“Museo è comunità”. Un progetto di inclusione multiculturale per i Musei del Bargello

Associazione Culturale L'Immaginario | Firenze

2021

Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
• conoscenza di progetti volti a promuovere la partecipazione culturale di rifugiati e atre persone di origine immigrata: “Multaka”, Musei di Berlino; “Travelling with Art”, Louisiana Museum of Modern Art, Danimarca; “AMIR – Accoglienza Musei Inclusione Relazione”, Firenze; “Sguardi dal mondo”, Gallerie degli Uffizi, Firenze
• formazione: AMIR, Giornate di formazione per il personale dei musei 24 settembre e 4 ottobre 2018; incontro di formazione organizzato dal Museo dell’Opera del Duomo, 17 aprile 2019; convegni organizzati dalla Fondazione Palazzo Strozzi (“Arte accessibile”, 29-30 novembre 2018; “Arte Scuola Museo”, 23-24 novembre 2017); corso di formazione sullo storytelling digitale (ECCOM e Melting Pro: “I Musei delle rete Welcome incontrano il Digital Storyytelling”, 29-31 gennaio 2018).

Gli attori coinvolti – la rete di progetto
• ente promotore: L’Immaginario Associazione Culturale (nasce con l’intento di creare occasioni, strumenti e percorsi che diano a tutte le persone, di qualunque età, un ruolo attivo nell’interpretazione dell’opera d’arte, nella comprensione dei contenuti e nella costruzione dei significati)
• istituzione partner: Musei del Bargello di Firenze
• altri soggetti coinvolti: EDA Servizi e Cesvot Firenze; progetto di volontariato culturale “EU Voice”; associazioni e cooperative sociali che lavorano con i migranti per l’accoglienza e/o l’alfabetizzazione linguistica, e supporto per il disagio psichico e psicologico (Anelli Mancanti, Il Cenacolo, Fili e Colori).

Gli operatori – l’equipe di progetto
Il progetto è ideato, gestito e coordinato da Chiara Lachi, esperta di educazione museale che si occupa della formazione inziale.
In ogni edizione sono coinvolti educatrici museali e persone di origine immigrata, che nel tempo hanno costituito una squadra di lavoro multiculturale.
– Nella prima edizione (2019), incentrata sul Museo Nazionale del Bargello, sono state coinvolte 8 persone (4 italiane, 2 marocchine, 2 colombiane), di cui 3 educatrici museali.
– Nella seconda edizione (2020), incentrata sul Museo di Casa Martelli, sono state coinvolte 6 persone (2 italiane, 1 italo-messicana, 1 angolana, 1 cinese, 1 brasiliana), di cui 3 educatrici museali.
– La terza edizione (2021), dedicata a Palazzo Davanzati, coinvolge un gruppo di 8 persone (2 italiane, 1 italo-messicana, 2 angolane, 1 sudanese, 1 italo-argentina, 1 proveniente dal Mali), di cui 3 educatrici museali.

I destinatari
I primi destinatari del progetto sono le persone coinvolte nel gruppo di lavoro: giovani e adulti italiani e di origine immigrata.
Le azioni che vengono realizzate nell’ambito di “Museo è comunità” sono poi rivolte alla fruizione da parte di un pubblico adulto generico, italiano e non, al fine di offrire a tutti un’apertura multiculturale sugli oggetti e sulle tematiche delle collezioni, nonché di promuovere uno scambio di punti di vista che metta in luce le differenze ma anche i numerosi punti di contatto che esistono tra le diverse culture.
Nella terza edizione, svoltasi a Palazzo Davanzati, è stata fatta una sperimentazione con una scuola superiore, che ha aderito all’iniziativa nell’ambito di un progetto di educazione alla cittadinanza attiva.

Gli obiettivi
• offrire alle persone coinvolte nel gruppo di lavoro un approccio e un’opportunità di lettura multiculturale delle collezioni, valorizzando le rispettive culture di provenienza grazie a un lavoro di approfondimento su di esse e di confronto con la cultura occidentale
• formare le persone coinvolte nel gruppo di lavoro su alcune modalità di approccio educativo museale e tecniche di facilitazione in relazione alle opere d’arte (cfr. voce “La formazione”)
• promuovere la frequentazione dei musei da parte di fasce della collettività (adolescenti e giovani adulti, “nuovi cittadini”, anziani) che normalmente non li visita
• ampliare le offerte educative dei Musei del Bargello con una proposta innovativa, inclusiva, che utilizza le opere e le tematiche delle collezioni per innescare una conversazione e uno scambio di idee, partendo dalla storia dell’arte per agganciarsi all’attualità.

Da quando, per quanto
“Museo è comunità” ha preso avvio nel 2019 ed è tuttora in corso.
Finora il progetto è stato attivato tra gennaio e giugno del 2019, 2020, 2021, ma per la prossima edizione (già finanziata) stiamo valutando di lavorare nella seconda metà del 2021.

La formazione
Il progetto prevede una prima fase di formazione, nella quale il gruppo di persone italiane e di origine immigrata segue un percorso che consenta loro di svolgere un’azione di mediazione culturale nei confronti dei visitatori dei Musei del Bargello, in relazione alle rispettive culture di origine. Questa prima fase comprende approfondimenti non solo sulle collezioni dei singoli musei, ma anche su alcune modalità di approccio educativo (approccio costruttivista, metodo VTS – Virtual Thinking Strategies, approccio “inquiry-based learning”) e tecniche di facilitazione in relazione alle opere d’arte (uso delle domande aperte, training su ascolto, validazione, parafrasi e restituzione delle risposte).
In itinere viene poi fornita una formazione specifica dedicata al digital storytelling: che cos’è, come si struttura, lo story circle, la stesura dello storyboard, la ricerca iconografica, l’eventuale ricerca di brani musicali o elementi sonori, la tecnologia per realizzare il prodotto, le varie fasi di realizzazione.

Come si articola – le fasi di lavoro
• Individuazione e selezione dei partecipanti al gruppo di lavoro: presa di contatto con associazioni, enti e istituzioni che si occupano a vario titolo di accoglienza e/o formazione di persone immigrate e/o straniere, e presentazione del progetto ai rispettivi referenti; organizzazione di incontri collettivi o colloqui individuali di presentazione di “Museo è comunità” ai possibili partecipanti. Tra i requisiti richiesti non è necessaria una formazione specifica, ma la curiosità/l’interesse per l’arte e una conoscenza di base della lingua italiana.
• La prima fase di formazione del gruppo di lavoro consiste in circa 18 ore suddivise in incontri di 2/3 ore ciascuno, dedicati a: presentazione e conoscenza reciproca dei partecipanti; presentazione del progetto “Museo è comunità”; laboratorio sulla narrazione; cos’è l’educazione museale; presentazione di progetti multiculturali ispirazionali; presentazione da parte dei partecipanti di un’opera d’arte a cui sono legati e che rappresenta le rispettive culture d’origine; laboratorio sulle competenze dell’educatore museale (con esercizi su abilità verbali e non verbali, comunicazione del corpo, mimica facciale, postura, sguardo, voce).
• Sopralluogo al museo cui è dedicata l’edizione del progetto.
• I partecipanti scelgono liberamente opere/tematiche/ambienti su cui lavorare, in base agli agganci con il proprio vissuto personale e la propria storia; in questa fase non forniamo alcuna informazione sul museo e le sue collezioni in modo da non condizionare la scelta.
• Co-progettazione del percorso di visita: ogni partecipante condivide con il gruppo di lavoro le opere individuate e i motivi per cui le ha scelte, in modo da poter immaginare insieme i possibili percorsi, la sequenza delle tappe e i temi che da esse possono emergere; la condivisione con il gruppo di lavoro serve a mettere in evidenza i punti di forza di ogni narrazione, ma anche a sviluppare ulteriori spunti narrativi attraverso il confronto.
• Condivisione dei contenuti delle singole tappe elaborate dai partecipanti con tutto il gruppo di lavoro, tramite la stesura di storyboard e l’individuazione di eventuale iconografia di confronto: nello storytellilng digitale va costruita la parte visiva del racconto, che può contenere immagini e dettagli dell’opera o del tema di cui si parla, immagini evocative e metaforiche che si collegano alla narrazione, immagini di confronto con la propria cultura d’origine. Anche in questo caso la pratica di condivisione collettiva può arricchire con suggerimenti e idee lo storytelling di ciascun partecipante.
• Sperimentazione del percorso di visita.
• Elaborazione di questionari di gradimento da sottoporre al pubblico.
• Campagna di comunicazione sui canali social de L’immaginario.
• Per ogni edizione del progetto viene organizzato un programma di attività di mediazione, offerte gratuitamente al pubblico. Ogni attività ha la durata di 2 ore in presenza (1 ora e 15 minuti online) e prevede la presentazione di una serie di tappe all’interno del museo cui l’edizione è dedicata, preceduta da un’introduzione del progetto “Museo è comunità” (chi siamo, obiettivi del progetto, modalità dell’attività proposta). La gestione condivisa di queste attività di mediazione culturale è pensata per offrire al pubblico un’esperienza dialogica e partecipativa, in cui sia possibile dare spazio a molteplici punti di vista: i partecipanti non sono lasciati a se stessi, ma accompagnati da personale specializzato in modo da dare risposta alle domande dei visitatori, che possono andare nelle direzioni più disparate.
• Invio del questionario di gradimento e di valutazione a chi ha partecipato all’attività (dopo ogni incontro).
• Realizzazione degli storytelling digitali e condivisione degli elaborati con il gruppo di lavoro.
• Pubblicazione degli storytelling digitali sul canale YouTube de L’immaginario.
• Campagna di comunicazione degli storytelling digitali sui canali social de L’immaginario.
• Valutazione delle risposte del pubblico.
• Valutazione finale con il gruppo di lavoro.
• Raccolta della rassegna stampa e stesura di una relazione dedicata a ogni edizione.

Gli ambiti – le aree disciplinari
La scuola è stata coinvolta solo nell’ultima edizione del progetto; le aree disciplinari coinvolte sono state: educazione civica e alla cittadinanza attiva, storia dell’arte.

Le strategie e gli strumenti
Nella formazione del gruppo di lavoro vengono usate strategie di facilitazione (l’importanza dell’osservazione; l’uso delle domande; saper accogliere e validare il contributo degli altri), laboratori, incontri teorici (dedicati a introdurre l’educazione museale e i progetti di inclusione multiculturale e sociale).
Gli educatori museali sono coinvolti in tutte le fasi del progetto.
L’attività con la classe viene coordinata insieme agli insegnanti, che sono presenti durante l’incontro in museo.
Le referenti del progetto predispongono una scheda operativa con la scaletta dell’attività di mediazione, e ogni partecipante al gruppo di lavoro individua gli eventuali supporti audiovisivi inerenti le azioni di sua pertinenza, ovvero se servono immagini di confronto, musiche o suoni da utilizzare nella presentazione dell’opera/del tema scelto.
I componenti del gruppo di lavoro ricevono una formazione specifica sullo storytelling digitale (dalla stesura dello storyboard alla realizzazione, compresa la conoscenza dei principali programmi di editing video open source per smartphone o computer, come si selezionano le immagini e le musiche o i suoni liberi da diritti di riproduzione) e vengono seguiti in ogni fase di realizzazione, che comprende la registrazione dell’audio, la scelta di immagini, fotografie, illustrazioni, spezzoni video, musiche o suoni, il montaggio. In situazioni di scarsa alfabetizzazione tecnologica o mancanza di strumentazione, abbiamo creato coppie di lavoro, affiancando al partecipante un’educatrice museale.

La produzione
Programma di attività di mediazione in presenza (percorsi di visita) e online (storytelling digitali) rivolte a un pubblico adulto generico.
I partecipanti al gruppo di lavoro acquisiscono nuove abilità, nell’esposizione di contenuti culturali e nella creazione di storytelling digitali.

La documentazione
La documentazione viene curata da L’immaginario nelle varie fasi, attraverso campagne fotografiche, la registrazione di alcuni incontri, la trascrizione delle riflessioni fatte dal pubblico durante le attività.
Parte integrante della documentazione è la realizzazione di uno o più storytelling digitali, con i quali ogni partecipante contribuisce alla costruzione di un “archivio” delle testimonianze di incontro con il museo e le sue collezioni.
Sul canale YouTube de L’immaginario sono pubblicati i video degli storytelling digitali realizzati finora.

Altre risorse consultabili
• Il progetto è stato inserito nella versione digitale della ricerca svolta dal Prof. Massimo Negri in collaborazione con EMA e Università di Padova: “Museums and the web at the times of Covid-19: In search of lasting museological innovations during the pandemic”
• “Museo è comunità” (seconda e terza edizione) è presente nel portale “Con l’@rte” della Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze (sezione Musei)
Intervista a Chiara Lachi su Controradio (24 febbraio 2021)
Educare all’arte e fare arte in quarantena, articolo di Chiara Lachi in “Cultura commestibile”, n. 352, 2 maggio 2020
Quando il virtuale dialoga con il reale, intervento di Chiara Lachi nell’ambito del ciclo di incontri “Case museo in tempo di pandemia”, a cura della Commissione tematica Case Museo, ICOM Italia, 22 aprile 2021.

La verifica e la valutazione
La verifica e l’autovalutazione vengono svolte in itinere con il gruppo di lavoro e alla fine del progetto, tramite focus group e sessioni specifiche di condivisione.
Il questionario di gradimento predisposto per il pubblico che partecipa agli incontri è inviato per mail al termine di ogni attività, e i dati emersi dalle risposte sono rielaborati dal personale de L’immaginario.

La presentazione e la pubblicizzazione
Il progetto è diffuso su newsletter e canali promozionali de L’immaginario (FB, Youtube, sito web) e della Fondazione CR Firenze (portale “Con l’@arte” – sezione Musei).

Le risorse finanziarie
“Museo è comunità” è interamente finanziato della Fondazione CR Firenze a partire dal 2019; le attività sono offerte gratuitamente al pubblico.

I punti di forza
Il presupposto del progetto è una concezione di museo come luogo di incontro non solo tra passato e presente, ma anche e soprattutto tra le diverse culture che compongono la società contemporanea. I musei possono svolgere un significativo ruolo sociale grazie all’importanza e alla specificità delle loro collezioni, ma anche attivando un’azione educativa relazionale e interpersonale.
“Museo è comunità” si propone di contribuire a creare un’identità condivisa, una comprensione reciproca del passato e della propria storia, così da favorire una visione comune rispetto al futuro. Questa può essere la strada per coinvolgere nuovi pubblici: persone che normalmente non frequentano i musei, ma che possono essere interessate alla discussione e al confronto fra diverse culture e civiltà.
Altro punto di forza è quello di riconoscere nel museo e nelle sue collezioni una risorsa per comunicare, scambiarsi idee e impressioni. Siamo infatti convinti che, al di là del suo significato storico e artistico, l’opera si possa aprire ad altre interpretazioni e ad altri sguardi, che ne arricchiscono l’essenza.
Ciò che cerchiamo di promuovere in chi partecipa a questo progetto, come mediatore e come fruitore, è la disponibilità a far entrare l’arte nella propria vita, ad agganciarla al proprio vissuto e a condividere queste piccole narrazioni autobiografiche che arricchiscono di nuovi significati le collezioni del museo.
Il nostro slogan è: “Non è necessario essere esperti d’arte per parlare d’arte”. E di fatto possiamo dire che per tutti noi del gruppo di lavoro, così come per molti dei partecipanti alle attività, nuovi sguardi e nuovi punti di vista sulle opere oggetto di mediazione hanno rappresentato un momento di grande arricchimento, culturale e personale.

Le criticità emerse
In tutte le edizioni, la difficoltà maggiore consiste nell’individuare e coinvolgere i possibili partecipanti, che spesso percepiscono il progetto come troppo complesso, “intellettuale” e non alla loro portata. Nelle occasioni di presentazione di “Museo è comunità”, abbiamo riscontrato sempre un grande interesse negli operatori sociali referenti dei centri di accoglienza, ma più diffidenza da parte dei primi destinatari del progetto: in parte perché la maggior parte di loro è alla ricerca di esperienze che li aiutino a trovare lavoro, in parte perché ritengono di non avere le competenze necessarie a partecipare.
Così come è concepito, “Museo è comunità” richiede una conoscenza di base dell’italiano, perché le attività di mediazione vengono offerte in questa lingua. Nonostante la flessibilità e la disponibilità a comunicare anche in altre lingue all’interno del gruppo di lavoro (cosa che abbiamo già fatto, svolgendo parte della formazione in inglese, quando i partecipanti non erano ancora in grado di comunicare in italiano), resta la necessità di utilizzare l’italiano sia per le attività di mediazione, sia per la realizzazione degli storytelling digitali.
Un’altra difficoltà, emersa in alcune edizioni, è quella di mantenere il gruppo coeso nell’arco di tempo dello svolgimento del progetto; è capitato che alcuni partecipanti abbiano trovato altre occasioni formative o lavorative in corso d’opera, e questo ha fatto sì che fossero impossibilitati (del tutto o parzialmente) a proseguire il percorso cominciato.
Infine, abbiamo incontrato alcune difficoltà nella comunicazione del progetto ai potenziali utenti. In primo luogo, il problema è ascrivibile alla natura della nostra Associazione, una piccola organizzazione che in generale fa fatica a dare visibilità al proprio operato; inoltre, il pubblico è ancora oggi prevalentemente abituato a percorsi più tradizionali quali le visite guidate, mentre “Museo è comunità” propone un approccio più svincolato dai contenuti storico artistici. D’altro canto, abbiamo rilevato nel pubblico più predisposto a partecipare attivamente un grande interesse ad approfondire gli aspetti autobiografici dei racconti dei mediatori, mentre non è nostra intenzione che questi ultimi diventino preponderanti nell’impostazione dei percorsi di visita. È dunque difficile mantenere il giusto equilibrio e far comprendere la proposta ai fruitori nel modo corretto.
Dalla prima edizione di “Museo è comunità” ad oggi abbiamo riscontrato una crescente predisposizione a questo tipo di proposta culturale, soprattutto da parte dei giovani; ma capita tuttora di trovare nei questionari compilati richieste di maggiori informazioni storico-artistiche o relative al vissuto dei partecipanti di origine immigrata, che ci induce a riflettere ancora su come comunicare correttamente il progetto all’esterno.

Recapiti dell’ente promotore
L’Immaginario
via San Gallo, 47 – 50129 Firenze
tel. 055 4620077
immaginariofirenze@gmail.com

Referente del progetto
Chiara Lachi
Presidente e Legale Rappresentante de L’immaginario
tel. 333 4750787
lachi.chiara@gmail.com

 

Data di pubblicazione della scheda: giugno 2021

 

Destinatari

Destinatari principali del progetto sono le persone coinvolte nel gruppo di lavoro: giovani e adulti italiani e di origine immigrata. I percorsi di visita sono indirizzati a un pubblico adulto generico, italiano e non

Partner

Musei del Bargello

Esiti/Prodotti

- prodotti di formazione (nuove conoscenze e competenze acquisite dai partecipanti: mediazione di contenuti culturali e realizzazione di storytelling digitali)
- percorsi di mediazione delle collezioni in presenza e online