Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
L’idea del progetto “Rhome – Sguardi e memorie migranti” è stata concepita a partire da una profonda riflessione sull’identità del Museo di Roma, il cui elemento ispiratore e caratterizzante è stato fin dagli inizi il sentimento della memoria dei luoghi della città. Il Museo nasce infatti nei primi decenni del Novecento per il desiderio, diffuso e condiviso, di fissare il ricordo di luoghi ormai scomparsi o in via di trasformazione per effetto dei nuovi piani regolatori e degli interventi di epoca fascista.
Per la sua rilevanza storico-documentale, il Museo di Roma, quale museo di tutta la città, intende oggi promuovere una cittadinanza inclusiva. Da qui, l’idea di prestare ascolto e dar voce anche ai nuovi cittadini: i migranti internazionali, che costituiscono da tempo una presenza strutturale a Roma come nel resto d’Italia. In linea con il tema originario della memoria della città, il progetto Rhome si è interrogato sul rapporto tra i cittadini migranti e Roma, e in particolare sulla loro memoria affettiva dei luoghi.
Gli attori coinvolti – la rete di progetto
L’ideatrice e curatrice Claudia Pecoraro ha proposto il progetto al Museo di Roma, che si è reso ente promotore e ospitante della ricerca e della mostra finale.
È stato stretto un accordo di collaborazione con il CNR, che ha dato il suo contributo al progetto a vari livelli, in particolare attraverso il contributo scientifico degli istituti IRPPS (Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali) e ILIESI (Istituto per il Lessico Intellettuale Europeo e Storia delle Idee), già coinvolti nel progetto CNR “Migrazioni”, e il sostegno del DSU (Dipartimento Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale).
Un accordo di collaborazione è stato stretto tra il Museo e Officine Fotografiche Roma, che ha curato la realizzazione, supervisione e produzione delle fotografie, quale parte integrante della ricerca.
Il progetto ha ottenuto il patrocinio morale di: Ambasciata Britannica, Ambasciata del Brasile, Ambasciata del Cile, Ambasciata delle Filippine, Ambasciata di Francia, Ambasciata dell’India, Ambasciata della Repubblica Islamica dell’Afghanistan, Ambasciata della Repubblica Moldava, Ambasciata degli Stati Uniti d’America, Ambasciata dello Stato di Eritrea, Associazione Centro Astalli, Associazione Cittadini del Mondo, Caritas Roma, CIR Consiglio Italiano per i Rifugiati, CNR Consiglio Nazionale delle Ricerche, Fondazione ISMU – Patrimonio e Intercultura.
“Rhome – Sguardi e memorie migranti” ha ottenuto il riconoscimento UNAR (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali) quale “iniziativa di rilievo nell’ambito delle attività di prevenzione e contrasto delle discriminazioni razziali”.
Gli operatori – l’equipe di progetto
– Claudia Pecoraro, ideatrice e curatrice di Rhome, archeologa e ricercatrice in museologia.
– Per il Museo di Roma: Pierluigi Mattera, direttore; Patrizia Masini, responsabile della valorizzazione del patrimonio U.O. Musei d’Arte Medievale e Moderna; Ludovica Pettine, responsabile cura e promozione immagine.
– Per Officine Fotografiche Roma: supervisione di Emilio D’Itri, presidente, supporto organizzativo e tecnico di Elena Giorgieri e Marco Rapaccini, con gli allievi e insegnanti Alessandro Amoruso, Massimo Bottarelli, Gaetano Di Filippo, Nazzareno Falcone, Claudio Imperi, Emanuele Inversi, Marco Marotto, Gianclaudio H. Moniri, Ernesto Notarantonio, Elda Occhinero, Marco Santi, Annalisa Spanò.
– Per il CNR: collaborazione scientifica di Maria Eugenia Cadeddu (ILIESI), responsabile del Progetto “Migrazioni”; Corrado Bonifazi e Massimiliano Crisci (IRPPS).
– 34 migranti internazionali abitanti a Roma, coinvolti nel progetto “Rhome”.
I destinatari
• i 34 migranti coinvolti direttamente come attori principali del progetto, con le loro famiglie e le rispettive comunità
• i visitatori del Museo di Roma, Palazzo Braschi
• i cittadini di Roma
• turisti
• scuole di ogni ordine e grado.
Gli obiettivi
• indagare la realtà dell’immigrazione a Roma e portarla all’attenzione dell’opinione pubblica, combattere lo stereotipo negativo dell’immigrato e focalizzare l’attenzione sul migrante come persona, con i suoi ricordi, timori, speranze, desideri e saperi
• coinvolgere persone che di solito vengono categorizzate come oggetto di studio, quali soggetti creativi e parte attiva nel processo di integrazione delle nuove cittadinanze
• sollecitare nei migranti coinvolti una riflessione sui luoghi urbani, aiutandoli a mettere a fuoco ed estrinsecare una consapevolezza critica rispetto al proprio rapporto con il territorio e, attraverso di essa, un senso di appartenenza alla città
• attraverso la lente della memoria e dei ricordi, dar vita a una geografia emozionale della città, che rispondesse all’esigenza contemporanea di nuovi modelli interpretativi delle realtà urbane
• attivare una narrazione che avesse per protagonista la storia con la “s” minuscola, e in cui le esperienze individuali diventassero un vero e proprio prestito di emozioni al servizio di altri, per incoraggiarne la riflessione.
Da quando, per quanto
• Ideazione e proposta del progetto al Museo di Roma: maggio 2012
• Fase di ricerca preliminare: settembre 2012 – gennaio 2013
• Interviste e campagne fotografiche: febbraio – novembre 2013
• Inaugurazione mostra: 12 febbraio 2014. Chiusura: 30 marzo 2014
• Pubblicazione catalogo: febbraio 2014
L’auspicio è di rendere la mostra itinerante e di continuare a diffonderne il senso in occasioni diverse, attraverso iniziative inclusive e coerenti con il tema.
La formazione
La fase preliminare del progetto, durata cinque mesi, è stata di studio e approfondimento da una parte della più aggiornata e accreditata bibliografia italiana in materia di migrazioni, dall’altra delle best practice italiane e internazionali di progetti museali di inclusione sociale.
Contemporaneamente alla fase teorica, si sono svolti molteplici incontri con operatori italiani che, a più livelli, lavorano a stretto contatto con gli immigrati. È stato pertanto intessuto un fitto dialogo con i principali uffici di servizi per gli immigrati, Caritas, Centro Astalli, Casa dei Diritti Sociali, Comunità di S. Egidio, ricercatori del CNR, centri di cultura esteri, fondazioni e associazioni private, medici dell’immigrazione, giornalisti, ecc.
La curatrice ha seguito il corso di formazione CNR “Vivere le migrazioni” (26 novembre 2012 – 28 gennaio 2013).
Come si articola – le fasi di lavoro
Fase 1. Ricerca preliminare
Fase di studio e approfondimento in materia di migrazioni; incontri vari (vedi sopra “La formazione”).
Fase 2. La scelta dei partecipanti
I 34 migranti internazionali che hanno partecipato al progetto sono stati individuati dapprima attingendo alle conoscenze personali degli operatori, le quali a loro volta hanno innescato un processo a catena, e attraverso l’ausilio di associazioni specifiche delle varie comunità straniere.
Requisiti richiesti: maggiore età; presenza sul territorio non inferiore a 1/2 anni (tempo necessario a sviluppare un legame con la città); essere migranti di prima generazione (in quanto oggetto della ricerca è il punto di vista di chi si è spostato dal proprio luogo d’origine).
Il profilo dei partecipanti è stato scelto in modo da riflettere la realtà molto variegata e frammentaria dell’immigrazione a Roma. Si è cercato di coinvolgere interlocutori differenziati per origine, età, cultura, fasce sociali, lingue, religioni, mestieri, motivi e cause del trasferimento a Roma. Particolare riguardo è stato riservato alle 14 comunità più numerose a Roma (secondo i dati ISTAT del 2012).
Fase 3. Le interviste-conversazioni
Le interviste ai migranti sono state svolte dalla curatrice individualmente, nei luoghi più vari della città.
È stato seguito il metodo dell’intervista in profondità, attraverso domande non rigide, tali da stimolare gli intervistati a raccontarsi in modo informale, come in una vera e propria conversazione. Le domande hanno indagato il rapporto di ciascuno degli intervistati con Roma, la loro memoria personale, il sentimento di affezione o disaffezione, il senso di accoglienza o rifiuto rispetto ai luoghi della città. A ognuno è stato infine chiesto di scegliere un luogo in particolare da fotografare, che rispondesse alla seguente domanda: “Qual è un luogo che non dimenticherai mai di Roma? Un luogo che, anche se tornassi nel tuo Paese d’origine o andassi a vivere in un altro posto, porteresti sempre con te?”.
Fase 4. Le fotografie in giro per la città … e la visita al museo
I 34 migranti si sono recati sul luogo da loro prescelto, accompagnati di volta in volta da uno dei 12 fotografi di Officine Fotografiche, sempre in presenza della curatrice.
Fotografi e migranti hanno intessuto un dialogo mirato a comprendere in profondità le ragioni della scelta del luogo, ragionando insieme sulla costruzione dell’immagine, sull’inquadratura che meglio riuscisse a esprimere la visione personale di ciascuno. Grazie alle proprie competenze professionali, ogni fotografo si è reso “occhio” dell’altro, in modo che il migrante rimanesse il vero regista della fotografia.
Nella stessa occasione e nella stessa location i fotografi hanno realizzato il ritratto dei partecipanti.
Il materiale raccolto è stato seguito in tempo reale dagli insegnanti e dal presidente di Officine Fotografiche, il quale ha indirizzato e curato la scelta delle fotografie.
Nel corso di questa fase, tutti i partecipanti sono stati invitati a Palazzo Braschi, per incontrarsi e per conoscere il museo nel quale sarebbero stati rappresentati. È stata un’occasione di dialogo e di scambio a cui è seguita una visita accompagnata attraverso le sale espositive. Migranti, fotografi, curatori, staff del Museo di Roma e ricercatori del CNR, tutti hanno partecipato a questa importante esperienza di condivisione.
Fase 5. La mostra
La mostra fotografica al Museo di Roma ha rappresentato l’esito di un lungo lavoro, durato più di un anno e mezzo. Il materiale in esposizione non ha avuto la pretesa di essere esaustivo rispetto ai risultati della ricerca né alla realtà migrante che il progetto sottende. La scelta è stata quella di sintetizzarne il senso attraverso pochi elementi rappresentativi: i ritratti dei migranti, le fotografie dei luoghi designati e i racconti delle motivazioni della scelta.
Un video ha raccolto le testimonianze e le voci dei migranti nelle rispettive lingue d’origine.
Un pannello didattico, la cui realizzazione è stata affidata ai demografi dell’Istituto di Ricerche sulla Popolazione e le Politiche Sociali del CNR, è stato concepito per agevolare i visitatori a contestualizzare il progetto in un quadro generale dedicato al fenomeno delle migrazioni in Italia e a Roma.
Una sezione della mostra che invitava in modo informale i visitatori a rispondere alla stessa domanda posta ai migranti è stata pensata non soltanto per incoraggiare la riflessione e stimolare l’appropriarsi dell’esperienza, ma anche per proporsi al pubblico come opera aperta, potenzialmente proseguibile all’infinito.
Fase 6. Il catalogo
Redazione del catalogo fotografico, che illustra gli obiettivi, le fasi e i risultati della ricerca.
Fase 7. Mostra virtuale
(in preparazione)
Fase 8. Studio sul pubblico della mostra
(in preparazione) Analisi dei commenti sul registro dei visitatori e dati incrociati con presenze giornaliere. Interviste ai migranti coinvolti nel progetto e allo staff del Museo, a un anno di distanza.
La produzione
• i materiali prodotti dalla collaborazione tra i migranti e i fotografi sono 68 fotografie (34 dittici formati dai luoghi scelti e dai ritratti) accompagnate da 34 didascalie che illustrano, in italiano e in inglese, le motivazioni della scelta
• un montaggio video ha raccolto le testimonianze dei migranti nei rispettivi luoghi scelti e nelle diverse lingue d’origine
• le interviste ai 34 migranti, di cui si possono leggere alcuni stralci nel catalogo della mostra.
La documentazione
– Presso il Museo e presso la curatrice sono consultabili le interviste integrali dei partecipanti, le 68 foto e didascalie, il montaggio video e la documentazione fotografica completa del “dietro le quinte” di tutte le fasi di lavoro.
– Presso la curatrice è consultabile il quaderno che ha documentato accuratamente incontri, riunioni, commenti e appunti di vario genere da settembre 2012 a marzo 2014.
– Presso il Museo è disponibile la rassegna stampa.
– Catalogo Rhome – Sguardi e memorie migranti, a cura di Claudia Pecoraro e Patrizia Masini, Palombi Editore, Roma 2014 (ISBN 978-88-6060-595-5).
– Mostra virtuale sul sito web del Museo di Roma (in preparazione).
Altre risorse consultabili
– Servizio della scuola di giornalismo Luiss
– Intervista alla curatrice Claudia Pecoraro e Analiza Bueno Magsino, migrante delle Filippine
– Almanacco della Scienza CNR
– Trasmissione “Nel cuore dei giorni”, TV2000
– Servizio di “Meridiana Notizie”
La verifica e la valutazione
L’andamento del progetto è stato monitorato attraverso riunioni settimanali tra la curatrice, lo staff del Museo di Roma, i ricercatori del CNR, i supervisori di Officine Fotografiche.
Con i 34 migranti e con i 12 fotografi è stata intessuta una fitta corrispondenza via mail, quale utile confronto per riscontrare i risultati e programmare gli sviluppi del progetto in tempo reale.
Da ottobre 2014 verrà intrapreso lo studio sul pubblico della mostra a partire dai commenti sul registro dei visitatori, e sarà progettata un’indagine sugli esiti del progetto a un anno di distanza, attraverso interviste ai 34 migranti e agli operatori coinvolti.
La presentazione e la pubblicizzazione
La prima occasione di presentazione del progetto alla città è stata l’inaugurazione della mostra al Museo di Roma-Palazzo Braschi l’11 febbraio 2014, alla presenza del Sindaco di Roma Capitale Ignazio Marino e del Ministro per l’Integrazione Cécile Kyenge.
Altro momento di diffusione del progetto, in cui sono state raccolte varie riflessioni sui suoi risultati, è stata la presentazione del catalogo, sempre al Museo di Roma.
Durante tutto l’arco della ricerca ed ancora oggi, un veicolo di diffusione è stata la pagina facebook del progetto, nata quale strumento per tenere in contatto i migranti e i fotografi in modo informale e poi estesa a tutti.
L’ufficio stampa di Zètema Progetto Cultura ha curato la comunicazione relativa alla mostra.
Da ottobre 2014 sarà online la mostra virtuale sul sito web del Museo di Roma.
Le risorse finanziarie
Il progetto è stato condotto a titolo completamente gratuito da tutti gli operatori e i partecipanti.
Il costo della mostra è stato sostenuto da Roma Capitale.
Officine Fotografiche Roma ha coperto i costi delle stampe fotografiche.
Il CNR ha cofinanziato i costi del catalogo.
I punti di forza
• il progetto ha creato una vera e propria rete tra i vari attori coinvolti: staff del Museo, ricercatori del CNR, operatori di Officine Fotografiche Roma, soggetti patrocinanti, migranti
• i migranti partecipanti hanno a loro volta coinvolto le rispettive comunità di riferimento, conoscenti e familiari, per i quali spesso la mostra è diventata un luogo di incontro e di socialità abituale, in particolar modo nei finesettimana
• la tematica dell’inclusione sociale affrontata attraverso il punto di vista della cultura
• attualizzare il senso del Museo attraverso un fil rouge che conducesse dal suo originario motivo ispiratore – la memoria dei luoghi del passato – all’indagine attuale dello stesso sentimento tra i nuovi cittadini, è stato un modo per rendere l’istituzione un luogo di apertura, interpretazione e rinegoziazione culturale, di promozione della conoscenza e di costituzione di una nuova comunità
• le interviste in profondità hanno consentito di superare al meglio eventuali difficoltà linguistiche e indotto i migranti ad avere un ruolo attivo nel racconto
• la coincidenza tra la figura che ha condotto le interviste e la curatrice dell’intero progetto: oltre al legame di fiducia stretto con i migranti, l’intervistatrice ha potuto identificarsi nelle varie persone e trovare nelle loro risposte stimoli di riflessione, confronti e paradigmi di riferimento
• la rilettura della città da parte dei nuovi cittadini si è riverberata con una forza inattesa su tutti i soggetti che, a diversi livelli, sono stati coinvolti nel progetto – curatori, ricercatori, fotografi, staff del Museo… Tutti ne sono stati investiti indirettamente, e in qualche misura le loro visioni ne sono state modificate. Il Museo di Roma in particolare sta meditando una eventuale prosecuzione dell’esperienza, sia attraverso i canali web, a partire dalla mostra virtuale come spazio di condivisione e discussione, sia tramite futuri progetti inclusivi che coinvolgano nuove persone insieme a quelle che hanno già partecipato a “Rhome”; inoltre il Museo sta promuovendo la diffusione della mostra in diverse sedi, non soltanto specificamente museali, come il circuito delle Biblioteche di Roma.
Le criticità emerse
• le maggiori criticità sono legate all’interruzione della partecipazione al progetto da parte di alcuni migranti: un ragazzo del Mali, al termine della propria sessione fotografica, sosteneva che gli fosse stato promesso un compenso economico; una signora russa non si è più riconosciuta nelle finalità del progetto, dichiarando di non essere una “migrante”; un ragazzo di etnia rom per due volte non si è presentato all’appuntamento con il fotografo
• la difficoltà di reperire un rappresentante della comunità cinese
• l’accesso scarso o assente a internet, e quindi a mail e social per alcuni migranti (5 su 34), ha determinato a volte una comunicazione più lenta per alcuni di essi, raggiunti di volta in volta telefonicamente
• la breve durata della mostra (1 mese e mezzo) non ha consentito una ricca programmazione di eventi collaterali, né di attività specificamente rivolte alle scuole (le poche realizzate hanno avuto un ottimo riscontro).
Recapiti dell’ente promotore
Museo di Roma, Palazzo Braschi
Piazza Navona 2, Roma
tel. 06.67108310
e-mail: pierluigi.mattera@comune.roma.it (direttore del Museo), patrizia.masini@comune.roma.it, ludovica.pettine@comune.roma.it
Referente del progetto
Claudia Pecoraro, ricercatrice in museologia e curatrice del progetto
tel. 338 9480282
cla.pecoraro@gmail.com
Data di pubblicazione della scheda: settembre 2014