Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
“Ciak, si gira! Racconta il MAB” è uno dei progetti pilota realizzati nell’ambito di “YEAD – Young European (Cultural) Audience Development”, un progetto europeo quadriennale (2015-2019) finanziato su bando Creative Europe che si propone di aprire le istituzioni culturali a un pubblico tradizionalmente sottorappresentato, quello dei giovani, attraverso la promozione di partnership creative tra operatori culturali e film-maker.
La prima annualità di “YEAD”, dedicata al tema “Universal Access to Culture” e coordinata da Fondazione Ismu (IT) e AlterNatives (FR), si concentra sul patrimonio culturale custodito nei musei, esplorando modalità di mediazione e interpretazione delle collezioni in grado di coinvolgere attivamente giovani portatori di sensibilità culturali diverse.
Il progetto pilota “Ciak, si gira! Racconta il MAB”, strutturato dalla Fondazione “Adriano Bernareggi”, nasce dalla convinzione che il museo non debba essere un luogo di nostalgica conservazione di memorie del passato, bensì un luogo vivo, attento e in dialogo con il suo territorio di riferimento, dove individui portatori di tradizioni e sensibilità culturali diverse possano proficuamente intessere un dialogo interpersonale, interculturale e interreligioso.
L’opportunità di partecipare a “YEAD” è stata poi particolarmente rilevante per far avvicinare al museo una fascia d’età non espressamente coinvolta dalle diverse attività che durante l’anno vengono portate avanti.
Gli altri musei italiani coinvolti in “YEAD” sono il MUDEC – Museo delle Culture di Milano e il MUST – Museo del territorio vimercatese. I musei francesi coinvolti sono il Louvre, il Musée Guimet (Parigi) e il Musée d’Angoulême (Angoulême).
Gli attori coinvolti – la rete di progetto
• Ente promotore: Museo “Adriano Bernareggi”, Bergamo
• Istituzioni partner: Ufficio Migranti della Diocesi di Bergamo; Cooperativa “Ruah”, Bergamo; Fondazione Ismu – Iniziative e Studi sulla Multietnicità, Milano.
Gli operatori – l’equipe di progetto
Per il Museo “Bernareggi”:
– Laura De Vecchi (Educatrice museale) – referente e coordinatrice del progetto
– don Giuliano Zanchi (Direttore) – supervisione del progetto
– Simone Pizzi – film-maker
– Annalisa Bianchi – stagista Accademia Carrara.
Per l’Ufficio Migranti della Diocesi di Bergamo
– don Massimo Rizzi (Direttore) – referente e coordinatore del progetto
– Giancarlo Domenghini, Raffaele Avagliano – individuazione dei partecipanti e coordinamento organizzativo.
Per la Cooperativa “Ruah”:
– Francesco Bezzi – referente progetto, individuazione partecipanti
– Martina, Giada – coordinamento area comunicazione.
Per Fondazione Ismu:
– Mara Clementi – coordinatrice del progetto “YEAD”
– Simona Bodo e Silvia Mascheroni – responsabili scientifiche della prima annualità di “YEAD” (formazione e accompagnamento alla progettazione)
– Alessandra Barzaghi e Margherita Squaiella – assistenti al coordinamento organizzativo e amministrativo e alla comunicazione.
I destinatari
• 9 ragazzi dai 17 ai 24 anni, selezionati all’interno delle comunità cattoliche di madrelingua italiana e di altra madrelingua
• le famiglie dei ragazzi e gli altri giovani vicini alle attività degli enti coinvolti.
Gli obiettivi
Le finalità del progetto:
• creare nuove relazioni con un pubblico sotto-rappresentato (giovani 18-24 anni), facilitando nuove connessioni e innescando nuove risonanze con le collezioni museali, anche attraverso l’utilizzo creativo del film-making
• riconoscere le nuove generazioni non solo come pubblico sotto-rappresentato, ma come “attori” e “creatori” coinvolti a pieno titolo nella vita culturale della comunità locale
• potenziare il ruolo del museo come attore strategico per promuovere una più piena integrazione della popolazione di origine immigrata nella vita della comunità locale.
Gli obiettivi per i destinatari:
• conoscere e familiarizzare con la storia locale e il patrimonio artistico della Diocesi di Bergamo
• sviluppare una nuova consapevolezza del museo come risorsa per la riflessione, il riconoscimento, l’auto-rappresentazione, l’interazione e la crescita personale
• sviluppare un nuovo senso di rispetto e di appartenenza al patrimonio locale, sia all’interno del museo o sia fuori
• sviluppare nuove competenze relazionali e comportamenti (ad esempio l’apprendimento reciproco, una predisposizione all’ascolto, la capacità di mettere in discussione i propri punti di vista e di sfidare gli stereotipi) attraverso il lavoro di gruppo
• imparare e padroneggiare le competenze di base e le tecniche di produzione cinematografica.
Gli obiettivi per il museo:
• iniziare una nuova relazione con un pubblico sotto-rappresentato (giovani 18-24 anni), fornendo loro autentiche opportunità di auto-rappresentazione e di rappresentazione delle collezioni (individuandone un senso comune)
• individuare e sperimentare nuove strategie di interpretazione del patrimonio museale
• esplorare le potenzialità creative e comunicative del film-making come veicolo per coinvolgere giovani partecipanti
• creare una rete di partner locali impegnati nell’ambito sociale e culturale, al fine di ideare e realizzare nuovi progetti in collaborazione.
Da quanto, per quanto
Da novembre 2015 a novembre 2016.
La formazione
L’equipe di progetto ha partecipato a un percorso formativo dedicato agli operatori museali e i giovani film-maker italiani e francesi che partecipano a “YEAD” (Milano e Torino, 17-21 novembre 2015). Progettata e coordinata da Fondazione Ismu, la formazione (v. programma del workshop) è stata propedeutica alle successive fasi di progettazione e sperimentazione.
Come si articola – Le fasi di lavoro
1. Formazione del gruppo di lavoro
• workshop di formazione condiviso con i partner italiani e francesi (operatori museali e film-maker) (cfr. voce “La formazione”)
• incontri di formazione in itinere e accompagnamento alla progettazione con gli altri musei italiani, organizzati da Fondazione Ismu.
2. Individuazione e coinvolgimento dei destinatari
• individuazione dei possibili enti partner del progetto e relativo contatto
• condivisione di obiettivi, tempi e modalità di realizzazione del progetto e definizione del profilo dei partecipanti
• selezione dei partecipanti grazie a un contatto diretto stabilito dai partner di progetto.
3. Ciclo di incontri laboratoriali e produzione video
I ragazzi hanno preso parte a 5 incontri laboratoriali con cadenza settimanale dove, attraverso un approfondimento dedicato ad alcune sezioni della collezione particolarmente evocative per i possibili agganci ai loro vissuti, hanno iniziato ad accostarsi al patrimonio museale da punti di vista inediti (non limitati, dunque, all’acquisizione di competenze storico-artistiche sul patrimonio diocesano) grazie anche all’utilizzo creativo del linguaggio filmico.
Altri 4 incontri sono stati destinati alla realizzazione di un cortometraggio, prodotto interamente dai ragazzi con il solo aiuto del videomaker per la ripresa.
Per le fasi di documentazione, verifica e valutazione, diffusione, cfr. sotto.
Le strategie e gli strumenti
“Ciak, si gira! Racconta il MAB” ha preso avvio dalla condivisione dell’idea progettuale con l’Ufficio Migranti della Diocesi di Bergamo che, sostenendola, ha collaborato all’individuazione di target e gruppo di partecipanti.
Nelle fasi iniziali del progetto il gruppo di lavoro si è confrontato sulle tematiche da affrontare, sugli ambienti e sulle opere su cui lavorare, sulla metodologia da seguire nelle attività da proporre.
Il lavoro con i partecipanti si è svolto all’interno del Museo “Adriano Bernareggi”, nei suoi spazi espositivi, nell’aula didattica e nella sala conferenze: scoprendo i diversi ambienti del palazzo storico sede del museo, i ragazzi li hanno presto percepiti come “propri”, così come hanno acquisito familiarità con le collezioni.
Gli incontri, improntati al coinvolgimento attivo dei partecipanti, si sono articolati in due principali fasi di lavoro.
Nella prima, attraverso attività laboratoriali ed esercitazioni individuali e di gruppo, i ragazzi sono stati invitati ad avvicinarsi da un lato alla realtà museale e al suo patrimonio, dall’altro al linguaggio cinematografico. Il lavoro si è sviluppato in particolare intorno a due sale e a due tipologie di oggetti: gli ex voto (indagando il potenziale narrativo delle opere, le motivazioni per cui sono state prodotte, il concetto di gratitudine) e l’iconografia dei santi (scoprendo le potenzialità narrative, descrittive ed evocative di singoli oggetti). In questa fase del progetto è stata attivata una pagina Facebook privata, in modo da permettere ai ragazzi di interagire grazie a uno strumento a loro familiare e di pubblicare i risultati di piccoli “compiti” richiesti.
La seconda fase è stata dedicata alla realizzazione di un cortometraggio che restituisse quanto vissuto negli incontri precedenti: i ragazzi, opportunamente guidati, hanno scelto tutte le modalità di produzione del video, dalla selezione delle opere alla stesura dello script, sino all’individuazione del tipo di riprese. La costruzione in gruppo del prodotto ha permesso di ottenere un risultato a tutti gli effetti frutto del confronto e del dialogo tra ragazzi, nonché di arricchire notevolmente le loro conoscenze e competenze: per la prima volta infatti si sono trovati a maneggiare con consapevolezza tutta l’attrezzatura (acquistata dalla Fondazione Ismu grazie a una voce di bilancio dedicata del progetto “YEAD”, comprensiva di videocamera semiprofessionale, cavalletto, ottiche, recorder audio e microfoni, e condivisa con il MUDEC e il MUST) necessaria per effettuare delle riprese.
Per ogni incontro sono stati individuati obiettivi specifici utili a orientare e condurre il lavoro:1° incontro:
• conoscere il contesto più ampio del progetto cui si sta prendendo parte
• imparare a raccontarsi davanti a una telecamera e iniziare a conoscersi
• prendere confidenza con il museo e con la sua collezione
• imparare a osservare gli oggetti e a lasciarsi affascinare dalle loro storie.
2° incontro:
• rafforzare l’unità e l’intesa del gruppo
• decodificare immagini dipinte attraverso l’esperienza personale
• reinterpretare il patrimonio museale con creatività
• acquisire alcune nozioni storico-artistiche sugli ex voto.
3° incontro:
• imparare a lavorare in gruppo per un obiettivo comune
• attraverso la comprensione del significato degli ex voto, riflettere sul concetto di gratitudine
• suddivisione dei compiti per girare una scena
• comprendere il ruolo e i compiti del museo, in particolare quello della conservazione.4° incontro:
• comprendere l’importanza e le potenzialità evocative degli oggetti
• sviluppare la capacità di interpretazione e comprensione delle opere d’arte (in particolare dell’iconografia dei santi)
• imparare l’utilizzo del montaggio,
5° incontro:
• comprendere il significato di “attributo” grazie a oggetti legati alla propria storia personale
• imparare a utilizzare al meglio i diversi componenti di un video-racconto: location, modalità, soggetto.
Gli incontri successivi (6°, 7°, 8° e 9° incontro) sono stati dedicati alla scrittura dello storyboard, alle riprese e alla post-produzione del cortometraggio.
La produzione
Come esito dell’esperienza vissuta, i destinatari del progetto hanno realizzato:
• una serie di brevi video, frutto delle esercitazioni nella prima fase del progetto ed espressione delle abilità acquisite lungo il percorso: i ragazzi, oltre a relazionarsi con il museo e le opere e ad acquisire competenze sul fronte del film-making, hanno imparato a lavorare in gruppo attraverso dialogo e confronto per realizzare il cortometraggio
• il cortometraggio “Incontri al Museo”, realizzato con la supervisione del film-maker e dei referenti museali.
La documentazione
Per l’intera durata del progetto il gruppo di lavoro ha curato la documentazione di progetto (report degli incontri laboratoriali, foto e video).
Altre risorse consultabili
• backstage dedicato ai tre progetti pilota realizzati dai musei italiani (Museo “Adriano Bernareggi”, MUDEC e MUST) nell’ambito di “YEAD”
• sito web e pagina Facebook del progetto “YEAD”.
La verifica e la valutazione
La verifica e la valutazione sono state curate dalle referenti della Fondazione “Adriano Bernareggi” in collaborazione con la Fondazione Ismu:
• questionari qualitativi somministrati ai ragazzi all’inizio, a metà e alla fine del progetto: il primo per valutarne preconoscenze e consumi culturali, il secondo per valutare il raggiungimento degli obiettivi della prima fase, la soddisfazione e le diverse inclinazioni, l’ultimo per verificare complessivamente l’esperienza vissuta
• incontri per la verifica in itinere con la Fondazione Ismu e i gruppi di lavoro del MUST e del Museo “Adriano Bernareggi” (febbraio e maggio 2016)
• questionario predisposto da Fondazione Ismu per operatori museali e film-maker dei tre gruppi di lavoro, finalizzato a indagare le ricadute dei progetti pilota sul fronte dello sviluppo professionale, della crescita personale, delle politiche del museo.
La presentazione e la pubblicizzazione
• condivisione sui siti e social network di Fondazione “Adriano Bernareggi”, Ufficio Migranti della Diocesi di Bergamo, Cooperativa “Ruah”, Fondazione Ismu, “YEAD”
• condivisione del progetto con i partner italiani e francesi in occasione di un seminario bilaterale a Parigi (27-28 giugno 2016)
• presentazione dei tre progetti pilota e dei video realizzati dai partecipanti a Milano, in occasione della giornata di studi “Al museo si gira. Giovani, film-making e partecipazione culturale” (MUDEC, 11 novembre 2016), promossa da Fondazione Ismu
• presentazione del cortometraggio “Incontri al Museo” ai familiari dei ragazzi e al pubblico cittadino.
Le risorse finanziarie
Il progetto è stato cofinanziato dal programma “Creative Europe” e da Fondazione Ismu.
I punti di forza
Per l’equipe di progetto:
• una maggiore consapevolezza da parte dell’istituzione museale dell’importanza di realizzare progetti per avvicinare tipologie di pubblico spesso distanti, sfruttando le potenzialità di entrambi gli attori in gioco (museo e pubblici)
• la creazione di una rete di relazioni con i partner coinvolti, fondamentale nel processo attuativo di questo progetto pilota, ma anche ricca di potenzialità per la realizzazione di progetti futuri
• la crescita personale e l’acquisizione di nuove competenze, strategie di azione e metodologie spendibili nelle attività educative del museo, oltre alla possibilità di confronto con/tra operatori culturali e altre realtà museali
• l’opportunità di relazionarsi, confrontarsi e realizzare un percorso con un pubblico diverso rispetto a quello consueto del museo ha permesso di acquisire consapevolezze spendibili in progetti futuri
• la partecipazione costante e la disponibilità all’ascolto e alla sperimentazione da parte dei ragazzi è stato un elemento fondamentale per il buon esito del processo sotteso alla realizzazione del cortometraggio
• l’uso di un mezzo informale e vicino al pubblico giovane (il video) ha dato la possibilità anche ai ragazzi più riservati o con maggiori difficoltà linguistiche di esprimersi liberamente e di confrontarsi con gli altri
• le attività pratiche e il contatto diretto con gli oggetti museali si sono rivelati fondamentali per stimolare l’interesse dei ragazzi, costruire significati o lasciare spazio alla creatività e all’attribuzione di significati personali
• la qualità estetica e tecnica del prodotto finale, in vista del suo utilizzo per l’avvicinamento di ragazzi della stessa fascia d’età dei partecipanti al contesto museale.
Per i destinatari:
• la possibilità di lavorare liberamente all’interno degli spazi espositivi, trovandoli accoglienti e stimolanti (citazione dai questionari di valutazione: «ora penso ad un museo non solo come luogo di esposizione, ma anche di creazione di progetti e nuove idee»)
• la possibilità di lavorare in gruppo, confrontandosi e conoscendo diversi punti di vista («sono rimasto colpito dal clima di collaborazione e dal rispetto reciproco»; «proveniamo da paesi molto diversi ma comunque condividiamo molte passioni»)
• l’acquisizione di nuove competenze tecniche relative al linguaggio del film-making
• l’opportunità di espressione di sé
• lo sviluppo di un senso di appartenenza al territorio.
Le criticità emerse
Per l’equipe di progetto:
• la scarsa esperienza del gruppo di lavoro a fronte di un impianto progettuale complesso: questo ha comportato alcune criticità relative alla definizione di ruoli e responsabilità e al rispetto delle tempistiche, oltre a un’iniziale difficoltà nel focalizzare i corretti obiettivi del progetto pilota
• l’iniziale difficoltà dei partecipanti nell’esporre i propri punti di vista e le proprie esperienze, e la relativa iniziale difficoltà dell’equipe di progetto nel gestire i momenti più critici
• la tempistica troppo serrata per lo sviluppo del progetto nel complesso
• le difficoltà incontrate nel sincronizzare l’utilizzo di diverse tipologie di strumenti tecnologici in poco tempo.