“Let me tell you a story”. Progetti di dialogo interculturale alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo

Francesca Togni
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo | Torino
2011

Racconta la tua storia come deve essere raccontata: onestamente e nel miglior modo possibile. Non sono sicuro che ci siano altre regole. Almeno non importanti
(Neil Gaiman)

Non proviamo veramente i sentimenti che diciamo di provare, fino a quando non li raccontiamo – metterli per iscritto equivale a inventarli, a possederli
(Philip Roth)

È iniziata così: tra il 2006 e il 2007, il Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino ha partecipato a una formazione internazionale sul tema del dialogo interculturale nei musei: “Museums Tell Many Stories”.
Nel 2008, un’insegnate del CTP “Drovetti” (i CTP – Centri Territoriali Permanenti sono luoghi di lettura dei bisogni di formazione, sedi di progettazione, concertazione e attivazione di iniziative di istruzione e formazione in età adulta) ci ha contattati per progettare insieme un percorso che favorisse la partecipazione culturale degli studenti di origine immigrata e delle loro famiglie, fornendo ai partecipanti nuovi strumenti per conoscere il territorio in cui vivono. Ancora: la Divisione Educazione al Patrimonio Culturale della Città era interessata a sostenere progetti pilota sul dialogo interculturale nei musei di Torino. In questo modo è nato “A Vision of my own – La mia Visione Privata”
, progetto che ha coinvolto un gruppo di studenti del CTP “Drovetti”, tra i 13 e i 19 anni, in un percorso di indagine sui temi dell’identità, del viaggio, della scoperta del territorio e della riflessione sul presente e sulla storia. A supportare il Dipartimento Educativo della Fondazione e gli insegnanti, il regista Gianluca De Serio e la fotografa Anna Largaiolli.

Come si racconta una storia? Siamo partiti da questa domanda, seduti in cerchio, circondati dai video della mostra “Stop&Go”. Ne abbiamo discusso: forse non è necessario raccontarla dall’inizio alla fine, ma si può espandere un dettaglio, partire da un ricordo, accostare diverse immagini per costruire un pensiero e trasmettere un’emozione.
Riflettendo insieme a partire dai video degli artisti contemporanei esposti in mostra – che, come gli studenti protagonisti del progetto, arrivano da tutto il mondo, parlano lingue diverse, hanno qualcosa da raccontare – sono uscite fuori storie personali, a volte drammatiche: come il viaggio di Vadim dalla Moldavia all’Italia, narrato in prima persona dall’amica egiziana Sara, che alla fine gli chiede: “E tu, Vadim? Da dove vieni? Raccontami il tuo viaggio”, e fa continuare la narrazione come in un loop. Come le gemelle moldave Diana e Daria, che hanno raccontato la malinconia e la violenza del distacco dal loro paese, ispirate dal video di Marine Hugonnier “The Last Tour”, girato sul Monte Cervino. L’immagine che ha dato vita al racconto è stata quella della neve: la neve che erano abituate a guardare cadere nel loro paese in Moldavia, e la neve di Torino, così diversa. In un unico piano-sequenza, sdraiate su un tappeto verde, con finti fiocchi di neve che cadono sui loro visi, parlano in russo, alternandosi, mentre la loro amica Mirela traduce in italiano: “Un’unica idea – la più triste, la più dura – mi fece capire che non era un brutto sogno, ma la realtà, la mia realtà: le strade che ero abituata a percorrere ogni giorno, tutte quelle stelle che adoravo guardare, erano rimaste indietro”.


Un anno dopo, ci siamo ritrovati per un nuovo progetto: “City Telling – Raccontare la Città”
, questa volta nel quadro del progetto europeo “MAP for ID – Museums as Places for Intercultural Dialogue”, e in collaborazione con il dipartimento educativo del MAMbo di Bologna. L’obiettivo del progetto è stato di sviluppare la capacità di indagine personale e di riscoperta estetica del territorio, attraverso esperienze che favoriscano l’apprendimento linguistico, l’appartenenza e la partecipazione attiva alla vita sociale e culturale.

Con “City Telling” il punto di partenza è lo sguardo sulla città: l’idea di costruire una nuova mappa di Torino, un percorso fatto di immagini e punti di vista personali e condivisi. Immaginare una città più viva, riempita di ricordi e di emozioni, pulsante. Modificare i suoi percorsi, decidere di guardarla diversamente, fingere che sia un altro luogo. Siamo andati alla ricerca di spazi: spazi sospesi, geometrici, in trasformazione. Spazi della memoria. Spazi del desiderio. Abbiamo trovato una città fatta di prime volte: la prima volta che ho avuto così freddo. La prima volta che ho visto un palazzo così alto. La prima volta che ho parlato in italiano. La prima volta che ho sentito nostalgia di casa.
Così la città è stata esplorata: attraverso la fotografia e il video, con l’ispirazione e il supporto dell’arte contemporanea: dalla mostra “T2 – 50 Lune di Saturno”, all’installazione “A – Z Living Unit” di Andrea Zittel, passando per i controversi lavori di Adel Abdessemed.
Un pomeriggio di primavera abbiamo preso il tram 16 e abbiamo attraversato Torino: da Borgo San Paolo a San Salvario, dal parco del Valentino a Piazza Vittorio e Porta Palazzo.
Shiva guarda dal finestrino e parla in Farsi. Descrive la sua città natale, Teheran, all’amica Ema: il mercato, le colline, la scuola – come se la stesse vedendo. Come se non fosse Torino, ma Teheran. Non “città”, ma “shahr”.
Vlad racconta: “Vedo mia nonna che abbraccia un uomo e piange: è suo figlio, mio padre, tornato dall’Italia dopo 10 anni. Lui mi chiede sempre: “come stai?”, “cosa fai?” – ma non sa nulla di me”.
Dina legge la lettera che ha scritto a sua sorella: “Oggi è un giorno come un altro, ma in me c’è qualcosa di diverso: ho capito che non dobbiamo concentrarci sul passato, ma vivere il presente giorno per giorno, perché questa è l’unica vita che abbiamo”.

La città in cui viviamo, lo spazio che ci circonda, le strade che percorriamo: ogni elemento contiene allo stesso tempo i ricordi del luogo che abbiamo lasciato e la potenzialità del cambiamento, il futuro che ci aspetta, la vita che vogliamo e possiamo vivere.

Questi progetti sono stati realizzati grazie al sostegno, all’intelligenza e alla sensibilità di persone come Vincenzo Simone, Ornella Costan, Anna Largaiolli, Margherita Sani, Simona Bodo e Gianluca De Serio.

Note e informazioni
I video e le strisce fotografiche dei progetti “A Vision of my Own” e “City Telling” sono visibili nella sezione “Video” di questo sito.
La piattaforma grafica del DVD di “City Telling” è stata progettata in collaborazione con gli studenti del Primo Liceo Artistico di Torino.

Francesca Togni è responsabile del coordinamento dei progetti educativi, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino