“City Telling” (Bologna)

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna | Bologna

2009

Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
“City Telling” nasce come applicazione e sperimentazione pratica delle suggestioni ricevute durante il partenariato di apprendimento “European Museum Education and Young People: a Critical Enquiry” (2007-2009)
. Le tematiche al cuore di questo partenariato rappresentano un importante ambito di interesse e ricerca per il MAMbo, che in questi anni si sta impegnando per caratterizzarsi come luogo di scambio, dialogo interculturale e integrazione sociale. Le problematiche affrontate (cfr. “Formazione”) e le collaborazioni nate nel corso di “European Museum Education and Young People” hanno sollecitato il Museo a strutturare e a sviluppare un progetto con le caratteristiche rintracciabili in “City Telling”.

Gli attori coinvolti – la rete di progetto
· Ente promotore del progetto: MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
· Istituzioni partner: gruppi giovanili Katun e Katun Party; Quartiere San Donato, Bologna; Servizio Minori e Famiglie Poliambulatorio Pilastro; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (confronto metodologico per la stesura del progetto).

Gli operatori – l’equipe di progetto
L’equipe di progetto è stata composta da:
· Dipartimento educativo MAMbo:
– Cristina Francucci, consulenza scientifica
– Anna Caratini, coordinamento generale
– Ilaria Del Gaudio, educatore museale responsabile
· Daniele Campagnoli, operatore video
· Quartiere San Donato (pres. Riccardo Malagoli, Micaela Guarino, Elisabetta Zucchini)
· Servizio Minori e Famiglie Poliambulatorio Pilastro (Vincenzo Savini)
· Progetto Katun – Cooperativa attività Sociali (Silvia Branca, Antonio Fusaro e Piero Loi)
Con la collaborazione di IBC – Istituto Beni Culturali della Regione Emilia-Romagna (Valentina Galloni, Micaela Guarino, Antonella Salvi, Margherita Sani).

I destinatari
Giovani italiani e migranti tra i 14 e i 25 anni appartenenti ai gruppi giovanili Katun e Katun Party del Quartiere San Donato di Bologna per un totale di circa 15 partecipanti.

Gli obiettivi
Sottesa al progetto “City Telling” vi è la convinzione che «abitare il mondo significa umanizzare le cose, rendersele familiari, avere nei loro confronti quella sorta di consuetudine che sta alla base delle nostre quotidiane abitudini e delle nostre consumate abilità» (U. Galimberti, Il Corpo, 1983). Il territorio diventa uno spazio condiviso da cui partire per realizzare elaborati che ne raccontino l’identità percepita e vissuta, mappe geoemotive che indagano il rapporto tra soggetto e luogo, tra identità privata e spazio pubblico. L’intento è stato quello di fornire ai partecipanti nuovi strumenti per conoscere il territorio in cui vivono, offrendo loro la possibilità di ritrarsi “in loco”, costruendo un terreno comune, uno “spazio terzo” di condivisione culturale, linguistica ed estetica.
Obiettivi:
· favorire l’accesso ai luoghi della cultura e alle attività culturali, l’incontro con l’arte e i suoi mezzi espressivi per potenziare le capacità dei giovani di orientarsi in maniera critica e personale nel mondo delle comunicazioni e nel mondo che ci circonda
· sviluppare le potenzialità del museo come luogo di dialogo e promuovere un impegno più attivo nei confronti di tutti i cittadini, utilizzando il patrimonio come fonte di scambio interculturale
· creare un progetto intermuseale, fondato sulla condivisione di valori, metodi e buone pratiche.

Nel lungo termine, un obiettivo fondamentale di “City Telling” è di stabilire un legame duraturo tra il MAMbo e il gruppo coinvolto nel progetto, in modo da accrescerne il livello di “confidenza” con i luoghi e i linguaggi dell’arte contemporanea.

Da quando, per quanto
Da novembre 2008 a gennaio 2009 si è svolta la fase preliminare del progetto, dedicata alla sua comunicazione sul territorio e allo sviluppo delle relazioni tra le istituzioni coinvolte.
Da febbraio a giugno 2009 hanno avuto luogo le visite e i laboratori presso il Museo, incontri presso la sede dei gruppi Katun e Katun Party e le “passeggiate” sul territorio.
Nell’ultima fase del progetto (giugno-ottobre 2009), realizzazione di una piattaforma multimediale che contiene i contributi fotografici, video, testuali e sonori prodotti dai ragazzi (cfr. “Le fasi di lavoro”).

La formazione
La partecipazione del Dipartimento educativo MAMbo al partenariato d’apprendimento Grundtvig “European Museum Education and Young People” ha costituito un’importante occasione di formazione e aggiornamento del personale. Le tematiche affrontate hanno riguardato le buone pratiche per coinvolgere i giovani dai 16 ai 25 anni, nonché la possibilità di esaminare e valutare l’efficacia dei programmi dedicati all’educazione tramite l’arte contemporanea dedicati a tale fascia di età. Particolare attenzione è stata riservata alle modalità di approccio verso i giovani a rischio di emarginazione sociale (reale e potenziale).
Per quanto riguarda la formazione in itinere, è doveroso segnalare la partecipazione a incontri e convegni legati al progetto europeo “MAP for ID – Museums as Places for Intercultural Dialogue” (cfr. sotto), che hanno permesso di approfondire le tematiche legate al dialogo interculturale e all’integrazione sociale.


Come si articola – le fasi di lavoro
“City Telling” è uno dei sette progetti pilota selezionati in Emilia-Romagna nell’ambito del progetto europeo “MAP for ID – Museums as Places for Intercultural Dialogue”
.

Le principali fasi di lavoro:
· comunicazione sul territorio del progetto: sono stati effettuati diversi incontri con i responsabili del territorio, con gli educatori dei gruppi giovanili Katun e Katun Party e con i potenziali partecipanti
· visite e laboratori all’interno del Museo con i giovani interessati per favorire l’approccio ai linguaggi dell’arte contemporanea, considerati come pretesto iniziale per un percorso in cui lo sguardo rinnovato e la creatività personale sono fondamentali
· incontri dedicati a “passeggiate” nel quartiere: utilizzando la mappa del Quartiere Pilastro, i partecipanti hanno individuato i luoghi per loro significativi (scuole, biblioteche, giardini, installazioni urbane, punti d’incontro…), mettendo in comune suggestioni e storie personali e raccogliendole in un diario di viaggio, fatto di contributi fotografici, sonori e video
· progettazione di un supporto multimediale in collaborazione con il Dipartimento Educativo della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (cfr. scheda di progetto “City Telling” Torino) e il Museo Nazionale del Cinema (cfr. scheda di progetto “Map for Torino”). La piattaforma, che conterrà i contributi raccolti nel corso del progetto, è stata progettata tramite Google Earth; l’interfaccia visualizza i luoghi mappati, sarà accessibile a tutti i partecipanti al progetto, e può essere utilizzata per presentare i risultati del percorso e condividere buone pratiche con altri gruppi di lavoro e istituzioni culturali. Le caratteristiche grafiche sono state progettate da un gruppo di studenti del Primo Liceo Artistico (Curvatura Cinema e Arti Visive) di Torino, guidati dai Dipartimenti Educativi della Fondazione Sandretto e del Museo del Cinema; la realizzazione della piattaforma informatica è a cura di Ars Media.

Gli ambiti – le aree disciplinari
· narrazione scritta e orale
· narrazione per immagini (fotografia e video)
· espressione corporea/vocale
· sperimentazione di modalità di relazionali all’interno del gruppo
· comunicazione/espressione visiva.

Le strategie e gli strumenti
L’ipotesi progettuale e le premesse metodologiche sono nate dalla considerazione del patrimonio artistico come un prezioso strumento di integrazione sociale, nonché dalla consapevolezza che l’approccio ai linguaggi dell’arte contemporanea può attivare dispositivi – sia visivi che non – per analizzare e raccontare la propria esperienza nel mondo. L’artista, del resto, si nutre delle stesse suggestioni che sperimenta il cittadino nella realtà quotidiana. La differenza consiste nello sguardo, nel modo di vedere e di reagire a questi stimoli e nella disponibilità a lasciarsi stupire. L’arte contemporanea viene quindi concepita come motore di riflessioni sociali e personali, termometro sensibile di questioni attuali e quindi stimolo per la formulazione di domande che mettano in discussione idee preconcette e stereotipi.
Nella fase iniziale del progetto, il gruppo di lavoro formato da membri delle istituzioni partner si è confrontato sulle tematiche affrontate dal progetto (la città e il territorio), dialogando sulle modalità di conoscenza del Quartiere San Donato-Pilastro di Bologna, attraverso il reperimento di fonti iconografiche, la selezione di video e fotografie e l’individuazione delle risorse culturali e specifiche del territorio (piazze, giardini, spazi pubblici, punti d’incontro…) intorno alle quali poter strutturare un possibile itinerario con i futuri partecipanti.
La metodologia adottata dal Dipartimento Educativo è stata oggetto di confronto e scambio dapprima con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (per la stesura di un progetto educativo condiviso), e in seguito con le istituzioni coinvolte all’interno di “City Telling” – Bologna.  Di particolare rilevanza sono stati gli incontri effettuati con gli operatori sul territorio, insieme ai quali è stato possibile rivedere di volta in volta l’andamento del progetto stesso nei suoi esiti positivi e nelle sue criticità.
Ciascun incontro (sia al MAMbo sia al Pilastro) si è svolto alla presenza degli operatori sul territorio, degli educatori museali e dell’operatore video.
I laboratori realizzati presso l’istituzione museale hanno avuto il compito di stimolare un primo approccio ai linguaggi dell’arte contemporanea, grazie anche alle visite alla Collezione Permanente e alla mostra Giorgio Morandi 1890-1964. In seguito l’attività si è concentrata al Pilastro. La sede del Gruppo Katun è stata il punto di partenza per l’esperienza condotta sul territorio, che si è poi sviluppata attraverso passeggiate all’interno del quartiere.
I ragazzi hanno elaborato un personale tragitto nello spazio urbano, individuando dei luoghi significativi (scuola, musei, biblioteca, abitazioni private, giardini, luoghi di culto, installazioni urbane, servizi e punti d’incontro) e raccogliendo le proprie suggestioni in varie forme: immagini fotografiche, reperti e contributi audio-video.
Il vissuto dei giovani, le loro reazioni agli stimoli ricevuti, l’ascolto delle loro esperienze e vicende personali hanno sempre costituito il nucleo centrale intorno al quale lavorare e riflettere, anche per modificare l’assetto del progetto in corso d’opera e nei momenti di maggiore difficoltà.
La piattaforma multimediale, che raccoglie gli elaborati dei ragazzi e i luoghi mappati da ciascun gruppo, è stata concepita per essere uno strumento in progress, accessibile a tutti i partecipanti; l’interfaccia potrà essere utilizzata per presentare gli elaborati, oltre che per condividere metodologie e buone pratiche con altri gruppi di lavoro, operatori o istituzioni culturali.
Infine, sono stati fondamentali i momenti di incontro e di aggregazione al di fuori dell’andamento del progetto, come la partecipazione degli educatori museali ad attività promosse e coordinate dai Gruppi Katun, dalle cene di autofinanziamento ad alcune feste scolastiche. Tutto ciò ha permesso lo sviluppo delle relazioni interpersonali, migliorando la disponibilità dei ragazzi verso gli educatori museali (inizialmente considerati con una certa diffidenza) e aumentandone il coinvolgimento all’interno del progetto stesso.

La produzione
La produzione del progetto è molto variegata:
· video-interviste fatte ai ragazzi e autoritratti fotografici, utilizzati come preliminare riflessione sui concetti di identità e sulla relazione con il quartiere
· contributi audio-video di diversa durata (dai 2 ai 10 minuti) realizzati durante le passeggiate al Pilastro e nelle sedi di ritrovo dei gruppi Katun e Katun Party; nei video i ragazzi raccontano e si raccontano attraverso i luoghi selezionati (il parco per ricordare il primo bacio, il campetto da calcio per confidarsi o chiacchierare), attraverso dialoghi oppure canzoni e brevi performance
· una ricca produzione fotografica realizzata dai ragazzi e relativa ai luoghi mappati (40 fotografie)
· appunti grafici e scritti che raccolgono suggestioni e parole chiave suscitate dai luoghi mappati
· come “prodotto di formazione” è opportuno segnalare la predilezione per la fotografia e la disinvoltura acquisita nell’utilizzo di questo linguaggio da alcuni dei partecipanti, che stanno ipotizzando di sviluppare tale competenza anche al di fuori del progetto.

Infine, i laboratori condotti al Museo all’inizio del percorso hanno prodotto elaborati grafico-pittorici dedicati alla Collezione Permanente del MAMbo e alla mostra temporanea Giorgio Morandi 1890-1964.

La documentazione
La documentazione del progetto è stata curata dal Dipartimento Educativo del MAMbo e da un operatore video che ha affiancato gli educatori museali nel corso dell’intera durata del progetto, riprendendo tutte le fasi di lavoro: le visite, i laboratori in Museo e le “passeggiate” nel quartiere. Oltre al linguaggio fotografico e video è stata utilizzata una mappa del quartiere Pilastro per evidenziare i percorsi seguiti, i luoghi segnalati dai ragazzi e i punti di interesse incontrati lungo il tragitto.


Altre risorse consultabili
· pubblicazione finale del progetto “MAP for ID”: S. Bodo, K. Gibbs, M. Sani (a cura di), I musei come luoghi di dialogo interculturale: esperienze dall’Europa (2009)

· pubblicazione finale del partenariato d’apprendimento Grundtvig “European Museum Education and Young People” a cura di Eccom e IBC
.

La verifica e la valutazione
“City Telling” è stato continuamente monitorato dal Dipartimento Educativo del MAMbo.
A partire dalla fase preliminare sono stati effettuati diversi incontri tra i coordinatori delle istituzioni coinvolte e gli educatori. Inoltre, proprio a causa delle iniziali difficoltà riscontrate, l’attività di verifica parallelamente a quella di valutazione in progress sono state ulteriormente intensificate durante l’intera durata del progetto, che è stato di volta in volta adattato alle esigenze e ai tempi dei ragazzi. Gli educatori museali e gli operatori sul territorio hanno effettuato numerose riunioni per confrontarsi su una possibile metodologia comune e sulle modalità di coinvolgimento dei giovani, che a loro volta hanno partecipato ad alcuni importanti momenti di verifica e valutazione, confrontandosi verbalmente con gli educatori per fornire il loro personale contributo.


La presentazione e la pubblicizzazione
La visibilità del progetto è stata affidata a canali diversi:
· un DVD (contenente lo stesso materiale della piattaforma) da distribuire alle istituzioni partner del progetto, a colleghi e professionisti del settore, alle scuole frequentate dai partecipanti al progetto, e presso i gruppi Katun e Katun Party
· una presentazione nella sala conferenze del MAMbo, che ha avuto luogo il 26 giugno 2009 in occasione dell’incontro finale legato al partenariato di apprendimento Gruntvig “European Museum Education and Young People”

· una presentazione nell’auditorium della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo (17 settembre 2009), con la partecipazione di tutte le istituzioni partner, degli studenti e delle loro famiglie
· una presentazione presso la Fondazione Querini Stampalia di Venezia in occasione della XIII Giornata Regionale di Studio sulla Didattica Museale, “Fare spazio. Le relazioni educative nell’arte contemporanea” (2 ottobre 2009)
· una presentazione durante il convegno conclusivo del progetto europeo “MAP for ID”, tenutosi a Madrid dal 14 al 16 ottobre 2009 presso il Museo de Amèrica
· una presentazione in occasione del convegno “La città che cambia. Patrimonio culturale e identità locali” (Teatro delle Muse di Ancona, 19 novembre 2009)
· una presentazione del progetto presso il Pilastro-Quartiere San Donato di Bologna, che prevede la partecipazione dei ragazzi coinvolti durante il progetto.

Le risorse finanziarie
Il progetto è stato realizzato con fondi “MAP for ID”; il costo del personale impiegato a vario titolo nel progetto (ad esclusione dell’operatore video) è stato a carico dell’istituzione museale. Alcuni dei costi preventivati hanno subito variazioni in corso d’opera: in particolare, i costi di progettazione grafica e di realizzazione dell’interfaccia sono stati divisi con la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e il Museo Nazionale del Cinema di Torino.

I punti di forza
· il progetto ha costituito un importante primo passo nell’affrontare percorsi interculturali anche all’esterno del Museo, con un target di pubblico difficilmente raggiungibile per età e contesto culturale
· scambio di punti di vista differenti con i partner, confronto tra diverse metodologie operative
· sperimentazione e sviluppo delle competenze interculturali dello staff del Dipartimento Educativo del MAMbo
· sviluppo delle relazioni interpersonali che hanno portato al proseguimento degli incontri con i partecipanti su iniziativa spontanea dei ragazzi stessi e degli operatori sul territorio, sia per presentare il progetto e i suoi risultati al Pilastro, sia per sviluppare nuove e future tipologie di intervento.

Il progetto ha portato a risultati molto soddisfacenti nonostante un forte momento di difficoltà a metà percorso. Per superare questa fase problematica sono stati fondamentali il dialogo tra gli operatori dello staff di lavoro e momenti d’incontro con i ragazzi, anche non strettamente legati al progetto stesso. La conoscenza reciproca e lo sviluppo delle relazioni interpersonali hanno aumentato il coinvolgimento dei giovani all’interno del progetto e la loro disponibilità verso gli educatori museali. Anche il Museo, inizialmente percepito come un “qualcosa che non fa per me”, è stato riconsiderato sotto una nuova luce dai partecipanti.

Infine, “City Telling” ha esercitato un significativo impatto a livello istituzionale in termini di:
· rapporto con una tipologia di pubblico spesso distante dai luoghi dell’arte contemporanea
· impegno a realizzare un progetto interculturale su base annuale o a lungo termine.

Le criticità emerse
· iniziale difficoltà nel trovare un linguaggio comune tra educatori museali e educatori dei gruppi Katun e Katun Party
· iniziale difficoltà nell’adeguare la metodologia educativa del Museo a quella adottata all’interno dei gruppi; questo fattore ha avuto tuttavia dei risvolti positivi in termini di continuo monitoraggio del progetto, che è stato adattato alle esigenze e ai tempi dei ragazzi
· il Gruppo Katun ha attraversato alcune difficoltà per motivazioni esterne al progetto
· carenza di tempo
· diffidenza iniziale nei confronti del Museo.

Da queste criticità sono emersi alcuni importanti punti di attenzione per la progettazione di attività future:
· prevedere tempi lunghi per lo sviluppo di progetti come questo, in modo da consentire una maggiore conoscenza del contesto e dell’utenza specifica a cui il museo si vuole rivolgere, nonché lo sviluppo delle relazioni interpersonali tra i partecipanti
· considerare l’importanza di occasioni d’incontro mirate all’inserimento degli educatori esterni all’interno del gruppo di ragazzi coinvolti
· prevedere in tutte le fasi del progetto momenti in cui le istituzioni, gli educatori e i partecipanti coinvolti possano conoscersi reciprocamente, per stabilire un linguaggio e un sentire comuni, e instaurare un rapporto di fiducia reciproca.


Recapiti dell’ente promotore
MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
via Don Minzoni, 14 – 40121 Bologna
tel. 051.6496611
www.mambo-bologna.org 


Referenti del progetto
– Cristina Francucci, Dipartimento Educativo, consulenza scientifica
cristina.francucci@comune.bologna.it
– Anna Caratini, Dipartimento Educativo, coordinamento generale
anna.caratini@comune.bologna.it
– Ilaria Del Gaudio, Dipartimento Educativo, educatore museale responsabile
mamboedu@comune.bologna.it
tel. 051.6496627

Data di pubblicazione della scheda: dicembre 2009

Destinatari

Giovani italiani e di origine immigrata (fascia di età 14-25 anni) appartenenti ai gruppi giovanili Katun e Katun Party del Quartiere San Donato di Bologna

Partner

Gruppi giovanili Katun e Katun Party; Quartiere San Donato, Bologna; Servizio Minori e Famiglie Poliambulatorio Pilastro; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (confronto metodologico per la stesura del progetto)

Esiti/Prodotti

- video-interviste ai ragazzi e autoritratti fotografici; contributi audio-video realizzati durante le passeggiate al Pilastro e nelle sedi di ritrovo dei gruppi Katun e Katun Party; appunti grafici e scritti con suggestioni e parole chiave suscitate dai luoghi mappati
- “prodotto di formazione”: predilezione per la fotografia