Una proposta museale recente dedicata agli ambiti della multiculturalità e del dialogo interculturale, rivolta sia al passato che all’attualità, impostata su programmi di ricerca, di acquisizione e di interpretazione partecipati e confluita in percorsi espositivi che rispondono a criteri museologici e museografici appositamente studiati, proviene dalla Cité nationale de l’histoire de l’immigration di Parigi, che ospita un centro di ricerca e formazione, un percorso espositivo permanente e mostre temporanee dedicati alla storia dell’immigrazione in Francia dalla metà dell’Ottocento sino al presente.
L’istituzione ha sede in un palazzo costruito negli anni trenta del Novecento, all’apogeo dell’impero coloniale francese, con la funzione di ospitare esposizioni dedicate ai territori d’oltremare; un edificio che ancora conserva traccia, nelle decorazioni esterne e interne, di questa matrice originaria.
La Cité è stata inaugurata nel 2007 con percorsi espositivi che affrontano il tema dell’immigrazione in Francia secondo un taglio storico, ma rappresentano l’esito dell’incontro tra più sguardi disciplinari: storico, antropologico, sociologico e artistico. L’intento è ripercorrere le vicende nazionali seguendo il filo della storia dell’immigrazione ed evidenziare il ruolo avuto dagli immigrati nello sviluppo economico, nelle trasformazioni sociali e nella vita culturale.
Le collezioni da cui traggono origine le esposizioni hanno provenienze diverse: materiali eredità di musei non più esistenti dedicati a culture “altre” e depositi oppure prestiti di istituzioni e di privati, in maggioranza di tipo iconografico, con prevalenza assoluta di fotografie e di video; raccolte in divenire di elementi materiali e immateriali (oggetti e testimonianze di vissuti) donati da immigrati di oggi e di ieri o dai loro discendenti, relativi ai loro ambienti e alle loro esperienze; opere di artisti contemporanei (tra cui numerose installazioni), sollecitati dal museo a interpretare le sue tematiche di ricerca (immigrazione, radici, frontiere, territorio).
Il percorso espositivo permanente si intitola Repères, ossia “riferimenti/orientamenti”, e si articola in nove sezioni, che corrispondono ai nodi chiave per il tema istituzionale individuati dai curatori e che possono costituire un esempio di linee interpretative della storia dell’immigrazione adottabili in altri contesti territoriali e culturali: Emigrer (provenienze, motivazioni, vissuti e modalità dell’emigrazione dalla partenza alla vita in Francia); Face à l’Etat (la risposta dello Stato nei vari periodi storici all’immigrazione); Terre d’accueil, France hostile (epoca per epoca si alternano e si combinano atteggiamenti di rifiuto e di solidarietà verso gli immigrati, con il ritorno della figura dello straniero inassimilabile); Ici et là-bas (l’immigrato mantiene collegamenti tra i due mondi fra i quali si sente diviso e tali collegamenti sostanziano la vita francese); Lieux de vie (la presenza precaria e poi stabile sul territorio nazionale: luoghi, sistema di vita, organizzazione fra immigrati, appoggi francesi); Au travail (la consistente partecipazione alla costruzione e alla modernizzazione della Francia e le modalità penalizzanti di lavoro come costanti storiche); Enracinements (il lavoro, gli incontri quotidiani, la scuola, la condivisione delle lotte sociali, il matrimonio, il servizio militare come occasioni e strumenti di radicamento); Sportifs (i successi sportivi opportunità di radicamento in Francia e di sradicamento dalla comunità di origine); Diversité (in Francia convivono espressioni culturali diverse e la cultura francese è l’esito, che si rinnova continuamente, di un inevitabile meticciato).
Lungo questi snodi interpretativi, il visitatore è sollecitato a collegare la storia collettiva alle storie individuali, a comprendere le ragioni della partenza e della scelta della Francia come meta, a interrogarsi sulle questioni dell’alloggio e del lavoro e sugli apporti che gli immigrati hanno dato alla cultura francese attraverso la lingua, lo sport, il lavoro, le religioni, l’arte…
Il percorso è scenografico, interattivo, costruito su una successione di esperienze di immersione conoscitiva ed emozionale. Pochi i testi scritti dai curatori, presenti in forma di brevi pannelli, di piccole didascalie e di strutture che offrono ricostruzioni storiche combinando testi e immagini; queste ultime sono completate da video, con audio ascoltabile in cuffia, che propongono esperienze di immigrati per i periodi e i temi della ricostruzione storica.
Nell’allestimento prevalgono le immagini fotografiche e i video, di ieri e di oggi, spesso con un audio di accompagnamento che non offre commenti dei curatori, ma suoni di contesto o racconti di esperienze.
Proprio il vissuto è l’elemento caratterizzante delle raccolte e dell’esposizione. Il museo ha istituito una sezione visitabile dal pubblico, la Galerie des dons, continuamente implementata, dove confluiscono oggetti donati o depositati da coloro che hanno vissuto l’esperienza dell’immigrazione in Francia personalmente o attraverso la propria famiglia. Ogni elemento materiale si accompagna alla registrazione e alla presentazione al pubblico del vissuto umano correlato, che ne diviene la principale componente significante. L’allestimento stesso degli oggetti nella Galerie viene concordato dai professionisti del museo con i donatori. Anche nel percorso permanente compaiono in diverse sezioni vetrine con oggetti personali di immigrati, per i quali viene proposto un audio con la presentazione dell’esperienza umana connessa. Gli oggetti sono sempre esposti con accorgimenti particolari – illuminazione dedicata, ampio spazio attorno, strutture invisibili di sostegno, vetrine con vista a tutto tondo – che richiamano l’attenzione verso di loro e ne accentuano la rilevanza evocativa e affettiva.
Alcuni criteri chiave fondano l’organizzazione della Cité, delle sue attività e dei suoi percorsi espositivi.
La collaborazione attiva di diversi soggetti alla formazione delle collezioni museali, alla loro interpretazione, alla costruzione di conoscenze sul tema istituzionale, alla strutturazione del percorso Repères e della Galerie des dons – immigrati, professionisti museali, artisti, esperti di antropologia, storia e sociologia – si connota come una sinergia di saperi e di esperienze che guida l’attività dell’istituzione su un argomento fluido e complesso come quello dell’immigrazione, e che determina non solo una lettura partecipata delle vicende storiche e dell’attualità e una loro restituzione secondo la medesima modalità, ma anche una partecipazione continuativa della comunità territoriale, nelle sue diverse articolazioni culturali, alla vita quotidiana del museo. In particolare a coloro che sono portatori dell’esperienza della migrazione viene riconosciuto un ruolo non di collaboratori occasionali, bensì di primo piano, alla pari con quello degli esperti di settore. Nel percorso Repères la combinazione di ricostruzioni storiche ad opera dei curatori, di esperienze e memorie individuali di immigrati e di interpretazioni artistiche compone una risonanza di punti di vista sulle tematiche analizzate, che sollecita nel visitatore uno sguardo diversificato e critico sulla storia dell’immigrazione. Viene così garantita la compresenza di tutti i punti di vista coinvolti nelle vicende narrate.
Lo spazio riservato alle esperienze e al loro ricordo apre una finestra sul tema della memoria dell’immigrazione, sui processi della sua formazione e sui loro esiti. Il ricordo dell’esperienza ha valenze individuali per chi ne è stato protagonista, valenze di gruppo per le famiglie e le comunità migranti, entrambi casi in cui si connota come elemento fondante dell’identità personale e condivisa; ma assume anche una valenza collettiva per la comunità nazionale, poiché molti migranti e loro discendenti sono divenuti parte integrante della società francese, e dunque il loro portato mnemonico e identitario è confluito in quello culturale comune.
I curatori dedicano nel percorso permanente soluzioni museologiche e museografiche specifiche al tema del meticciato culturale, rilevando sia la convivenza sul territorio francese di varie culture, sia le loro inevitabili influenze sulla cultura nazionale, entità processuale in divenire che è l’esito di multiple contaminazioni. Un’installazione di oggetti e una serie di video interattivi individuano gli elementi che nella vita quotidiana, nell’arte, nel costume e nel linguaggio segnalano l’osmosi culturale avvenuta e in corso: dalla Gioconda alle borse di Louis Vuitton, dall’attività di danzatori a quella di scrittori, dal gallo simbolo della Francia agli idoli africani usati a scopo decorativo, dal tè al wok, dalla fisarmonica ai contenitori per l’acqua di uso quotidiano.
La Cité pratica una costante connessione delle vicende storiche con l’attualità, una modalità per l’istituzione di rappresentare il contesto in cui agisce e di rispondere alle sue esigenze (impostazione rilevabile dai programmi di ricerca, dalle scelte di acquisizione e di classificazione delle collezioni, dalle linee interpretative adottate, dalle scelte museologiche e museografiche). In modo esplicito e con modalità pedagogica il visitatore viene condotto, in un’area apposita, a percorrere questa connessione, che è essenziale alla comprensione delle attività istituzionali, al personale coinvolgimento nelle tematiche trattate dal museo e all’adesione alla modalità partecipativa adottata per l’analisi e la rappresentazione del passato e dell’attualità: alcune postazioni informatiche gli consentono di entrare nel dibattito in corso sui temi dell’immigrazione e della sua storia attraverso spiegazioni di termini, narrazione di eventi, presentazione di dati.
Sicuramente l’esperienza della Francia sul tema dell’immigrazione risulta distante da quella italiana, poiché si svolge da due secoli e si fonda su legami coloniali stretti ed estesi. Tuttavia essa costituisce un utile argomento di analisi e di riflessione proprio per la sua lunga durata e la sua profonda connessione con la vita della nazione. E l’impostazione adottata dalla Cité rappresenta un esempio di efficace e attivo impegno istituzionale su questo argomento in ambito non solo museale, ma culturale in senso ampio.