Politiche di riconoscimento nei musei di etnografia e delle culture nel XXI secolo

Camilla Pagani | Tesi di Dottorato in Filosofia | Université Paris-Est-Créteil e Università degli Studi di Milano
a.a. 2013-2014

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Seguendo un approccio genealogico, e alla luce delle teorie sul multiculturalismo, questo lavoro analizza il museo in quanto istituzione pubblica nazionale, fabbrica di identità, strumento dello Stato-nazione e luogo di esercizio delle politiche di riconoscimento.
Oggetto specifico della ricerca è il museo di etnografia e delle culture, che dagli anni ottanta del secolo scorso è stato oggetto di numerose critiche e di una crisi di identità, dovuta alla sua eredità coloniale e alla sua missione anacronistica in un contesto postcoloniale e globalizzato.
In seguito ai movimenti dei popoli indigeni e allo sviluppo di norme internazionali relative alla diversità culturale e alla restituzione dei beni culturali promosse dalle agenzie delle Nazioni Unite quali l’UNESCO e dalle istituzioni europee, i musei di etnografia sono diventati teatri in cui si negoziano e si costruiscono le identità e in cui si mediano le domande di riconoscimento.
Molti musei in Europa hanno così adottato nuove strategie istituzionali per superare il modello “etnografico”: la chiave di lettura offerta da questo studio per interpretare e comprendere tale cambiamento di paradigma è il principio di riconoscimento. Il filo conduttore che ha permesso di studiare e paragonare modelli museali così diversi è il processo di ridefinizione dei musei di etnografia, che ha portato alla modifica dei nomi istituzionali, allo sviluppo di nuovi assetti museografici o alla fondazione di nuovi musei.
I musei sottoposti ad analisi sono stati selezionati secondo quattro principi di riconoscimento che si riferiscono a problematiche diverse.
Il riconoscimento identitario concerne le rivendicazioni dei Nativi Americani nel National Museum of the American Indian della Smithsonian Institution a Washington e New York.
Il riconoscimento estetico concerne il rapporto del museo con l’universalismo delle arti come nel caso del Musée du quai Branly a Parigi.
Il riconoscimento metacoloniale riguarda la reinterpretazione della storia coloniale attraverso il recente progetto di rinnovamento del Musée Royal de l’Afrique Centrale a Tervuren in Belgio.
Infine, il riconoscimento glocale riguarda le problematiche legate alla globalizzazione come nel caso del Världskulturmuseet a Gotëborg in Svezia.
In una prospettiva pluridisciplinare, e attraverso l’analisi dei casi studio, questo lavoro di ricerca intende costruire un ponte tra la filosofia politica e la museologia in merito al tema del riconoscimento e della diversità culturale.