoriali Permanenti della città.

Sintetica descrizione del progetto
La Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, e in particolare il suo Dipartimento Educativo, hanno in passato già collaborato con Gianluca De Serio in progetti legati al dialogo interculturale: “A Vision of my Own” e “City Telling”. La collaborazione nasce dalla volontà di rendere gli spazi museali un luogo di incontro e di confronto, e il dialogo interculturale parte integrante della progettazione e della ricerca educativa ed espositiva della Fondazione.
L’idea è quella di coinvolgere un gruppo di giovani migranti (14-19 anni) in un processo condiviso di raccolta e rielaborazione delle loro storie personali, legate ai temi dell’identità e del viaggio (con particolare attenzione alla relazione col territorio), e di conseguente trasfigurazione e trasposizione attraverso l’utilizzo del mezzo audiovisivo. Vuole essere anche una riflessione sul film (con approccio documentaristico) come strumento non autoritario ma, al contrario, come possibilità di capovolgere i rapporti di potere tra osservante e osservato, e proporre invece “nuove narrazioni”, frutto di punti di vista inediti nella nostra società. Il risultato dell’azione congiunta di Fondazione, artista e adolescenti sarà un flusso di narrazioni a disposizione del fruitore, che avrà come fine ultimo – forse utopico? – la creazione di una nuova comunità – virtuale, fluida – che rimetta in discussione in modo produttivo l’identità in continua evoluzione della società contemporanea.
I risultati del progetto saranno visibili in Fondazione grazie alla creazione di una postazione: un contributo permanente dell’artista (che ne cura i contenuti e la struttura) e che si integra con le caratteristiche architettoniche dello spazio che lo accoglie.
L’artista curerà la progettazione preliminare, la conduzione degli incontri con il gruppo di giovani (in collaborazione con lo staff del Dipartimento Educativo) e i contributi che saranno visibili nella postazione, mettendo la sua professionalità, poetica, esperienza e sensibilità al servizio del dialogo interculturale, partendo dal patrimonio del museo.
La postazione può funzionare sia come archivio dei progetti passati, che come punto di partenza per quelli futuri; può arricchire la formazione e implementare la conoscenza di addetti ai lavori, ricercatori, studenti, insegnanti, visitatori e mediatori culturali.
La mostra di riferimento sarà “Un’Espressione Geografica”, a cura di Francesco Bonami e Stefano Collicelli Cagol (Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, febbraio – agosto 2011).

Luoghi di realizzazione
· la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (spazio espositivo, aula didattica, esterno)
· la città di Torino, intesa come insieme di luoghi significativi e/o simbolici, sia per la storia della città stessa, che per le storie e i racconti dei partecipanti al progetto. (es: Spazio Scuole OGR, altri musei della città, installazioni di arte contemporanea sul passante ferroviario nel quartiere Borgo San Paolo, ecc.)
· lo studio dell’artista per quanto riguarda la selezione e il montaggio del materiale

Risultati attesi
· lo sviluppo e il rafforzamento di legami tra l’istituzione e l’artista, fondati sulla condivisione di valori, metodi e buone pratiche
· la frequentazione delle istituzioni culturali presenti sul territorio da parte dei giovani e delle comunità coinvolte nel progetto
· la cooperazione tra i giovani partecipanti con la maturazione di legami interpersonali e interculturali tra pari e intergenerazionali
· la conoscenza del territorio tramite lo sviluppo di un metodo conoscitivo personale


“GRUNT – GENOVESI CHE MUGUGNANO”

Artisti: Collettivo Mumei (Elisabetta Granara, Davide Pastorello)
Istituzione culturale: Comune di Genova – Area Cultura e Innovazione (Biblioteche “Berio” e “De Amicis”)

Obiettivi
· avvicinare i nuovi cittadini alle principali istituzioni culturali della città, quali biblioteche e musei
· fornire spazi sociali per il dialogo, l’incontro tra portatori di culture (e dunque di punti di vista) diversi, garantendo la prosecuzione del Gruppo di lettura e conversazione attualmente in corso alla biblioteca “Berio”
· creare occasioni di confronto e documentare il processo di comprensione dell’altro
· rivelare pregiudizi e incomprensioni, e favorirne la risoluzione attraverso l’incontro, la riflessione comune
· favorire l’inclusione culturale e dare visibilità e voce alle esperienze e ai punti di vista dei nuovi cittadini
· generare “nuove relazioni e consapevolezza” (dal bando)
· osservare processi di “scambio e osmosi fra culture” (dal bando)
· realizzare un documentario che illustri un’attività istituzionale, dia voce ai partecipanti e descriva un tentativo di interpretazione culturale evidenziando sia aspetti critici che divertenti.

Destinatari
Partecipanti al Gruppo di lettura e conversazione in italiano della Biblioteca Civica “Berio”, utenti delle biblioteche centrali (“Berio” e “De Amicis”), cittadini di Genova, stranieri e non.

Sintetica descrizione del progetto
La nostra proposta è legata all’esperienza del Gruppo di lettura e conversazione in italiano L2 attivo da dicembre 2009 presso le biblioteche centrali “Berio” e “De Amicis” e nato nell’ambito di un progetto di Servizio Civile Nazionale del Comune di Genova chiamato: “Culture in valigia: percorsi di integrazione culturale tra musei e biblioteche”. Negli incontri di conversazione il gruppo si è potuto confrontare con testi che descrivono la città negli aspetti più classici – storia, arte, architettura – e in quelli più quotidiani, come le abitudini dei genovesi e i luoghi comuni che da sempre li caratterizzano. È stato molto interessante notare che quasi tutti i partecipanti avevano avuto esperienza di una caratteristica tipica del genovese, il “mugugno” (la tendenza a lamentarsi e protestare continuamente), termine che, col tempo e con l’uso, ha acquistato un senso difficilmente traducibile.
Durante le conversazioni i partecipanti hanno raccontato episodi, spesso divertenti, di cui sono stati testimoni sul tema del “mugugno” e uno di loro ha composto una canzone dal titolo “Genovese” che riflette e scherza su questo stesso tema.
Il nostro progetto intende valorizzare l’esperienza del Gruppo di lettura e conversazione attraverso la realizzazione di un documentario che si articolerà in tre parti: la prima presenterà il Gruppo e le attività che svolge, nella seconda parte verranno documentate le discussioni sul “mugugno”, che nella terza verranno drammatizzate e filmate per essere inserite in un videoclip della canzone “Genovese”.
I partecipanti al gruppo saranno così protagonisti attivi nel racconto della loro personale “traduzione” della città e dei suoi abitanti. Questo esempio di interpretazione dei genovesi da parte dei nuovi cittadini che ne descrivono il comportamento, raccontando episodi, e a volte stereotipandoli rispecchia in pieno l’idea chiave del bando, ossia “il problema della traduzione culturale […] per conservare – nel processo di comprensione dell’altro – quegli elementi enigmatici che la traduzione non potrà mai rendere”.

Luoghi di realizzazione
Biblioteca Civica “Berio”, città di Genova

Risultati attesi
· il documentario rappresenterà la concretizzazione di un percorso di inclusione promosso dalla biblioteca e testimonierà dell’impegno di riflessione e interpretazione culturale da parte di un gruppo di nuovi cittadini
· condizione imprescindibile per la riuscita del progetto è che si presenti una situazione di parità e collaborazione tra i partecipanti al gruppo di conversazione e gli ideatori del progetto; questa produzione artistica sarà il frutto del lavoro e delle riflessioni di ognuno e valorizzerà il contributo di ogni componente
· ci si augura che un tale risultato possa incoraggiare vecchi e nuovi partecipanti al Gruppo di lettura e conversazione a proseguire l’attività insieme al personale della biblioteca
· trattandosi di un video di breve durata che rappresenta un’esperienza significativa in direzione dell’inclusione sociale e culturale dei nuovi cittadini, il risultato finale potrebbe essere utilizzato dal Comune di Genova per la promozione della città in un’ottica multiculturale, anche secondo il piano di diffusione e promozione illustrato nel progetto stesso.

“GARITTA! KARAVLA! #2”

Artista: Giulio Squillacciotti
Istituzione culturale: Associazione Sintetico, Milano

Obiettivi
· indagare il tema del confine geopolitico attraverso pratiche artistiche volte alla partecipazione e al coinvolgimento di studenti italiani e sloveni che vivono nei pressi dell’Altopiano Carsico
· valorizzare la creatività giovanile e la coscienza interculturale dei luoghi presi in esame
· ridare vita a luoghi storici lasciati inutilizzati attraverso una modalità di progettazione culturale partecipata
· indurre una riflessione e un confronto sulla traduzione del concetto confine sconfinamento da momento di definizione precisa di due mondi diversi, a occasione per una presa di coscienza di una realtà multietnica presente, ma non sempre condivisa e conosciuta, allo scopo di agevolare il dialogo interculturale
· recuperare una memoria storica attraverso testimonianze private e personali sulla vita del confine
· creare una rete di artisti, docenti, professionisti di differenti discipline allo scopo di aprire un dibattito alternativo su temi quali: tradizioni in luoghi di confine, intercultura, traduzione, linguaggio
· proporre un particolare format di lavoro processuale e contestualizzato, il workshop, che possa essere ripetuto attraverso itinerari sempre nuovi lungo tutto il confine italo-sloveno.

Destinatari
“Garitta! Karavla! #2” è un workshop che si rivolge a giovani studenti italo-sloveni, che sono diretti destinatari del progetto e parte attiva dello stesso.
In una seconda fase i risultati del lavoro svolto verranno presentati in un open day della Garitta a un pubblico più ampio, che sarà invitato a esperire fisicamente le garitte, seguendo il filo delle interpretazioni artistico-culturali elaborate dai ragazzi e dall’artista invitato a coordinare il workshop.

Sintetica descrizione del progetto
“Garitta! Karavla! #2” è il titolo bilingue di un progetto che vuole riflettere attraverso l’arte sul termine confine inteso nella sua accezione storico-geopolitica-culturale; il territorio preso in esame è il confine tra Italia e Slovenia, caduto il 21 dicembre 2007, in particolare sull’Altopiano Carsico.
Il progetto ha preso vita nell’ottobre del 2007 dalla scoperta lungo l’altopiano di alcune garitte, piccole costruzioni abbandonate che segnavano i confini agricoli, luoghi di controllo per la polizia di frontiera che pattugliava la zona. Dalla prima indagine svolta è nato il documentario “Garitta!Karavla!” realizzato grazie agli interventi di alcuni professori dell’Università di Trieste, tra cui Raul Pupo, uno dei massimi conoscitori dell’Esodo istriano e della questione triestina.
Dopo tre anni dalla caduta del confine, Sintetico intende portare avanti la ricerca avviata nel 2007 sul confine italo-sloveno. Oggi i confini internazionali sono stati fisicamente abbattuti, non ci sono più caserme, guardiole o sbarre a delimitare l’Italia dalla Slovenia, le uniche tracce rimaste sono appunto le garitte.
Sintetico realizzerà un workshop site-specific di una settimana per tentare di preservare la memoria di questi luoghi storici e la sua forte natura interculturale. Il giovane artista invitato è Giulio Squillacciotti, che incentra la sua ricerca artistica sul tema della memoria in tutte le sue accezioni.
Il laboratorio coinvolgerà alcuni studenti dei licei italiani e sloveni situati nei pressi del confine. L’artista lavorerà per tre giorni con i partecipanti per la realizzazione di un lavoro artistico collettivo di recupero e riflessione sulla situazione geopolitica del territorio. Inoltre sono previsti visiting professor del Professor Raul Pupo e dell’artista messicano Gastòn Ramìrez Feltrìn, che porterà la sua testimonianza di un’altra realtà di frontiera (USA-Messico=. I risultati delle ricerche artistiche saranno esposti in una mostra finale all’interno della Garitta.

Luoghi di realizzazione
Il progetto verrà realizzato sull’Altopiano Carsico, lungo quello che una volta era il confine italo-sloveno.
In particolare le attività del workshop si terranno all’interno di una delle molte garitte presenti sul territorio, quella sul Monte Cocusso. Questi confini terrestri secondari sono stati selezionati in quanto meno noti e, per questo, più ricchi di suggestioni rispetto al ben più identificabile confine internazionale.

Risultati attesi
· creare un luogo fisico per la ricerca artistica sul confine italo-sloveno, restituendo una nuova identità alla Garitta: da luogo di controllo di confine a spazio di relazioni artistiche e interculturali, che abbia come principali destinatari le giovani generazioni di creativi
· stimolare la capacità di progettazione attraverso azioni coordinate che evidenzino gli aspetti curatoriali, artistici, relazionali
· sviluppo, all’interno della Garitta, di processi che incidano sul territorio e sulla comunità attraverso interventi di natura partecipativa che coinvolgano la cittadinanza e facciano emergere le istanze del territorio, generando senso di appartenenza al luogo
· una nuova lettura del termine confine che possa aprire un dialogo trans-frontaliero tra due differenti culture, attraverso i linguaggi artistici
· monitorare il progetto esplorandone l’impatto a livello di: identità civica e capitale sociale, coesione sociale, senso del luogo.
I risultati saranno valutati da una struttura di controllo interno coordinata da Sintetico, rivolta a esplorare l’impatto a livello di identità territoriale-culturale e di verifica del capitale sociale attraverso la partecipazione, alla luce dei processi di rigenerazione e dei mutamenti storico-geografico-politici.

“AltriNoi, PROGETTO PER UNA VIDEOINSTALLAZIONE SUL TEMA DELLE MIGRAZIONI UMANE”

Artista: Francesco Federici
Istituzione culturale: Fondazione Paolo Cresci per la storia dell’emigrazione italiana, Lucca

Obiettivi
Il progetto intende sviluppare una videoinstallazione interattiva capace di coinvolgere lo spettatore in modo tale da portarlo a una riflessione sul fenomeno delle migrazioni umane.

Destinatari
Dato il carattere interattivo e divulgativo del lavoro, l’opera è destinata ad ogni fascia d’età, ma in particolare vuole avere come target di riferimento cittadini italiani della zona di Lucca e della Toscana.

Sintetica descrizione del progetto
L’idea alla base di “AltriNoi” è stata quella di creare un forte coinvolgimento dello spettatore verso Il migrante attraverso l’uso della tecnica del morphing. La videoinstallazione comprende un percorso che inizia nel momento in cui lo spettatore raggiunge una postazione dove, tramite la webcam di un computer, gli viene scattata una foto. Mentre continua il suo cammino che lo porta nell’ambiente principale, la sua fotografia viene elaborata. In questa stanza può vedere tre proiezioni: quelle laterali (le prime due), a proiezioni alterne e riproposte continuamente, avranno come tema l’emigrazione italiana all’estero e l’immigrazione nel nostro Paese; quella centrale comprenderà un veloce ciclo di morphing, proposto in loop, dove volti di migranti del passato diventano le facce degli immigrati di oggi e si confondono con primi piani di cittadini italiani. A un certo punto, la foto dello spettatore entra nel ciclo di morphing, associando le facce dei migranti con la sua.

Luoghi di realizzazione
Uno spazio sufficientemente grande della Fondazione Paolo Cresci o del Museo Paolo Cresci in primo luogo.
In seguito la videoinstallazione sarà proposta a Festival (il Festival Liberarti di Montaione, Firenze, si è detto disponibile a ospitare la videoinstallazione; il Look At Festival di Lucca) e a manifestazioni artistiche.

Risultati attesi
Un lavoro di questo genere, che punta sull’interattività e sul confronto sociale, intende porre lo spettatore di fronte a un problema e lo invita a una riflessione sul confronto fra l’emigrazione italiana del passato e l’immigrazione attuale nel nostro Paese.
Come ogni opera d’arte sociale, l’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione, in particolare quella lucchese e toscana, che sono state uno dei più grandi centri d’emigrazione e ora lo sono di immigrazione.
Con la formula interattiva si vuole provocare lo spettatore e causargli un piccolo shock, obiettivo finale del lavoro, inteso non come puro piacere artistico ma come forma massima di coinvolgimento in un tema sociale.

“TRAME”

Artista: Rita Correddu
Istituzione culturale: Museo del Patrimonio Industriale di Bologna

Obiettivi
· comprendere e inglobare all’interno del Museo del Patrimonio Industriale di Bologna – un’istituzione fortemente radicata nel territorio che conserva la storia del lavoro, della ricerca tecnologica e dell’innovazione – la realtà contemporanea del Patrimonio Umano delle Differenti Culture che vivono innestate negli ingranaggi diffusi nella quotidianità del mondo del lavoro, oggi, nella città
· aggiungere ai contenuti del Museo del Patrimonio Industriale il contributo di una lettura differente di ciò che conserva, una lettura che sia frutto di uno scambio e di un confronto diretto, di un’interazione con le identità appartenenti alle differenti realtà culturali della città
· generare nuove relazioni attraverso un lavoro di collaborazione che possa alimentare la consapevolezza del prezioso valore dell’integrazione, nell’osmosi tra differenti culture, in un rapporto di conoscenza reciproca.

Destinatari
Il progetto intende coinvolgere direttamente gli abitanti della città di Bologna, appartenenti a differenti fasce di età e provenienze culturali, nella collaborazione con l’istituzione museale e nella realizzazione pratica del progetto.

Sintetica descrizione del progetto
Questo progetto nasce dalla volontà di sostituire al concetto di “traduzione” quello di “comprensione”, in un’accezione anche pratica del termine.
Intende partire dal coinvolgimento diretto di una realtà istituzionale profondamente radicata nell’identità della città, quale il Museo del Patrimonio Industriale, per renderla luogo di incontro e confronto. Affinché l’atto di comprensione diventi un atto concreto, il progetto svilupperà una ricerca, finalizzata al coinvolgimento diretto di un congruo numero di persone, rappresentanti delle diverse culture che abitano Bologna, in un lavoro di rilettura della collezione del Museo del Patrimonio Industriale.
Le persone coinvolte saranno invitate a dare una loro descrizione dei macchinari che il museo conserva. Sarà una raccolta di informazioni pratiche, storiche, ma anche personali e intime con l’obiettivo di unire alla storia tecnica storie di vita. Il percorso dentro il museo potrà diventare un viaggio dentro altri luoghi e di fatto un viaggio dentro la realtà multiculturale della città.
Con questo materiale saranno create delle “schede esplicative alternative”. Sarà un intervento non invasivo, un’installazione permanente diffusa dentro il museo: accompagneranno quelle già esistenti per ognuno dei macchinari esposti, che attraverso questo dialogo potranno acquistare nuova vita.
Il processo di comprensione sarà completato dalla creazione di un oggetto comune simbolico: una tenda di seta ricamata. L’antica storia del patrimonio industriale di Bologna è infatti segnata dalla produzione della seta, lavoro ormai estinto, musealizzato, ma che permane nell’identità della città, nella sua toponomastica, nella sua stessa struttura urbanistica.
Tutte le persone che avranno contribuito alla realizzazione delle nuove schede per la lettura del museo, saranno invitate a indicare una parola per loro preziosa. Le parole saranno tradotte solo formalmente in ricami e comprese così nelle trame della seta.
La tenda sarà montata come installazione permanente su una delle finestre del museo, visibile e fruibile anche dall’esterno.
Saranno realizzate poi delle altre copie per essere donate alle persone che hanno preso parte al progetto e per essere installate in altri edifici della città: l’intero lavoro potrà così vivere anche in una concreta dimensione diffusa.

Luoghi di realizzazione
Il Museo del Patrimonio Industriale, la città di Bologna.

Risultati attesi
· sperimentando la pratica della comprensione sicuramente si potrà generare una possibilità di accrescimento culturale sia per il Museo del Patrimonio Industriale sia per le persone che entreranno a contatto con la stessa realtà
· la realtà museale entrerà in diretto contatto con la realtà contemporanea e i macchinari antichi potranno acquistare nuova vita nel dialogo con altre culture e con la pratica dell’arte contemporanea.
· le tende potranno diventare decoro urbano, connettendo la sfera privata con quella pubblica in un lavoro che intende comunicare una differente possibilità di visione e di lettura, sostituendo la necessità di tradurre con la pratica del comprendere.

Recapiti degli enti promotori del Premio “Lost in Translation. Arte e Intercultura”
– Connecting Cultures

via Novi, 2 – 20144 Milano

tel. 02.36755362

http://www.connectingcultures.it/

info@connectingcultures.info
– Fondazione Ismu, Settore Educazione, programma “Patrimonio e Intercultura”
via Copernico, 1 – 20125 Milano
www.ismu.org

Referenti del progetto
– Anna Detheridge, Direttore Connecting Cultures

a.detheridge@connectingcultures.info


– Simona Bodo e Silvia Mascheroni, responsabili del programma “Patrimonio e Intercultura”
patrimonio@ismu.org

 

Data di pubblicazione della scheda: marzo 2011

Destinatari

Giovani artisti in collaborazione con istituzioni culturali (musei, biblioteche, archivi)

Partner

PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali

Esiti/Prodotti

Proposte progettuali finalizzate a: promuovere il dialogo fra individui portatori di sensibilità culturali differenti in specifici contesti urbani o di comunità; valorizzare la creatività e il talento di giovani artisti, in collaborazione con le istituzioni culturali; stimolare le istituzioni alla realizzazione di progetti creativi interculturali