Intangible Cultural Heritage in museums of cultures: designing communities participation in museum co-curation process. Design as strategic approach to enhance the intangible heritage

Sara Chiesa | Tesi di dottorato in Design per i Beni Culturali | Politecnico di Milano
a.a. 2015-2016

In Europa il tema del patrimonio culturale immateriale (Intangible Cultural Heritage – ICH), la sua elaborazione formale, la definizione legislativa e la normativa ad esso connessa, così come le modalità di salvaguardia e valorizzazione sono dibattute dal 2003, anno in cui la Conferenza Generale dell’Unesco ha accettato all’unanimità la Convenzione per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.
Sebbene sia disponibile un’estesa bibliografia e molte conferenze internazionali abbiano affrontato l’argomento, il tema del patrimonio intangibile rimane poco sviluppato all’interno delle istituzioni museali. L’aspetto innovativo di questa ricerca non risiede quindi nel soggetto affrontato, ma nell’approccio orientato al design per i beni culturali che permette di unire il tema della valorizzazione dell’ICH con quello della partecipazione museale, in particolare attraverso la collaborazione di individui con un background migrante. Riprendendo ricerche condotte in quest’area di interesse, lo studio si focalizza sull’ambito museografico, avendo come obiettivo principale l’analisi di fenomeni di partecipazione attiva, che prevedono il coinvolgimento delle comunità di migranti nella valorizzazione del patrimonio immateriale.
La ricerca si basa su tre presupposti fondamentali: il concetto di “patrimonio immateriale”, così come definito dalla Convenzione Unesco del 2003; l’aspetto della “co-curatela” o indigenous curation (Kreps, 2003) dei beni immateriali extraeuropei, all’interno di un processo di decolonizzazione che riguarda i musei etnografici; e la sfera del design per i beni culturali nella ridefinizione del processo espositivo dialogico.
Questi presupposti hanno portato alla formulazione delle domande di ricerca relative, da una parte, alla sfera teorica e, dall’altra, all’ambito del design. Le prime pongono la questione delle modalità di coinvolgimento e del ruolo degli attori interessati nel processo di valorizzazione dell’ICH, mentre le seconde hanno come presupposto il considerare la disciplina del design nel suo duplice ruolo nell’ambito della museografia e del sociale, dove il designer agisce come mediatore di conoscenze fra gli attori coinvolti nel processo stesso di valorizzazione e messa in scena del patrimonio immateriale.
La ricerca si sviluppa in tre fasi. Una prima fase di indagine e riflessione sulla letteratura esistente, in cui ci si sofferma sulle differenti concezioni di patrimonio immateriale e sulla legislazione nazionale ed internazionale concernente la sua salvaguardia e valorizzazione; una seconda riflessione pone l’attenzione sui musei etnografici nel loro processo di decolonizzazione (De Palma, 2001), focalizzando l’attenzione sull’apporto che l’ICH ha o ha avuto in questo processo; la terza riflessione teorica si focalizza sulla sfera del design per i beni culturali nella ridefinizione della museografia come strumento di valorizzazione del patrimonio immateriale e nella comprensione del coinvolgimento delle comunità. Partendo dal concetto di indigenous curation teorizzato dalla studiosa canadese Christina Kreps nel 2003, l’intento è stato quello di delineare i differenti livelli e gradi di coinvolgimento nel processo di co-curatela. Attraverso una ricerca qualitativa e mediante l’investigazione di differenti casi studio si è cercato di comprendere come il concetto di indigenous curation, sorto in un contesto extra-europeo dove è consuetudine coinvolgere le comunità nei processi di ridefinizione del patrimonio, possa oggi essere applicato anche nei musei europei.
La parte centrale della tesi prevede un approfondimento e un’analisi di casi studio in cui la collaborazione fra differenti attori quali i professionisti museali, gli individui con un background migrante e la figura del designer, ha portato a una reinterpretazione del patrimonio culturale attraverso la disciplina del design come attivatore di conoscenze e relazioni. L’obiettivo principale di questa ricerca è infatti analizzare tutti i passaggi del processo dialogico di design espositivo e identificare i modelli e le fasi in cui avviene il coinvolgimento attivo dei partecipanti, così da costruire un modello teorico di riferimento: una matrice analitico-interpretativa basata sui modelli di partecipazione e le fasi del processo espositivo. L’obiettivo connesso al precedente è quello di sottolineare l’importanza dei Living Human Treasures, i “detentori” del patrimonio immateriale, in un processo partecipativo, dimostrando come forme di co-curatela rappresentano dei valori aggiunti per le esposizioni museali e per la comprensione del patrimonio da parte dei visitatori.
Nella terza parte della ricerca, la rilettura teorica dei casi studio viene integrata in un’azione sperimentale all’interno del MUDEC (Museo delle Culture di Milano), progettato dall’architetto inglese David Chipperfield e inaugurato a fine ottobre 2015. Il museo, sorto con l’intento di accogliere le collezioni etnografiche civiche, è divenuto anche la casa delle comunità di migranti presenti a Milano, che operano nell’ambito socio-culturale e che dal 2012 si sono costituite nel Forum Città Mondo (più di 400 associazioni ne fanno parte). All’ingresso del museo uno spazio è destinato ad accogliere eventi, mostre, conferenze e altre attività organizzate dalle comunità con la collaborazione del museo. Questa realtà ha fornito un interessante campo di sperimentazione per la ricerca, poiché rappresenta un’istituzione innovativa a livello europeo per sperimentare una museologia basata sul coinvolgimento delle comunità.
Lo scopo principale di questa ricerca è quello di individuare soluzioni efficaci per valorizzare e mettere in mostra l’ICH con la collaborazione dei detentori del patrimonio, proponendo una serie di buone pratiche, da considerarsi come suggerimenti applicabili in futuro in contesti simili e con patrimoni immateriali comparabili. Fondamentale in questo processo è la ridefinizione del ruolo del designer come attivatore dei modelli di partecipazione e mediatore nelle fasi all’interno del processo espositivo, resa possibile attraverso un’investigazione approfondita delle iniziali domande di ricerca.

Riferimenti bibliografici

De Palma, M.C. (2001), “La Nuova frontiera dei musei etnografici”, in Nuova Museologia, N. 3., pp. 10-14.
Kreps, C. (2003), Liberating Culture: Cross-cultural perspectives on museums, curation and heritage preservation, New York: Routledge.