La pubblicazione presenta la genesi, le fasi, gli approdi e le criticità dell’esperienza ormai pluriennale del Premio “Arte, Patrimonio e Diritti Umani” (cfr. edizione 2010 ed edizione 2011), promosso da Connecting Cultures e Fondazione Ismu – Settore Educazione – Patrimonio e Intercultura e oggi giunto alla sua terza edizione.
La prima parte del volume è dedicata alla genesi del Premio, che nasce dal convegno “Lost in Translation” (Triennale di Milano, 23 febbraio 2010), organizzato da Connecting Cultures al fine di esplorare i complessi temi della traduzione e dell’osmosi culturale, della formazione di una vocazione pubblica dell’artista sul fronte del dialogo interculturale, della responsabilità di istituzioni quali i musei nella promozione di una partecipazione culturale attiva dei “nuovi cittadini”. Artisti di fama internazionale quali Maria Thereza Alves, Krzysztof Wodiczko, Adrian Paci, Marjetica Potrč e Luca Vitone sono stati invitati a parlare del proprio lavoro in relazione a questi temi, accompagnati dalle riflessioni di importanti teorici e curatori contemporanei, come Sarat Maharaj, e di rappresentanti di musei italiani da tempo attenti a queste tematiche, quali la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo. Buona parte degli interventi al convegno è pubblicata in questa sezione del volume.
La seconda parte della pubblicazione raccoglie le riflessioni e le testimonianze di operatori ed esperti dedicate a mettere a fuoco i concetti chiave sottesi al Premio: che cosa significa educare al patrimonio in chiave interculturale? Perché e in che modo le istituzioni culturali possono e devono assumere le politiche di inclusione, integrazione, scambio interculturale quali “prassi ordinaria”, continuativa e generativa? Che ruolo hanno figure come l’artista o il mediatore museale nella promozione di nuovi saperi, consapevolezze e relazioni nelle comunità di riferimento, sempre più multiculturali?
La terza parte di “Arte, patrimonio e intercultura” rappresenta la “memoria storica” dei primi anni di vita del Premio.
L’idea del bando è nata da alcuni quesiti di fondo sollevati nel corso del convegno “Lost in Translation”: qual è il contributo delle istituzioni culturali deputate alla tutela e valorizzazione del patrimonio (musei, biblioteche e archivi) alla questione della diversità, e quale il loro effettivo impegno nella promozione di una piena partecipazione dei “nuovi cittadini” alla vita culturale della comunità di cui sono entrati a far parte?
Alla prova dei fatti, la nozione che le politiche culturali debbano giocare un ruolo attivo nella lotta al pregiudizio, all’incomprensione, all’omologazione, è tutt’altro che pacificamente acquisita; ancora oggi i diritti culturali dei cittadini di origine immigrata tendono a essere declassati a questione di marginale importanza, e comunque ritenuti al di fuori della sfera di competenza delle istituzioni culturali mainstream, la cui funzione principale è quella di promuovere l’eccellenza.
E quindi ecco sorgere altri quesiti: come stimolare le istituzioni alla promozione e al sostegno di progetti genuinamente interculturali? Non sono forse gli artisti un possibile, prezioso alleato in questo processo, grazie al contributo che possono offrire allo sviluppo di nuovi punti di vista sulle nozioni di patrimonio e identità, e all’esplorazione di nuove modalità di dialogo e interazione con le comunità locali? Se da un lato molte istituzioni culturali hanno sinora faticato ad andare oltre il semplice modello di sviluppo dell’accesso (“aprendo le porte” ai migranti e offrendo loro l’abc di un patrimonio dato, sino a quel momento a loro precluso), dall’altro gli artisti operano sovente in assenza del sostegno delle istituzioni, e vedono il loro lavoro relegato all’episodicità.
Alla luce di queste riflessioni, il Premio si è proposto (e continua a proporsi) di:
• favorire la collaborazione fra artisti e istituzioni/enti culturali nella realizzazione di progetti che promuovano il dialogo fra individui portatori di sensibilità culturali differenti in specifici contesti urbani o di comunità, generando nuove consapevolezze e relazioni;
• promuovere l’utilizzo dei linguaggi artistici e della creatività nella risoluzione di problematiche concrete legate al territorio grazie alla partecipazione di cittadini, comunità ed istituzioni;
• porre maggiore enfasi sul riconoscimento delle politiche di empowerment e di inclusione culturale quali prassi ordinaria da parte di istituzioni/enti culturali radicati nel territorio quale fattore chiave di sostenibilità, continuità e capillarità degli interventi.
Questa sezione del volume offre non solo un repertorio esaustivo dei progetti selezionati nelle prime due edizioni del concorso, ma anche una serie di riflessioni sui punti di forza e sulle criticità che hanno contraddistinto la progettualità degli artisti e delle istituzioni culturali sinora coinvolte. Un utile strumento per i progetti che in futuro saranno presentati nell’ambito del Premio, affinché siano fondati su una co-progettazione di sostanza e non di facciata, nonché su un’idea di partecipazione dei destinatari che riconosca a questi ultimi un ruolo centrale nei processi di interpretazione del patrimonio, e offra loro una concreta opportunità di auto-rappresentazione, al di là dei confini dell’appartenenza.
Il Premio “Arte, Patrimonio e Diritti Umani” è a cura di Connecting Cultures e Fondazione Ismu – Settore Educazione – Patrimonio e Intercultura
con il sostegno della Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee (PaBAAC) del Ministero per i Beni e le Attività Culturali
e con il patrocinio dell’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), dell’Associazione Nazionale Archivistica Italiana (ANAI) e dell’International Council of Museums – Comitato Nazionale Italiano (ICOM Italia)