“Dalla decolonizzazione al multiculturalismo” e “Afrodiscendenti nella Milano globale”: le sale dedicate alla contemporaneità nella nuova esposizione permanente del Mudec

Mudec - Museo delle Culture | Milano

2021

Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Ancor prima della sua apertura nel 2015, il Mudec si è proposto come un polo in costante dialogo con le comunità internazionali presenti a Milano, capace di intercettare la pluralità delle culture della città e di restituirne la complessità tra ricerca scientifica, testimonianza storica e interpretazione dell’attualità.
Al cuore di questo percorso permanente di ascolto, confronto e scambio vi è il progetto “Milano Città Mondo”, nato nel 2011 su impulso dell’amministrazione comunale, con la partecipazione di numerose associazioni ed esponenti delle comunità diasporiche e il coordinamento dell’Ufficio Reti e Cooperazione Culturale. Nel corso degli anni sono state realizzate progettualità e iniziative rivolte all’intera cittadinanza presso lo “Spazio delle Culture Khaled al-Asaad” (mostre temporanee, conferenze, laboratori e corsi…), con l’intento di raccontare la pluralità e la ricchezza dei mondi di provenienza dei “nuovi milanesi”, ma anche quegli influssi e meticciamenti che trasformano di continuo spazi e vissuti della città.
Il nuovo allestimento “Milano globale. Il mondo visto da qui” fa tesoro di tutte queste esperienze per integrare la riflessione sulla contemporaneità nell’esposizione permanente, inaugurata nel settembre 2021.

Gli operatori – l’equipe di progetto

  • Staff del Mudec: Carolina Orsini, Federica Villa, Studio E&L Value
  • due curatori antropologi: Ivan Bargna e Giovanna Santanera
  • artisti della Sala IV: Alan Maglio, Cristina Donati Meyer
  • artisti della Sala V: Evelyne Sarah Afaawua, Jermay Michael Gabriel Cappellin, Tommy Kuti, Michelle Francine Ngonmo, David Blank & Fluid Studio, Marinela Delli Umuhoza, Christopher Veggetti Kanku, Marzio Emilio Villa.

 

I destinatari
Pubblico adulto, studenti e insegnanti della scuola primaria e secondaria (di primo e secondo grado), famiglie.

 

Gli obiettivi

  • comunicare l’importanza delle attività di ricerca svolte dal Mudec, come centro dedicato allo studio e all’approfondimento delle culture del mondo, attento a rilevare, analizzare e comprendere le trasformazioni della società
  • sensibilizzare la cittadinanza sui temi del multiculturalismo e stimolare progetti di autorappresentazione
  • restituire la varietà delle esperienze degli artisti milanesi afrodiscendenti, che raccolgono la sfida di raccontare disuguaglianze, soprusi, razzismo, ma anche speranza, bellezza e gioia.

 

Da quando, per quanto
Le Sale IV e V saranno visibili per tre anni: settembre 2021/2024. Successivamente, l’idea è quella di proseguire con un nuovo progetto, che metta in luce la realtà di altre comunità cittadine.

 

Come si articola – le fasi di lavoro
Le Sale IV e V (rispettivamente intitolate “Dalla decolonizzazione al multiculturalismo” e “Afrodiscendenti nella Milano globale”) sono il punto di approdo finale – l’affaccio sulla contemporaneità – di un percorso espositivo incentrato sulla Milano globale, che parte dall’epoca della dominazione spagnola nel XVI secolo. La loro ideazione e allestimento si inseriscono nella più ampia azione di rinnovamento dell’esposizione permanente del Museo, che sin dalla sua nascita è stata concepita per durare non più di cinque anni (cfr. qui il primo allestimento delle collezioni, “Oggetti di incontro”, 2015-2020).

La Sala IV, strutturata come una galleria, è dedicata a un’analisi dei flussi migratori che hanno interessato Milano nella seconda metà del XX secolo, passando dal boom economico italiano degli anni cinquanta e sessanta alla trasformazione di Milano in città dei servizi nei decenni successivi. L’allestimento, che si apre con una installazione video composta da interviste a interlocutori appartenenti alle comunità milanesi di origine diasporica, realizzata in seno al progetto “Milano Città Mondo” (cfr. la voce “Da dove ha avuto origine”), prosegue con due installazioni dedicate a una riflessione sulla storia più recente della comunità migrante milanese e a una revisione critica del passato coloniale italiano, fungendo da raccordo tra la Sala III (dedicata allo “Scramble for Africa” e al ruolo dell’Italia in Africa orientale) e la Sala V (dedicata all’oggi).
La prima installazione, Ritratti africani di Alan Maglio, indaga la questione dell’identità culturale e della rappresentazione del sé: prendendo spunto da alcune fotografie scattate in Africa tra fine Ottocento e inizio Novecento, l’artista ribalta la logica sottesa ai ritratti d’epoca coloniale e crea una serie di nuovi ritratti fondati sulla cooperazione tra autore e soggetto, chiamato a reintepretare e riattualizzare le foto storiche, e a riappropriarsi della propria immagine. La seconda installazione, di Cristina Donati Mayer, propone una ulteriore riflessione critica sul passato coloniale dell’Italia attraverso una versione “rivisitata” della statua di Indro Montanelli (l’originale, ubicato nei giardini pubblici nei pressi di Porta Venezia, è stato imbrattato nell’ambito delle proteste legate al movimento Black Lives Matter) con in braccio un fantoccio, simbolo della moglie-bambina avuta in dote dal giornalista durante il periodo trascorso in Etiopia.

La Sala V si articola in una serie di contributi originali e inediti di artisti milanesi afrodiscendenti, che hanno come cifra comune un lavoro di ricerca espressiva sull’esperienza dell’alterità, della migrazione, della diversità e dell’identità. Le opere in mostra spaziano dai video alle creazioni tessili, passando per la pittura e la fotografia. Tra i lavori più significativi, si segnala il grande ritratto intitolato Oggi per domani di Christopher Veggetti Kanku: la tela rappresenta una ragazza di nome Aida, fiera di essere nera, fiera di essere musulmana, e ancor più fiera di essere italiana. Il ritratto, inserito volutamente in una dimensione pop, è stato concepito come un’icona destabilizzate, che stimola lo spettatore a interrogarsi sul significato di “normalità” e sulle attuali dinamiche di cambiamento in seno alla società italiana.

 

Le strategie e gli strumenti
Le due sale, coerentemente con le altre che vanno a comporre il percorso espositivo, hanno visto la luce a seguito di un lungo processo di co-progettazione insieme agli artisti coinvolti. Il processo è iniziato nel 2020, con una serie di workshop che si sono protratti fino al maggio del 2021.
Nell’impianto iniziale del progetto di riallestimento, una parte della Sala V doveva essere dedicata alla etero-rappresentazione del corpo nero nella società italiana (e milanese in particolare), mentre un’altra sezione sarebbe stata dedicata all’autorappresentazione. La sala avrebbe quindi rappresentato una sorta di gioco di specchi, in cui si sarebbe raccontata la contemporaneità attraverso stereotipi relativi anche al passato (ad esempio alcuni manifesti pubblicitari degli anni settanta), ma anche le opere degli artisti milanesi afrodiscendenti. Nel processo di co-progettazione, tuttavia, si è deciso di eliminare quasi totalmente la parte relativa all’etero-rappresentazione, in modo da dare più spazio agli artisti e concentrare l’attenzione del visitatore sull’oggi.
Questa nuova enfasi ha portato a ideare un allestimento che valorizzasse al meglio le modalità espressive di ciascun artista: le opere (quadri, libri, fotografie, videoproiezioni…) sono esposte in spazi dedicati, nicchie/stanze in cui gli artisti descrivono il prima persona il loro lavoro con un linguaggio forte, diretto e “non filtrato”, senza alcuna mediazione da parte del curatore o dello staff del museo.

 

La documentazione
Le Sale IV e V e il loro processo di “costruzione” sono documentati nel catalogo Milano globale. Il mondo visto da qui (edizioni 24Ore Cultura). Esperti di culture, epoche e fenomeni specifici hanno collaborato a questo complesso progetto, presentando i preziosi risultati di anni di ricerche e di studi.

 

Altre risorse consultabili
Le pagine del sito del Mudec e del Comune di Milano dedicate al nuovo allestimento.

 

La presentazione e la pubblicizzazione
La nuova esposizione permanente, “Milano Globale. Il mondo visto da qui”, è stata inaugurata il 16 settembre 2021.

 

I punti di forza e le criticità emerse
Il lavoro di progettazione partecipata ha fatto emegere numerose criticità: dall’assenza di un diversity manager in seno alle istituzioni museali cittadine, all’inadeguatezza del budget e dei tempi di progettazione per un percorso tanto articolato, che vede il coinvolgimento di molti attori, tutti portatori di esigenze diverse, cui lo staff del Museo ha dovuto dare risposte adeguate e articolate.

D’altro canto l’intero processo ha consentito di mettere a punto un embrionale metodo di lavoro, che ha rappresentato una significativa opportunità di crescita per il personale del Mudec e per tutti gli attori coinvolti.

 

Recapiti dell’ente promotore
Mudec – Museo delle Culture
via Tortona, 56 – 20144 Milano
www.mudec.it

 

Referente del progetto
Carolina Orsini
Conservatore delle Raccolte Archeologiche ed Etnografiche
Carolina.Orsini@comune.milano.it

 

 

Data di pubblicazione della scheda: novembre 2021