Le nuove normative scolastiche sull’intercultura indicano a insegnanti e educatori di costruire, nelle classi plurietniche, un sapere interdisciplinare che aiuti a formare futuri cittadini con riferimenti culturali e identitari locali e globali. Il volume Intercultura interdisciplinare. Costruire inclusione anche con le discipline, a cura di Mariangela Giusti, è uno strumento per mettere in pratica queste idee: suggerisce di muoversi attraverso le discipline, cogliere spunti da vari ambiti di studio, interessarsi alle esistenze dei soggetti, ai luoghi dell’esistere, alla cultura nelle sue forme alte e minute.
Quale ruolo dunque può assumere l’istituzione museale in questo contesto? Nel saggio “Nuovi sguardi in città. Il museo e la sezione d’arte locale, risorse per l’intercultura – Ipotesi di percorso presso le Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna a Busto Arsizio”, di Guendalina Cucuzza, viene messo a tema come le istituzioni culturali e in particolare i musei, con i propri strumenti e specificità possano svolgere funzioni educative integrative e complementari alle istituzioni scolastiche e di supporto alle stesse, proponendo la valorizzazione del patrimonio culturale come risorsa per l’inclusione e per la formazione continua. Nelle attività con gli studenti emerge, infatti, l’esigenza di un lavoro rivolto agli adulti, quali figure educative di riferimento, per fornire loro spunti e strumenti di riflessione utili ad affiancare gli allievi nella formazione e nello sviluppo del pensiero interculturale. Si sottolinea l’importanza del lavoro personale di insegnanti, educatori, genitori, adulti al fine di aumentare la consapevolezza e la conoscenza dei meccanismi che possono instaurarsi in classe e (attraverso la familiarizzazione con essi) avere la possibilità di ipotizzare strategie anche nel lavoro educativo. L’istituzione museo può contribuire alla risposta a questi bisogni, proponendo offerte culturali dedicate a partire dalla specificità delle proprie collezioni. Nell’approfondire questi aspetti, il saggio entra nella dimensione operativa e concreta dei servizi educativi museali, proponendo un’ipotesi di progetto, “Nuovi Sguardi”, presso le Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna a Busto Arsizio. La proposta risponde all’esigenza di formazione del personale educativo e al tempo stesso vede il coinvolgimento di adulti migranti e la valorizzazione della sezione d’arte locale le cui opere mettono a tema storia, tradizioni, paesaggi, immagini del contesto di appartenenza; opere che talvolta si fatica a valorizzare e diffondere adeguatamente per la loro specificità, e che tuttavia proprio in essa vedono la loro risorsa: nella possibilità di risuonare, evocare e raccontare e, a partire da ciò, stimolare al confronto costruttivo con quanto è diverso. Infatti «tutte queste occasioni e luoghi convivono e competono ovviamente con situazioni più note e famose: le città d’arte, i grandi musei, le grandi mostre di richiamo, i grandi monumenti. Ci dovrebbe essere una memoria attiva da parte di coloro che vivono stabilmente da più tempo in una zona in modo che, con sufficiente facilità e convinzione, una parte di questa memoria si possa trasmettere anche a coloro che provengono da altri paesi e si trovano a vivere nel territorio dove quei beni sono nati, si sono sedimentati, sono stati conservati e vivono. Ma i canali della trasmissione della memoria collettiva in grado di coinvolgere le persone immigrate nella conoscenza, nella fruizione e nel rispetto dei beni culturali, negli ultimi anni non sembra siano stati molto usati» (M. Giusti).
A partire da un dialogo e un’integrazione tra museo e territorio, il progetto proposto nel saggio vede protagonisti insegnanti, educatori nativi e adulti migranti che si raccontano, si ascoltano, alla scoperta di diversi sguardi sul loro contesto di vita, attivando la memoria collettiva.
La conoscenza reciproca stimola collegamenti, riflessioni, interpretazioni, e attiva risorse per rispondere ai bisogni. Il percorso mette inoltre in evidenza due importanti risorse: la narrazione autobiografica, che permette al singolo di esprimersi, di riconoscere e farsi riconoscere sensazioni, esperienze ed emozioni; e il lavoro sulla memoria, che permette di partire dall’individualità per creare un contesto comune. Un’affascinante sfida in cui simboli, tradizionali e nuovi, si intrecciano, verso la costruzione di un’identità comune. Una proposta che parte dall’opera d’arte e dalla sua specificità per creare un incontro tra saperi, sguardi tradizionali e nuove esperienze e strumenti per raccontarle.
Guendalina Cucuzza, esperta di educazione al patrimonio culturale e di didattica museale