L’indubbio valore di questa pubblicazione è la tempestività nel documentare ogni snodo del progetto “Museums as Places for Intercultural Dialogue” (MAP for ID), finanziato dal “Lifelong Learning Programme” dell’Unione Europea e coordinato dall’Istituto per i Beni Artistici Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna.
MAP for ID ha coinvolto musei italiani, olandesi, spagnoli e ungheresi, promuovendo una trentina di esperienze pilota assai diverse per i destinatari prescelti e le strategie adottate, ma accomunate dalla medesima finalità: sviluppare le potenzialità dei musei come luoghi di dialogo interculturale, esplorando nuove forme di mediazione inclusiva delle collezioni, e riconoscendo ogni testimonianza del patrimonio quale risorsa per l’educazione in chiave interculturale.
Una finalità sottesa a tutte le fasi di MAP for ID, strettamente correlate tra loro: la ricerca sugli approcci alla promozione del dialogo interculturale e l’individuazione di casi esemplari, lo sviluppo di linee guida per le buone prassi, il sostegno ai trenta progetti pilota realizzati nei paesi partner, e infine la disseminazione dei risultati grazie a conferenze, un sito internet dedicato e la presente pubblicazione.
Una comunità di attori dunque che per due anni (2007-2009) si è confrontata sul tema cruciale di come e quanto i musei possano essere sensibili e attenti ai processi di cambiamento che segnano la vita di ogni comunità, interpreti delle nuove esigenze e delle diverse attese, mettendo in atto processi di partecipazione e di interpretazione dei patrimoni museali.
Nella prima parte, il volume restituisce le riflessioni maturate nel corso di MAP for ID grazie ai saggi di Christina Kreps, Simona Bodo, Elena Delgado, Jagdish S. Gundara, Jo-Anne Sunderland Bowe e Jenny Siung. I contributi di Simona Bodo in particolare, dedicati alle linee guida per i progetti pilota – che hanno consentito a ogni museo di potenziare le proprie competenze interculturali – e a uno sguardo d’insieme sulle esperienze realizzate, permettono di comprendere con chiarezza la specificità delle azioni intraprese.
Nella seconda parte del volume, di particolare efficacia la scelta di documentare i progetti pilota utilizzando una scheda ordinata secondo alcune voci fondamentali: breve introduzione sul contesto istituzionale e le motivazioni del progetto, obiettivi e fasi, destinatari, esiti, prospettive future, nonché i dati informativi sull’istituzione proponente e il referente del progetto. Oltre a descrivere sinteticamente le esperienze realizzate, le schede offrono la possibilità di effettuarne un’analisi comparata, al fine di individuare il carattere dominante dei singoli modelli di pratica, gli elementi comuni e di differenziazione.
Ciò che, per contro, il volume non è in grado di restituire appieno è il sorprendente effetto moltiplicatore di MAP for ID: alle attività inizialmente pianificate se ne sono aggiunte altre, e i progetti pilota da ventiquattro sono diventati trenta, dando vita al loro interno a ulteriori sotto-progetti. Questi inattesi sviluppi, che per un verso testimoniano la vitalità di MAP for ID, hanno per un altro imposto tagli drastici alla pubblicazione; per una panoramica degli effetti generativi di questa esperienza a un anno di distanza dalla realizzazione dei progetti pilota si rimanda alla pubblicazione MAP for ID – Esperienze, sviluppi e riflessioni (a cura di M. Pereira, A. Salvi, M. Sani e L. Villa).
Il volume è disponibile anche in versione inglese: Museums as places for intercultural dialogue: selected practices from Europe.
Recensione a cura di Silvia Mascheroni