Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Indagini pluriennali (pubblicate in E. Falchetti, Museologia Scientifica. Memorie, n° 1, 2007; E. Falchetti, Museologia Scientifica. Memorie, n° 6, 2010) sul pubblico del Museo Civico di Zoologia di Roma, composto per lo più dai visitatori abituali dei musei e da studenti/insegnanti, hanno rivelato l’assenza di numerose categorie di cittadini, in particolare anziani, extracomunitari e gran parte degli abitanti delle periferie cittadine. Questionari e interviste rivolte a numerosi rappresentanti delle fasce di popolazione che non frequentano il Museo hanno messo in luce difficoltà a raggiungerne la sede, problemi di risorse economiche e scarsa abitudine alla fruizione culturale, ma anche una sorta di soggezione nei confronti di eventi e luoghi della cultura, e in particolare dei musei scientifici; vi è infatti una convinzione diffusa che siano di difficile comprensione o che siano comunque destinati a categorie più colte ed esperte di cittadini. Negli ultimi anni, questa attività di ricerca ha portato il Museo a promuovere iniziative per l’accessibilità e l’inclusione culturale, anche con sperimentazioni sul campo (es. progetto “Il Museo esce dalle mura e va nei quartieri cittadini”) per coinvolgere e sensibilizzare le varie categorie di “non-visitatori”, in particolare nuovi e/o vecchi cittadini di diverse culture e provenienze. Le due esperienze riportate in questa scheda sono state realizzate separatamente nel corso dell’anno 2011 con giovani extracomunitari rifugiati politici e giovani/adulti di cultura Romanì.
Gli attori coinvolti – la rete di progetto
• Ente promotore: Museo Civico di Zoologia (Roma Capitale)
• Istituzioni partner: per i rifugiati politici: Centri di accoglienza per rifugiati politici “Eirene” e “Baobab” (Roma); per i cittadini Romanì: Centro accoglienza di San Bellarmino (Roma)
Gli operatori – l’equipe di progetto
– Operatori educativi e conservatori del Museo, coadiuvati da giovani laureati tirocinanti:
• Elisabetta Falchetti (Naturalista, Coordinatrice Settore Formazione, Educazione e Ricerca educativa del Museo; Responsabile del progetto)
• Maurizio Morelli (Istruttore servizi sicurezza e controllo beni culturali del Museo; collaboratore per la preparazione del materiale e per tutte le attività)
• Pasquale Gattabria (Tassidermista/preparatore del Museo; collaboratore per le attività laboratoriali)
• Valeria Bodò (Biologa, Educatrice del Museo; collaboratrice per le visite e le attività laboratoriali)
• Angela Pelosi (Biologa, Educatrice del Museo; collaboratrice per le attività laboratoriali)
• Pietro Bonacina (Antropologo, tirocinante; collaboratore per i contatti preliminari e tutte le attività fuori e dentro al Museo)
• Silvia Cocchini (Laureata in Scienze della Comunicazione, tirocinante; collaboratrice per le visite al Museo)
• Elisa Di Carlo (Biologa, tirocinante; collaboratrice per la preparazione del materiale e tutte le attività fuori e dentro al Museo)
• Gloria Guida (Laureata in Scienze dell’Educazione, tirocinante; collaboratrice per la preparazione del materiale e le attività fuori e dentro al Museo)
• Benedetta Martino (Sociologa, tirocinante; collaboratrice per le visite al Museo)
• Nausicaa Ventresco (Sociologa, tirocinante; collaboratrice per la preparazione del materiale e tutte le attività dentro e fuori al Museo).
– Responsabili dei Centri di accoglienza:
• Teresa Ossella (Parrocchia di San Bellarmino, Roma) per i Rom
• Educatori dei Centri di accoglienza per rifugiati politici “Baobab” e “Eirene” di Roma
I destinatari
• minori e adulti rifugiati politici di varie nazionalità e provenienze, con prevalenza di vari Paesi dell’Africa; i primi incontri si sono svolti (più volte) con i minori, poi con minori e adulti insieme
• giovani e adulti Romanì (Rom e Sinti); i primi incontri si sono svolti con gli adulti, poi con adulti e bambini.
Gli obiettivi
– Con riferimento ai destinatari:
• inserimento sociale e culturale di soggetti svantaggiati o esclusi
• facilitazione della partecipazione alla vita e alle risorse della città
• attivazione di nuove relazioni sociali
• sviluppo della sicurezza e dell’autostima
• scambio di diverse conoscenze e tradizioni culturali
• conoscenza di nuove prospettive ricreative e di lavoro.
– A livello istituzionale:
• apertura a tutte le diversità, umane e culturali
• sviluppo di una visione e gestione del Museo come luogo di incontro, conoscenza e armonia sociale
• formazione di operatori in grado di promuovere l’accessibilità totale del Museo.
Da quando, per quanto
• indagini preliminari: dal 2008 al 2010
• fase preliminare di conoscenza e coordinamento con i partner di progetto: inizio 2011
• realizzazione del progetto “sul campo” e negli spazi del Museo (interamente gestita dal Museo di Zoologia): da dicembre 2011 a giugno 2012.
Il progetto continua attualmente con l’elaborazione dei dati e la nuova programmazione, e riprenderà con nuove fasi sul campo a novembre 2012, nell’ambito di un progetto Grundtvig per l’educazione degli adulti finanziato dalla Commissione Europea. “DIAMOND”, questo l’acronimo del progetto, prevede la partecipazione di altri partner: Eccom – European Centre for Cultural Organisation and management (Italia), “Grigore Antipa” National Museum of Natural History (Romania), “Ion Borcea” Natural Sciences Museum Complex (Romania), “Museo de Ciencias Naturales de Valencia” (Spagna) e “Melting-Pro” Laboratorio per la Cultura (Italia).
La formazione
La formazione per i tirocinanti che hanno partecipato al progetto è consistita in una prima fase di accurata conoscenza delle risorse museali (collezioni, esposizioni, libri, immagini, filmati, software ecc.) potenzialmente interessanti in vista di uno scambio culturale; raccolta bibliografica di esperienze interculturali; studio di problematiche di comunicazione e relazione con diversità culturali e linguistiche.
La formazione è stata realizzata a cura del personale del Museo, in particolare da Elisabetta Falchetti (Tutor). Quasi quotidianamente venivano effettuati focus group, ai quali partecipavano anche gli operatori del Museo impegnati nel progetto. Tutti i tirocinanti hanno stilato e aggiornato quotidianamente per l’intera durata del tirocinio (6 mesi) un portfolio in cui registravano eventi, pensieri, riflessioni, cambiamenti, per seguire sia con la Tutor che personalmente il proprio percorso formativo.
La seconda fase della formazione è consistita nella simulazione di visite al Museo (tirocinanti tra loro, Tutor e tirocinanti, tirocinanti e altro personale del Museo, in particolare educatori), per abituare i tirocinanti al dialogo e alle riflessioni che potevano nascere dall’osservazione delle esposizioni; successivamente, la formazione ha previsto la preparazione e lo studio del materiale da utilizzare per gli incontri preliminari fuori dal Museo e per i laboratori all’interno del Museo (animali naturalizzati, ossa, conchiglie, reperti in vetro, modelli, ecc.). Il materiale è stato scelto e preparato da tutta l’equipe, che ha cercato di selezionarlo in base alla sua potenziale capacità di stimolare domande e curiosità, ma anche alla effettiva possibilità di trasportarlo e maneggiarlo (i reperti importanti delle collezioni debbono essere custoditi e protetti; non possono essere utilizzati nell’ambito di attività che prevedono esplorazione e manipolazione). I primi incontri effettuati dai tirocinanti si sono svolti con il tutoraggio degli operatori esperti del Museo.
I tirocinanti che hanno preso parte al progetto hanno ricevuto una certificazione di competenze valida a livello europeo.
Quanto al personale del Museo, tutti i partecipanti hanno vissuto l’esperienza come percorso formativo, partecipando anche alle riunioni di programmazione, ai focus group, alle attività “sul campo”.
Come si articola – le fasi di lavoro
• indagini preliminari
• progettazione interna per l’individuazione dei destinatari, due particolari “comunità” di fatto isolate ed escluse dalla fruizione del Museo
• presa di contatto con i partner potenziali, per sondare la loro disponibilità e valutare insieme lo modalità di realizzazione e di relazione con i destinatari
• reclutamento degli operatori esterni al Museo (laureati tirocinanti, progetto PICA – Percorsi Innovativi di Cittadinanza Attiva), selezionati sulla base di un curriculum e di un colloquio nel corso del quale sono state discusse le loro esperienze pregresse e la disponibilità a impegnarsi in un progetto dedicato a cittadini “problematici”
• auto-formazione di tutta l’equipe di progetto (cfr. voce “La formazione”)
• studio delle condizioni sperimentali, ovvero delle condizioni, delle risorse e dei mezzi necessari per realizzare il progetto, inclusi sopralluoghi nei Centri di accoglienza coinvolti
• preparazione del materiale museale per gli incontri fuori dal Museo (“Museo mobile”) e per i laboratori all’interno del Museo
• incontri fuori e dentro al Museo con i destinatari del progetto.
Gli ambiti – le aree disciplinari
L’area di interesse/scambio/contatto è stata quella scientifica, in particolare Biologia. Sono state costantemente messe a confronto culture e interpretazioni diverse del mondo naturale, e proposte e discusse le differenti visioni della biologia attraverso le collezioni, le attività di ricerca e le esposizioni del Museo.
Le strategie e gli strumenti
– Indagini preliminari:
Sono state condotte dal 2008 al 2010 nell’ambito di una ricerca volta a conoscere il pubblico del Museo di Zoologia e organizzata dal Museo stesso, in collaborazione con il Dipartimento Cultura del Comune di Roma. Stagisti e volontari in Servizio Civile hanno partecipato all’indagine attraverso la somministrazione di questionari ai visitatori e conversazioni/interviste dirette.
– Rapporti con i partner di progetto:
Gli operatori dei due Centri per rifugiati politici “Eirene” e “Baobab” sono stati contattati dal gruppo di lavoro del Museo; nel corso di più incontri sono stati esposti obiettivi e metodologie di lavoro del progetto, e concordate modalità, tempi e luoghi di intervento. Gli operatori dei due Centri, disponibili e collaborativi, hanno lasciato molta libertà di azione e hanno ritenuto opportuno partecipare solo marginalmente agli incontri programmati. La maggior parte degli accordi e i vari appuntamenti, quindi, sono stati presi con i diretti interessati, i partecipanti. In occasione di ogni visita, almeno uno degli operatori del Museo ha accompagnato i gruppi dai rispettivi Centri di residenza al Museo.
Per i cittadini di cultura Romanì sono stati presi contatti preliminarmente con il Gruppo che opera presso la Parrocchia di San Bellarmino di Roma, ed è stato organizzato un primo incontro con i Rom che frequentano il Centro. In quella occasione è stato loro rivolto l’invito a visitare il Museo.
– Rapporti con i destinatari:
La presentazione e la conoscenza reciproca con il gruppo dei rifugiati politici ha avuto luogo fuori dal Museo, presso i due Centri di accoglienza; agli adulti è stato dedicato un incontro, più incontri ai minori. Sia con i minori che con gli adulti l’apertura del dialogo è avvenuta attraverso l’osservazione del materiale naturalistico portato dal Museo e l’esplorazione delle rispettive idee e interpretazioni di questo materiale. Gli incontri si concludevano con un invito a visitare il Museo e a fruire delle sue risorse.
I minori del Centro “Eirene” hanno visitato più volte il Museo in gruppi, inizialmente con i loro accompagnatori, successivamente anche senza di loro. Le prime visite si sono articolate nell’esplorazione delle esposizioni del Museo e successivamente nella partecipazione a laboratori per lo studio e l’interpretazione del materiale da collezione: laboratori di disegno, pittura naturalistica e tassidermia. Discussioni e focus group tra tutti i partecipanti e gli operatori del Museo hanno occupato una parte consistente degli incontri, dopo le attività di osservazione e di laboratorio, attraverso le quali emergevano interessi, curiosità, diverse visioni e saperi. Dopo i primi incontri organizzati anche con i rispettivi responsabili, molti giovani sono tornati autonomamente al Museo conducendo amici o parenti, prendendo direttamente accordi con il personale del Museo. Alcuni di loro erano impegnati in attività di teatro, alle quali hanno invitato anche il personale del Museo. Gli adulti del Centro “Baobab” (comunque giovani) hanno visitato il Museo guidati da alcuni dei minori che più avevano conosciuto e apprezzato le esposizioni; prima della visita, i giovani si sono “esercitati” facendo da guida agli operatori del Museo e ai responsabili del loro Centro. I rapporti sono stati sempre cordiali, fraterni, creativi. La documentazione fotografica testimonia momenti importanti di lavoro comune, ma anche momenti di relax insieme o di pura “amicizia”.
L’incontro con il gruppo di Rom e Sinti si è svolto nella Sala Parrocchiale della Chiesa di San Bellarmino di Roma, dove una volta alla settimana questa comunità si reca per aiuti, consulenze, informazioni ecc. Anche con questo gruppo il dialogo è stato aperto “con” e “sul” materiale naturalistico del Museo e attraverso un laboratorio artistico di disegno e pittura, a cui hanno sorprendentemente partecipato giovani e adulti, mamme con bambini o capifamiglia. Le perplessità iniziali dei destinatari sono state superate velocemente sia per l’attrattiva del materiale da osservare, sia per l’aspetto di “conoscenza reciproca” sotteso all’incontro, a seguito del quale alcuni adulti/genitori hanno visitato in più occasioni il Museo con gruppi di bambini. In un secondo tempo, alcuni componenti dell’equipe del Museo sono tornati nella sede di San Bellarmino per raccogliere commenti e mantenere vivo il rapporto, che tuttavia si è interrotto durante l’estate.
Nel corso di tutti gli incontri, sia con rifugiati politici, sia con i Romanì, si è cercato di individuare conoscenze preesistenti, idee, opinioni e credenze tradizionali su cui attivare il dialogo e il confronto interculturale. La cultura scientifica è stata introdotta, presentata e vissuta come esperienza culturale particolare, da discutere ed esplorare insieme.
La produzione
Molti partecipanti al progetto hanno prodotto disegni o lavori artistici che sono stati considerati parte integrante della valutazione e della partecipazione attiva all’esperienza (cfr. anche voci “La documentazione” e “La verifica e la valutazione”).
Viceversa, le testimonianze / gli elaborati scritti prodotti dai destinatari sono scarsissimi; sia i rifugiati politici che i Rom erano molto restii a scrivere, perché, come dichiarato da loro stessi, “non erano abituati o non sapevano farlo” (nella maggior parte dei casi, le problematiche legate alla lingua si potevano risolvere con traduzioni, ma nessuno amava scrivere).
La documentazione
Esistono numerosi report di ricerca che documentano l’intera esperienza (incontri, focus group, laboratori).
Ogni tirocinante ha stilato un portfolio che documenta il percorso di formazione e racconta le esperienze più significative.
Per ogni incontro, almeno uno dei ricercatori/tirocinanti dell’equipe è stato incaricato di osservare e curare la registrazione scritta e/o fotografica dei comportamenti, degli eventi, dei discorsi più significativi dei gruppi in azione.
Sono stati raccolti e conservati anche i rari scritti (con opinioni) dei partecipanti, i loro disegni, e altri prodotti “artistici” (cfr. voce “La produzione”). Esiste inoltre un’accurata documentazione fotografica.
Tutta la documentazione è stata conservata ed è consultabile; è in fase di pubblicazione un report dell’esperienza.
La verifica e la valutazione
La valutazione è stata curata dall’intera equipe di progetto (operatori museali e tirocinanti) attraverso l’elaborazione di questionari e interviste proposte ai partecipanti, nonché del materiale documentale raccolto durante lo svolgimento delle attività.
I comportamenti dei partecipanti sono stati osservati e registrati nel corso degli incontri (osservazioni “etologiche/etnografiche” sulle relazioni/interazioni nel gruppo e tra operatori e gruppi; partecipazione dei singoli; modi di esplorare, osservare, fare domande; tempi di osservazione ecc.), e sono stati registrati i commenti, le idee espresse, le curiosità e soprattutto lo sviluppo di nuove idee e conoscenze. Questi elementi hanno rappresentato un punto di forza della valutazione dell’esperienza, offrendo al Museo un indicatore significativo del livello di partecipazione, di interesse, di evoluzione delle conoscenze, ma anche dell’apertura alle relazioni sociali e allo scambio interculturale, dello sviluppo di una fiducia reciproca.
Al termine di ogni incontro sono stati effettuati focus group tra gli operatori del Museo e i tirocinanti che avevano partecipato agli incontri per la rielaborazione, il commento e la verifica della valenza dei materiali e dei metodi. In numerosi partecipanti, sia rifugiati politici che Romanì, sono stati riscontrati cambiamenti di conoscenze, interessi, attitudini.
Gli elaborati dei partecipanti (scritti, disegni ecc.) sono stati considerati parte integrante della valutazione e della partecipazione attiva all’esperienza.
La presentazione e la pubblicizzazione
Il progetto è stato presentato e discusso il 30 giugno 2012 al Museo Civico di Zoologia in un incontro pubblico con esponenti del mondo della ricerca, delle associazioni operanti nel settore, dei musei.
Le risorse finanziarie
Le prime fasi del progetto sono state finanziate da “Roma Capitale” e, per il progetto “PICA”, anche dal Ministero della Gioventù; la fase che inizierà nel novembre 2012 è stata finanziata dalla Commissione Europea (Programma Grundtvig).
I punti di forza
Il gruppo di progetto ritiene che i punti di forza dell’esperienza siano stati:
• l’incontro e l’invito dei destinatari presso le Comunità e i Centri di accoglienza, cittadini che spontaneamente non verrebbero al Museo, e che forse non conoscono nemmeno la realtà museale: l’invito ricevuto personalmente dal personale del Museo ha contribuito a veicolare un senso di accoglienza, di piacere della conoscenza reciproca, di interesse per le diverse idee e saperi che nessun manifesto, locandina o messaggio internet (ammesso che si tratti dei mezzi giusti per raggiungere i destinatari nelle Comunità di accoglienza o nei campi Rom) avrebbe potuto assicurare; ha aiutato inoltre a superare eventuali remore dovute a un senso di inadeguatezza e di insicurezza culturale, o semplicemente a ostacoli linguistici. Il materiale naturalistico delle collezioni del Museo portato come “campione” o come “anticipo“ dell’esperienza museale ha avuto un ruolo determinante nell’aprire un discorso su qualcosa che potesse appartenere alla cultura di tutti, anche se visto e interpretato diversamente (ad esempio, molti giovani provenienti da Paesi africani erano perplessi di fronte al nostro interesse per gli insetti, da loro considerati dannosi e/o poco interessanti e stimolanti)
• le esperienze a contatto con il materiale naturalistico (evitando la trasmissione diretta di saperi scientifici formali): queste attivano curiosità, interessi, motivazioni; le nuove conoscenze e/o gli scambi culturali sono nati da situazioni/contesti attivi di dialogo e di verifica
• la relazione di reciprocità e la ricerca di contatto/comunicazione tra gruppo di progetto e destinatari: si è sempre lavorato nel massimo rispetto di tutte le idee e interpretazioni, valorizzando il contributo di ogni persona, incoraggiando la partecipazione e l’espressione di ogni singolo partecipante. Le relazioni tra destinatari, a volte condizionate dalla presenza di “leader” all’interno dei gruppi, si sono generalmente adeguate a quelle tra operatori di progetto e destinatari; dopo i primi incontri, infatti, anche i più restii o “subordinati” partecipavano con maggior sicurezza e vivacità alle osservazioni e alle discussioni
• l’esplorazione e l’accettazione delle diverse culture e dei diversi modi di vedere: nessun componente dell’equipe di progetto ha avuto mai l’atteggiamento di chi doveva “insegnare” qualcosa, ma al contrario di chi era interessato a conoscere le diverse usanze e interpretazioni.
Le criticità emerse
Con riferimento ai partecipanti, la difficoltà è stata soprattutto linguistica e in alcuni casi di scrittura. Numerosi partecipanti (soprattutto ragazzi e adulti rifugiati) non parlavano lingue europee; altri parlavano stentatamente l’inglese, il francese o lo spagnolo. Tutti gli operatori impegnati nel progetto parlavano più lingue, ma le diverse visioni culturali rendevano comunque difficile la comunicazione. Ogni momento di dialogo e condivisione è stato una conquista.
Sul fronte del Museo, la criticità maggiore è rappresentata dall’episodicità degli incontri e dalla mancanza di continuità (dovuta anche a carenze di personale e di risorse economiche), in assenza delle quali difficilmente alcuni comportamenti – come ad esempio la frequentazione di un Museo per motivazioni esclusivamente culturali – possono essere interiorizzati da cittadini di diverse culture, attitudini e problematiche di inserimento sociale. Mantenere i contatti, proseguire gli incontri, offrire altre forme di partecipazione contribuirebbe forse a mantenere l’interesse vivo e a far includere il Museo nel repertorio di luoghi attraenti, ospitali, fruibili “per diritto” e non “per concessione”. Ci si chiede: quanti dei partecipanti al nostro progetto continueranno a frequentare il Museo o desidereranno visitarne altri?
Recapiti dell’ente promotore
Museo Civico di Zoologia
via Ulisse Aldrovandi, 18 – 00197 Roma
tel. 06.67109270
info@museodizoologia.it
www.museodizoologia.it
Referente del progetto
Elisabetta Falchetti
Funzionario Zoologo, Conservatore, Responsabile dei Servizi educativi del Museo
tel. 06.67109262
elisabettamaria.falchetti@comune.roma.it
Data di pubblicazione della scheda: ottobre 2012