Antropologia del patrimonio, musei, educazione

Giulia Francesca Sacchi | Corso di Laurea Magistrale in Antropologia Culturale | Università degli Studi di Torino - Dipartimento di Culture, Politica e Società
a.a. 2013-2014

Download della tesi

Il mio lavoro di ricerca si propone di guardare all’educazione al patrimonio in un ambito museale attraverso gli strumenti metodologici e le chiavi di lettura dei fenomeni sociali e culturali offerti dall’antropologia.
Intervistando undici professionisti/esperti (direttori e responsabili dei servizi educativi di musei con collezioni patrimoniali diverse, dirigenti e funzionari pubblici, ricercatori) operanti in cinque città del Nord e Centro Italia (Milano, Torino, Bergamo, Genova, Roma), mi sono proposta di esplorare questioni metodologiche e operative particolarmente rilevanti per chi si interessa di educazione al patrimonio.
La tesi prende le mosse dall’idea che la tutela e la valorizzazione del patrimonio sono intrinsecamente legate alla sua conoscenza, fruizione e risignificazione. Mi sono soffermata sulle diverse nozioni di patrimonio, beni culturali e beni demoetnoantropologici, sottolineando come, nella prospettiva antropologica, i significati di un oggetto patrimoniale siano costantemente rinegoziati all’interno del contesto nel quale viene fruito. Questo concetto è essenziale nelle attuali pratiche educative, fondate su dinamiche processuali e orientate a mettere in relazione individui e gruppi portatori di istanze culturali diverse.
Sono diverse le ragioni per cui l’antropologia rappresenta, a mio modo di vedere, una risorsa preziosa per chi realizza progetti educativi all’interno del museo: perché abitua a stare in un contesto, a dialogare, a considerare punti di vista molteplici; perché analizza come un patrimonio sia riconosciuto tale in base a criteri definiti in un dato orizzonte culturale; perché invita a considerare le culture minoritarie e gli aspetti immateriali del patrimonio; perché sostiene la partecipazione delle comunità autoctone nell’interpretazione del patrimonio alle quali in origine esso apparteneva; perché si confronta con la diversità culturale presente nei pubblici.
Dal materiale raccolto nelle interviste ho avviato una riflessione su alcuni aspetti cruciali per l’educatore, qualunque sia il contesto museale in cui lavora: ad esempio il significato di termini solo apparentemente interscambiabili come “educazione”, “didattica”, “mediazione”; le connessioni tra pratiche museografiche ed educative; l’accessibilità fisica, cognitiva e sociale del museo; la necessità di rispondere alle sollecitazioni provenienti dai cambiamenti sociali in atto nella comunità di riferimento.