Visioni al plurale

F. Bellafronte, L. Bordin, E. Perillo, I. Mattozzi, F. Sciarroni | dicembre 2007

Questo numero della rivista pedagogica “L’école valdôtaine” è interamente dedicato all’insegnamento della storia, e accoglie contributi di docenti ricercatori dell’Associazione “Clio ‘92” dedicati al rapporto tra storia e dimensione interculturale: Mentre Dio stava da solo e al buio, di Francesca Bellafronte; Tanti buoni motivi per essere un bambino, di Luisa Bordin; Un mondo di carte, di Franca Sciarroni; Per cominciare a ragionare, di Ernesto Perillo.

Raggruppati nella sezione “Visioni al plurale”, i contributi esplorano la possibilità di un racconto storico che sia la storia di tutti e non solo la nostra. Le esperienze realizzate in classe lo dimostrano: Francesca Bellafronte ha provato a smontare i sistemi di misurazione del tempo, guidando gli alunni alla scoperta della pluralità delle misure del passato. Luisa Bordin ha ricostruito con la sua classe le molteplici dimensioni di cui è fatta la storia e l’identità di ciascuno di noi, mentre Franca Sciarroni ha indagato con i suoi allievi i tanti modi di disegnare e guardare il mondo che abitiamo. Ernesto Perillo ha cominciato a ragionare sui presupposti e sulle caratteristiche di una storia di tutti.
Nella sua riflessione su La storia, tante storie, Ivo Mattozzi ha cercato di mettere a soqquadro questo sapere disciplinare, indicando le caratteristiche che deve avere la nuova storia insegnata, per la quale diventa essenziale il contributo dei musei e di tutto il patrimonio culturale.

Quale che sia il modo di raccontare la storia, essa si combina sempre con la nozione di diversità, e quando il punto di partenza è la micro-storia, cioè la storia locale, questa è concepita come una tappa che porta alla macro-storia, quella che supera i limiti della nazione e si collega alla storia dell’umanità.
Sebbene in numerosi resoconti di pratiche didattiche un ampio spazio sia stato dedicato all’aspetto emotivo per avviare gli allievi al gusto per lo studio della storia e generare in loro il desiderio di comprendere il mondo d’oggi, gli insegnanti sono consapevoli che fare appello a testimoni di eventi del passato comporta un rischio di ambiguità a causa del carattere emotivo e morale delle testimonianze, mentre gli obiettivi del corso di storia sono soprattutto obiettivi di conoscenza.
Dalla scuola materna alla fine della secondaria, il riferimento costante che accompagna gli allievi nella costruzione della loro conoscenza storica è la nozione di tempo: è un concetto che permette di situare i fatti, le persone, gli oggetti, per farli emergere da un passato che appare spesso indefinito nella mente degli allievi.
Nelle pratiche pedagogiche proposte si avverte con forza la necessità di situarsi in un momento e in un contesto precisi, ma anche di andare oltre, in modo da non ridurre il passato alla semplice memoria. Nelle attività che ricorrono a quest’ultima, un’attenzione particolare è dedicata alle contraddizioni della storia, che possono emergere da diverse interpretazioni, letture o altre fonti.
La storia cerca di allontanarsi da una memoria immobile per diventare creatrice di memoria critica e generare una curiosità investigativa più profonda. Gettare un ponte tra il passato e il presente per creare una piattaforma capace di orientare i giovani verso il futuro e renderli coscienti del loro ruolo di cittadini dotati di uno spirito critico è, pertanto, una delle missioni della scuola.


L’école valdôtaine” è la rivista pedagogica dell’amministrazione regionale della Valle di Aosta; pubblicata per la prima volta nel 1949, dal 1998 ospita contributi e articoli per tutti i gradi dell’insegnamento. La rivista propone riflessioni specifiche ed esperienze didattiche, strumenti d’informazione e di formazione destinati a facilitare l’arricchimento reciproco degli attori della scuola.

Recensione a cura di Ernesto Perillo