Approdi. Musei delle migrazioni in Europa

A. C. Cimoli | 2018

Il volume raccoglie una pluralità di voci che si interrogano su come rappresentare le migrazioni (di singoli, popoli, oggetti, informazioni) nei musei, che siano quelli di antropologia, di etnografia, di arte, di storia, o i più recenti musei delle migrazioni.
Il raggio geografico e culturale in cui si muove la ricerca è l’Europa, qui considerata come un territorio attraversato da tensioni, slabbrato, tutto fuorché omogeneo: un mito in crisi, forse, come l’e pluribus unum che sta alla base della costruzione identitaria statunitense. Eppure, anche un continente che –  teatro di emigrazione prima e di immigrazione poi – ha vissuto una vicenda comune, se non unificante.
«Si possono raccontare le migrazioni senza valigie? Si può prescindere da quella che diventa, a volte, suo malgrado, un’estetica del dramma? Più che di risposte gli scritti qui raccolti danno conto […] dell’interrogativo. È un campo aperto a ogni riflessione». Così scrive Claudio Rosati nell’introduzione al volume. E aggiunge: «I casi rappresentati disegnano un museo composito che si ritrova però nella condivisione dell’assunto della migrazione come “leva fondamentale dell’umanità fin dalle sue origini”. L’uomo, sembrano dire i musei, è un essere confinario che non ha confini. Nella prassi, questo è un museo che risente di sensibilità e climi politici diversi, ma anche di tradizioni museografiche diverse. Volendo tracciare un idealtipo, in un assemblaggio di qualità – ma la scelta è soggettiva – è un museo che evita la deriva tecnologica, che non si affida solo all’immersione e all’emozione; è inquieto, precario nell’ordinamento e agile, fa ricerca, dà conto della complessità delle biografie, con il pubblico al centro della sua azione. È gratuito. Ma non è una marcia trionfale. L’autrice ci segnala puntualmente inciampi, ambiguità e le inevitabili tossine del post-colonialismo».
Dopo l’introduzione di Rosati e un saggio dell’autrice, che ripercorre la storia dei musei delle migrazioni con uno sguardo anche a quelli extra-europei e con un’attenzione verso esperienze museali sperimentali, che riguardano il più vasto campo della “diversità culturale”, la sezione Pratiche raccoglie sette casi di studio (quelli di Sant’Adrià, Genova, Bremerhaven, Gdynia, Parigi, Farum e Anversa), descritti dapprima nel loro profilo museologico e museografico dalla stessa Anna Chiara Cimoli, per poi lasciare la parola ad altrettanti operatori “interni”, che raccontano quasi in presa diretta il farsi dei rispettivi musei: i dubbi e le tensioni, la missione e i metodi di lavoro, il rapporto con il territorio e l’impatto. Ecco dunque gli sguardi di Imma Boj, Cathrine Kyø Hermansen, Christoph Bongert, Giovanna Rocchi, Emilie Gandon, Bram Beelaert, Joanna Gojżewska, Agnieszka Kaim, Anna Posłuszna e Ludwika Radacka.
Segue la sezione Letture, in cui, oltre a un testo dell’autrice dedicato alle retoriche della rappresentazione, sono proposte le traduzioni di un saggio di Claire Sutherland e uno degli studiosi tedeschi Wolfram Kaiser, Stefan Krakenhagen e Kerstin Poehls.
Infine, nella sezione Voci, trovano spazio interventi di professionisti e artisti che a vario titolo si occupano della rappresentazione delle migrazioni. Questa sezione nasce dai molti incontri spesso dettati da serendipità avvenuti durante la ricerca, ma anche dalla necessità metodologica di moltiplicare gli approcci e i punti di vista, in una dinamica di ascolto reciproco e di rifrazione, nella consapevolezza della complessità di un tema che nessuna disciplina da sola può esaurire. Ecco allora i testi della museologa Paola Boccalatte, di Maria Vlachou (che cura con Anna Chiara Cimoli il blog “Museums and Migration”), dell’antropologo Marc-Olivier Gonseth, curatore del MEN di Neuchâtel, delle artiste Kolar Aparna e Beatrice Catanzaro, dello scrittore e registra Davide Enia (autore, fra l’altro, del volume Appunti per un naufragio), dell’antropologa Giulia Grechi, del regista Andrea Segre, dello scrittore Marco Truzzi.
Completano il libro l’elenco dei musei delle migrazioni nel mondo e una bibliografia tematica.

Il libro non si propone come un punto fermo, ma uno snodo dentro a un flusso di ricerche, di cui è debitore e con cui si pone in dialogo.
Vuole essere strumento di riflessione utile sia agli studenti in formazione, sia ai professionisti: non solo quelli museali, ma del mondo della cultura in genere.
Un volume che non cerca l’“oggettività” (impossibile per gli stessi musei, che per definizione non sono mai neutrali), nato tanto dalla ricerca teorica quanto dalla pratica appassionata del museo come luogo di intreccio di storie e di destini.