Il 23 e il 24 novembre 2017 si è tenuto a Bergamo, presso il Museo Diocesano Adriano Bernareggi, l’undicesimo convegno dell’Associazione Musei Ecclesiastici Italiani (AMEI), incentrato sul tema del ruolo dei musei ecclesiastici per il dialogo interculturale e interreligioso.
La necessità di una riflessione sull’argomento si fonda sulla consapevolezza che i musei devono interrogarsi sulle sfide culturali del nostro tempo, e che il mutamento della società in senso multiculturale non può non interessare chi, come i musei ecclesiastici, conserva e rende fruibile a tutti un patrimonio culturale ricco di significati di non immediata interpretabilità.
Gli atti ripercorrono le riflessioni presentate al convegno, che hanno un respiro locale e internazionale, secolarizzato e religioso, di riflessione teoretica e di declinazione progettuale, a dare un panorama di spunti da declinare nella specifica realtà dei musei ecclesiastici italiani.
Il testo si apre con le introduzioni di Domenica Primerano, presidente di AMEI, e di Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione Adriano Bernareggi, che contestualizzano i lavori del convegno nell’ambito degli obiettivi AMEI e di quello più ampio del confronto dei musei ecclesiastici con le sfide della contemporaneità.
I lavori sono quindi introdotti dal filosofo Silvano Petrosino, che ha offerto spunti di carattere generale per definire l’ambito della riflessione.
Seguono contributi sviluppati attorno alcuni temi nodali: il punto sulla ricerca e sulle pratiche museali dedicate al dialogo interculturale è oggetto degli interventi di Simona Bodo e Anna Chiara Cimoli; una panoramica su alcuni casi internazionali significativi quali la Germania, il Regno Unito e la Francia delineata da Alessandra Galizzi Kroeger, Maria Cristina White da Cruz e Rita Capurro; le esperienze italiane che evidenziano i filoni di sperimentazione più innovativi in contesti museali non ecclesiastici sono quindi il tema dei contributi di Silvia Mascheroni, Giovanna Brambilla e Sara Chiesa; approfondimenti su musei, comunità e patrimonio diffuso sono proposti da Gianluca Popolla, Timoty Leonardi e Sara Minelli; infine, Maria Antonietta Bergamasco e Domenica Primerano presentano significative esperienze dei musei ecclesiastici italiani, oltre che spunti di riflessione per attivare nei musei ecclesiastici una progettazione in chiave interculturale.
I diversi interventi evidenziano fondamenti culturali, pratiche allestitive e interpretative, progetti, scenari per delineare contorni e strumenti per un’azione concreta da portare avanti nei musei ecclesiastici.
Nella parte conclusiva, il convegno ha vissuto un momento laboratoriale condotto da Anna Chiara Cimoli e Paola Rampoldi, dedicato al tema dell’interpretazione museale e significativamente intitolato Il cerchio delle interpretazioni. Gli esiti di questa parte dei lavori sono sintetizzati nell’intervento di Anna Chiara Cimoli.
I diversi contributi degli atti evidenziano che il processo di attivazione di pratiche museali in chiave interculturale non è né semplice né risolvibile con azioni superficiali. A questo proposito, è stato ancora utile sottolineare che non è sufficiente presentare ed esporre oggetti di culture altre per assolvere all’esigenza di creare dialogo, e come bene ha sintetizzato Cimoli: «In molte narrazioni museali, la diversità è confinata all’etnicità: una tema così secco e oggettivo assorbe la ricchezza del concetto di diversità, appiattendola. Lo scrive bene Amin Maalouf ne L’identità: che cosa vuol dire essere insieme arabo, libanese, francese, cristiano, melchita, e molte altre cose ancora? A quanti infiniti sottoinsiemi di persone apparteniamo? È quello che lo scrittore chiama “esame di identità”: un esame che i musei potrebbero utilmente aiutarci a svolgere».
Anche in contesti dove l’attenzione al tema ha prodotto approfondimenti e progettualità diffusa, non si smette di lavorare per perfezionare l’efficacia delle azioni museali. Come sottolineato da Alessandra Galizzi Kroeger per il contesto tedesco: «A partire dalla fine del 2005 sono state numerosissime le mostre aventi per tema l’immigrazione […]. Queste mostre hanno avuto un ruolo importante perché rappresentano il primo sforzo ufficiale di presentare gli immigrati in Germania in modo positivo, raccontandone fatiche e conquiste. Senza dubbio, le narrazioni proposte dalle varie esposizioni non sono state esenti da errori, ma da quegli errori la museologia tedesca ha imparato molto». Questo spunto evidenzia come sia necessario che anche i musei ecclesiastici non si lascino intimorire di fronte a possibili esiti progettuali perfettibili, perché, nel processo di progettazione, una valutazione che includa il riconoscimento di problematicità ed errori aiuta certamente la crescita.
Nella parte conclusiva degli atti sono raccolte alcune schede di progetto relative a significative esperienze nel campo dei musei ecclesiastici italiani: Ciak, si gira! Racconta il MAB del museo Bernareggi di Bergamo, Orizzonti. I viaggi dei migranti nel Mediterraneo del Museo Africano di Verona, percorsi didattici di arte ebraica e arte cristiana del Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli, Museo Diocesano social club del Museo Diocesano di Fossano, Ospite d’onore del Museo dei Cappuccini di Milano.
La necessità di una riflessione sull’argomento si fonda sulla consapevolezza che i musei devono interrogarsi sulle sfide culturali del nostro tempo, e che il mutamento della società in senso multiculturale non può non interessare chi, come i musei ecclesiastici, conserva e rende fruibile a tutti un patrimonio culturale ricco di significati di non immediata interpretabilità.
Gli atti ripercorrono le riflessioni presentate al convegno, che hanno un respiro locale e internazionale, secolarizzato e religioso, di riflessione teoretica e di declinazione progettuale, a dare un panorama di spunti da declinare nella specifica realtà dei musei ecclesiastici italiani.
Il testo si apre con le introduzioni di Domenica Primerano, presidente di AMEI, e di Giuliano Zanchi, segretario generale della Fondazione Adriano Bernareggi, che contestualizzano i lavori del convegno nell’ambito degli obiettivi AMEI e di quello più ampio del confronto dei musei ecclesiastici con le sfide della contemporaneità.
I lavori sono quindi introdotti dal filosofo Silvano Petrosino, che ha offerto spunti di carattere generale per definire l’ambito della riflessione.
Seguono contributi sviluppati attorno alcuni temi nodali: il punto sulla ricerca e sulle pratiche museali dedicate al dialogo interculturale è oggetto degli interventi di Simona Bodo e Anna Chiara Cimoli; una panoramica su alcuni casi internazionali significativi quali la Germania, il Regno Unito e la Francia delineata da Alessandra Galizzi Kroeger, Maria Cristina White da Cruz e Rita Capurro; le esperienze italiane che evidenziano i filoni di sperimentazione più innovativi in contesti museali non ecclesiastici sono quindi il tema dei contributi di Silvia Mascheroni, Giovanna Brambilla e Sara Chiesa; approfondimenti su musei, comunità e patrimonio diffuso sono proposti da Gianluca Popolla, Timoty Leonardi e Sara Minelli; infine, Maria Antonietta Bergamasco e Domenica Primerano presentano significative esperienze dei musei ecclesiastici italiani, oltre che spunti di riflessione per attivare nei musei ecclesiastici una progettazione in chiave interculturale.
I diversi interventi evidenziano fondamenti culturali, pratiche allestitive e interpretative, progetti, scenari per delineare contorni e strumenti per un’azione concreta da portare avanti nei musei ecclesiastici.
Nella parte conclusiva, il convegno ha vissuto un momento laboratoriale condotto da Anna Chiara Cimoli e Paola Rampoldi, dedicato al tema dell’interpretazione museale e significativamente intitolato Il cerchio delle interpretazioni. Gli esiti di questa parte dei lavori sono sintetizzati nell’intervento di Anna Chiara Cimoli.
I diversi contributi degli atti evidenziano che il processo di attivazione di pratiche museali in chiave interculturale non è né semplice né risolvibile con azioni superficiali. A questo proposito, è stato ancora utile sottolineare che non è sufficiente presentare ed esporre oggetti di culture altre per assolvere all’esigenza di creare dialogo, e come bene ha sintetizzato Cimoli: «In molte narrazioni museali, la diversità è confinata all’etnicità: una tema così secco e oggettivo assorbe la ricchezza del concetto di diversità, appiattendola. Lo scrive bene Amin Maalouf ne L’identità: che cosa vuol dire essere insieme arabo, libanese, francese, cristiano, melchita, e molte altre cose ancora? A quanti infiniti sottoinsiemi di persone apparteniamo? È quello che lo scrittore chiama “esame di identità”: un esame che i musei potrebbero utilmente aiutarci a svolgere».
Anche in contesti dove l’attenzione al tema ha prodotto approfondimenti e progettualità diffusa, non si smette di lavorare per perfezionare l’efficacia delle azioni museali. Come sottolineato da Alessandra Galizzi Kroeger per il contesto tedesco: «A partire dalla fine del 2005 sono state numerosissime le mostre aventi per tema l’immigrazione […]. Queste mostre hanno avuto un ruolo importante perché rappresentano il primo sforzo ufficiale di presentare gli immigrati in Germania in modo positivo, raccontandone fatiche e conquiste. Senza dubbio, le narrazioni proposte dalle varie esposizioni non sono state esenti da errori, ma da quegli errori la museologia tedesca ha imparato molto». Questo spunto evidenzia come sia necessario che anche i musei ecclesiastici non si lascino intimorire di fronte a possibili esiti progettuali perfettibili, perché, nel processo di progettazione, una valutazione che includa il riconoscimento di problematicità ed errori aiuta certamente la crescita.
Nella parte conclusiva degli atti sono raccolte alcune schede di progetto relative a significative esperienze nel campo dei musei ecclesiastici italiani: Ciak, si gira! Racconta il MAB del museo Bernareggi di Bergamo, Orizzonti. I viaggi dei migranti nel Mediterraneo del Museo Africano di Verona, percorsi didattici di arte ebraica e arte cristiana del Museo del Tesoro del Duomo di Vercelli, Museo Diocesano social club del Museo Diocesano di Fossano, Ospite d’onore del Museo dei Cappuccini di Milano.
Scheda del volume a cura di Rita Capurro
Gli atti sono in vendita in print-on-demand a € 20,00.
La richiesta va inoltrata a comunicazione@fondazionebernareggi.it
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