Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Tra il 2009 e il 2012 il Museo Civico di Zoologia di Roma ha organizzato una serie di programmi ed esperienze per cittadini “non-visitatori”, potenzialmente marginalizzati e a rischio di esclusione culturale per motivi sociali, economici e attitudini culturali. I progetti sono nati dalla consapevolezza della necessità che i musei contribuiscano attivamente alla soluzione di problemi sociali e del territorio, e che promuovano una qualità della vita migliore e più dignitosa per tutti i cittadini, di qualsiasi età, provenienza, cultura e ruolo sociale. Le strategie messe in atto in questi progetti prevedevano:
• una presa di contatto con i potenziali partecipanti nelle loro sedi e luoghi di vita “fuori dal Museo” con un invito esplicito a visitarlo, sostenuto dall’osservazione di campioni degli esemplari e oggetti che avrebbero potuto trovare in Museo;
• visite al Museo con modalità informali, sperimentali, attive e partecipative;
• una fase finale di “restituzione”, con attività in Museo o “sul campo” gestite dai partecipanti, diventati a loro volta promotori culturali.
Il successo pubblico di questi progetti, realizzati con cittadini Rom, anziani delle periferie romane, centri di accoglienza giovanile ecc., e la riflessione sull’opportunità di sperimentare più ampiamente strategie apparentemente vincenti, sono stati per il Museo uno stimolo a cercare partner per una progettazione europea. I contatti con ECCOM – European Centre for Cultural Organisation and Management e con MeltingPro – Laboratorio per la Cultura (Roma) sono stati il presupposto per sviluppare un progetto per l’educazione degli adulti nell’ambito del Programma Grundtvig. La consolidata esperienza europea di ECCOM ha fornito le basi organizzative e progettuali all’interno delle quali sviluppare e sperimentare le esperienze museali. La collaborazione di MeltingPro, associazione culturale con la quale alcuni mediatori del Museo di Zoologia avevano sperimentato la tecnica dello storytelling digitale, ha permesso di inserire all’interno del percorso di ricerca il potenziale ruolo di questa tecnica nella valorizzazione e nella valutazione delle esperienze museali. Infine, i contatti del Museo di Zoologia con altri musei di storia naturale europei, interessati al problema della marginalizzazione o già esperti in questo campo, hanno permesso di costruire un’equipe “intermuseale” e il contesto logistico e tecnico all’interno del quale sviluppare le esperienze. È nato quindi il progetto europeo “DIAMOND – Dialoguing Museums for a new Cultural Democracy”, all’interno del quale il Museo di Zoologia ha costruito il suo sub-progetto “Il Museo come spazio di dialogo e costruzione culturale”. I partner di “DIAMOND” (v. sotto) hanno concordato le strategie di sperimentazione, condividendole totalmente, dal punto di vista sia delle metodologie (l’uso delle risorse museali e dello storytelling digitale) che dei destinatari (cittadini potenzialmente marginalizzati o svantaggiati). Il progetto del Museo di Zoologia si è articolato in cinque sub-progetti con diversi destinatari: giovani detenuti, rifugiati politici, immigrati, anziani e non udenti.
In questa scheda vengono riportate le esperienze realizzate con giovani rifugiati e “nuovi cittadini” di origine immigrata.
Gli attori coinvolti – la rete di progetto
A livello locale:
• Ente promotore del progetto: Museo Civico di Zoologia di Roma
• Istituzioni partner: Centro di accoglienza per giovani “Civico Zero”, 1° Centro Territoriale Permanente – Funzione Strumentale EDA, Istituto Comprensivo “Daniele Manin” (Roma)
Nelle esperienze progettuali non riportate in questa scheda (in quanto indirizzate ad altri pubblici), le istituzioni partner sono state anche: Istituto di Pena Minorile, Casal del Marmo, Roma; Centro anziani “Luigi Petroselli” di Settecamini; Circolo per non udenti “Tommaso Silvestri” di Roma.
A livello europeo:
• Museo Civico di Zoologia di Roma, Museo di Storia Naturale “Grigore Antipa” di Bucharest e Museo “Ion Borcea” di Bacau (Romania) e il Museo di Scienze Naturali di Valencia (Spagna)
• ECCOM e MeltingPro – Laboratorio per la Cultura.
Gli operatori – l’equipe di progetto
È stata privilegiata un’equipe interdisciplinare e con diverse competenze e professionalità, sia interne al Museo che esterne.
Operatori del Museo:
• Elisabetta Falchetti, Zoologa, (ora ex) Dirigente del Dipartimento educativo: coordinatrice e responsabile del progetto
• Carla Marangoni, Zoologa, Ricercatrice: disseminazione e relazioni con i partner
• Maurizio Morelli, Tecnico: responsabile del Museo mobile e assistente sul campo
• Pasquale Gattabria, Tassidermista: collaboratore alle esperienze e preparazione del materiale.
Collaboratori esterni:
• Valeria Bodò (Mediatrice museale)
• Angela Pelosi (Biologa, Mediatrice/educatrice museale)
• Elisa Di Carlo (Biologa, Esperta in educazione naturalistica)
• Gloria Guida (Esperta in Scienze dell’Educazione e valutazione)
• Nausicaa Ventresco (Sociologa)
• Andrea Iuli (Mediatore museale scientifico)
• Nicola Margnelli (Educatore ambientale, Mediatore museale)
• Pierfrancesco Pandolfi (Studente di Scienze ambientali, volontario).
Coordinatori per i partner di progetto:
• Yves Legal (Civico Zero)
• Elisabetta Furlan (1° Centro Territoriale Permanente – Funzione Strumentale EDA, Istituto Comprensivo “Daniele Manin”).
I destinatari
• rifugiati politici di diverse nazionalità, che hanno relazioni/contatti con il Centro di accoglienza “Civico Zero”
• immigrati che frequentano il 1° Centro Territoriale Permanente – Funzione Strumentale EDA, Istituto Comprensivo “Daniele Manin”.
Si tratta in entrambi i casi di giovani provenienti da molti Paesi africani e asiatici, ma anche dall’Est Europeo.
Il “Civico Zero” dovrebbe ospitare soprattutto ragazzi minorenni, ma in realtà dà accoglienza anche a giovani maggiorenni; la maggior parte di loro sono rifugiati politici, in fuga da Paesi in conflitto e per la maggioranza di sesso maschile.
Il CTP ha partecipato al progetto nel corso di due anni con varie classi, costituite da più o meno giovani immigrati di ambo i sessi, alcuni dei quali rifugiati, altri con condizioni di soggiorno e di lavoro regolari.
Il Museo ha inoltre incontrato molti ragazzi provenienti da altri Paesi del mondo, extraeuropei ed europei dell’Est, nell’Istituto di Pena Minorile di Casal del Marmo, dove purtroppo arrivano da condizioni di vita di strada, da mancanza di assistenza e/o da situazioni ai margini della legalità.
Gli obiettivi
Il progetto “DIAMOND” nel suo complesso si è proposto di:
• incoraggiare l’utilizzo del Digital Storytelling (DS) nei musei scientifici come strumento di espressione di sé e di comunicazione con l’altro, facendone quindi uno strumento utile a superare le barriere culturali
• analizzare le attività educative già praticate nei musei partner e rivolte a gruppi speciali
• formare in DS i professionisti che lavorano nei musei partner
• individuare strumenti e metodologie utili per valutare correttamente l’impatto sociale dei musei e delle attività da questi proposte
• promuovere il ruolo dei musei scientifici come luoghi privilegiati per l’accrescimento di conoscenze e lo sviluppo dell’individuo e come strumenti per la lotta all’esclusione sociale e all’emarginazione
• applicare i risultati ottenuti sul piano scientifico, metodologico e pratico.
Tuttavia, il Museo di Zoologia ha obiettivi suoi propri da sviluppare nel campo della sostenibilità, della pace, della giustizia e dell’armonia sociale, nella convinzione del ruolo insostituibile che la cultura, in particolare attraverso il patrimonio museale, può avere nel dialogo e nella comprensione tra differenti età, esigenze, provenienze, conoscenze e tradizioni. In particolare, il lavoro con la marginalizzazione o l’esclusione rappresenta una sfida programmatica e tecnica per il Museo, mettendolo a confronto con nuove dimensioni/competenze e attività professionali, nuovi pubblici, nuovi obiettivi e ruoli socioculturali. Oltre la sperimentazione, il progetto al Museo di Zoologia è stato visto anche come un’opportunità di arricchimento multidimensionale dell’esperienza/formazione istituzionale e di riflessione sui nuove mission e potenzialità del Museo stesso.
Da quando, per quanto
Il progetto è iniziato nell’ottobre del 2012 ed è terminato nell’ottobre del 2014. I primi mesi sono stati impegnati nell’auto-formazione e nella ricerca bibliografica; tutte le esperienze pilota sono iniziate a gennaio 2012, e si sono concluse a maggio 2014.
Quanto alle prospettive di continuità dell’esperienza, le visite al Museo e le relazioni costruttive con il Centro “Civico Zero” proseguono anche al di fuori del progetto: gli stessi ragazzi che vi hanno partecipato continuano ad andare al Museo portandone altri. Le relazioni con il CTP proseguono attraverso alcuni insegnanti particolarmente motivati. Molte strade di collaborazione si sono aperte, ma non c’è ancora una progettualità definita su come continuare. Insieme ad alcuni vecchi e nuovi partner, è stata inoltrata una nuova richiesta di finanziamento alla Commissione Europea per proseguire il progetto in musei d’arte, e si è in attesa di risposta.
La formazione
Tutta l’equipe aveva esperienze pregresse nel campo della mediazione museale, acquisita nei precedenti progetti di inclusione culturale del Museo di Zoologia (v. voce “Da dove ha avuto origine”). Questa aveva richiesto una “appropriazione” delle risorse del Museo, sia come spazi che come collezioni, storie, tecniche espositive, professionalità, ecc. Molti focus group di auto-formazione sono stati effettuati per progettare e valutare tecniche di comunicazione e tipo di attività. In questo progetto, inoltre, molta attenzione è stata dedicata al problema della diversità culturale, in particolare nel rapporto con gli animali (non solo in termini di conoscenze, ma anche di diversità di lingue e rappresentazioni sociali), e di come affrontarla; per questo, sono state cercate e studiate forme narrative di altri Paesi, dai quali potenzialmente potevano provenire i destinatari, e sono stati intervistati alcuni ragazzi del “Civico Zero”, con i quali si era instaurato un fecondo rapporto di fiducia e scambio. Questi stessi ragazzi sono diventati mediatori ”spontanei”, formandosi (su loro richiesta) sulle caratteristiche del Museo, per condurvi altri giovani.
La revisione e l’analisi costante (quasi giornaliera) delle attività effettuate, dei loro punti di forza e debolezza ha costituito una ulteriore occasione di formazione (ricerca-azione).
Prima dell’inizio delle attività, inoltre, è stata raccolta una (purtroppo modesta) bibliografia su progetti di inclusione e dialogo interculturale.
In vista della sperimentazione dello storytelling digitale, alcuni membri dell’equipe hanno avuto una formazione teorica e pratica sulla narrazione e in particolare hanno fatto esperienza di realizzazione di storytelling digitale, a partire dalle proprie. La bibliografia disponibile sull’uso di questa tecnica, in particolare in ambito museale, è stata accuratamente studiata.
Come si articola – le fasi di lavoro
Il progetto ha avuto una fase iniziale di progettazione di tempi e caratteristiche comuni a tutti i partner europei. Successivamente si è articolato secondo tempi ed esigenze/caratteristiche proprie del Museo di Zoologia:
• raccolta bibliografica e numerosi focus group dell’equipe del Museo e dei collaboratori esterni
• contatto con i partner di “Civico Zero” e CTP
• incontri con il responsabile culturale del “Civico Zero” e incontri con gli insegnanti del CTP
• organizzazione degli incontri con i ragazzi al “Civico Zero” e del CTP, con esemplari delle collezioni dl Museo
• incontri per “invitare” e sensibilizzare/interessare i potenziali partecipanti al progetto nelle rispettive sedi, con osservazione del materiale museale predisposto
• visite al Museo (ripetute), anche con laboratori di tassidermia e/o preparazione di calchi
• incontri nelle sedi dei partner e nel Museo per raccogliere le “narrazioni” (per lo storytelling) di entrambi i gruppi
• registrazione delle narrazioni per la digitalizzazione e raccolta di materiali per illustrare lo storytelling digitale
• realizzazione di alcune storie digitali
• incontro pubblico al “Civico Zero” per presentare le opere realizzate
• valutazione finale
• preparazione della documentazione da raccogliere in un DVD e in un handbook.
In realtà la valutazione ha accompagnato tutte le fasi operative del progetto, anche per “modularlo” in corso d’opera e adattarlo alle diverse esigenze e situazioni. Sono previste ulteriori fasi finali di valutazione e discussione e presentazioni a livello europeo.
Gli ambiti – le aree disciplinari
Il Museo Civico di Zoologia rientra nel novero dei musei naturalistici; pertanto, l’ambito delle esperienze culturali offerte è quello delle discipline naturalistico-ambientali, in particolare della biologia animale.
Tuttavia, le esperienze non sono mai state irrigidite in strutture né in contenuti disciplinari formali. Le differenze culturali e le possibilità di dialogo emergono proprio quando le rispettive conoscenze sono espresse, valorizzate e messe a confronto. Inoltre, poiché il Museo promuove immaginazione e creatività, le esperienze hanno dato spazio a componenti artistiche, letterarie ecc. dei partecipanti, e forse a molto di più; come scrive Dimitri, uno degli amici-ospiti del Museo: “Miti, storie, racconti giravano nel Muse o… Abbiamo parlato di un sacco di cose anche della nostra vita là dentro …. Siamo andati oltre il conoscere”. Questa impostazione interdisciplinare, trasversale e interculturale forse non è piaciuta a tutti gli insegnanti del CTP che avrebbero preferito “classiche” lezioni di approfondimento dei temi trattati in classe (in particolar modo quelli evoluzionistici, vista la difficoltà di affrontarli con moti studenti di religione musulmana). Al contrario, è stata molto apprezzata nel “Civico Zero”.
Le strategie e gli strumenti
Sono state riproposte alcune delle strategie risultate vincenti nei precedenti progetti sperimentali:
• l’incontro preliminare nelle varie sedi (“Civico Zero” e Scuola “Daniele Manin”) con l’osservazione di alcuni esemplari delle collezioni del Museo e l’invito alla visita;
• le visite al Museo con modalità sperimentali, interattive e informali;
• l’attività di restituzione in Museo o in altre sedi territoriali, che ha incluso anche lo Storytelling digitale.
Coerentemente con l’obiettivo di sperimentare le potenzialità del Museo nel coinvolgimento di questi cittadini a rischio di esclusione, tutte le attività, sia all’interno che all’esterno del Museo, sono state impostate sull’uso e la valorizzazione delle risorse museali. Anche durante le esperienze al Museo, essendo i partecipanti di culture diverse – alcune delle quali nemmeno “prevedono” musei – si è cercato di far conoscere la realtà museale, i suoi significati culturali, le sue attività e il suo ruolo sociale, piuttosto che i contenuti formali delle esposizioni o altri programmi pre-definiti. Il Museo e le sue collezioni animali sono stati quindi utilizzati come contesto concettuale ed esperienziale per mettere a confronto preconoscenze, visioni, esperienze, significati, valori, e per costruirne o accettarne di nuovi, come quelli scientifici.
I problemi di comunicazione interlinguistica sono stati superati dalla conoscenza di più lingue degli operatori e con la collaborazione di mediatori linguistici (ad esempio per i numerosi ragazzi afgani o provenienti da vari Paesi africani). Durante gli incontri con i partecipanti al progetto sono sempre stati presenti almeno cinque operatori, per ricevere appropriatamente, accompagnare, dialogare, rispondere alle domande (tutti gli operatori parlavano la lingua inglese e francese, oltre ovviamente a quella italiana).
Sono state effettuate visite al Museo, osservazioni di laboratorio, focus group, incontri per la realizzazione delle storie (per questo sono stati necessari microfoni/registratori e PC). Tra gli incontri, sono risultati particolarmente graditi e proficui quelli in cui si organizzavano gli storycircles, ovvero i “circoli delle storie” (attraverso una serie di giochi, il facilitatore aiuta gli storytellers a identificare l’argomento della storia che verrà poi prodotta digitalmente); tutti partecipanti erano fortemente motivati e coinvolti nella narrazione, che si è rivelata una delle strategie vincenti e punto di forza del progetto.
La produzione
I giovani rifugiati del “Civico Zero” spesso si fermano per poco tempo a Roma, in attesa di viaggiare verso altri Paesi di accoglienza. Di molti ragazzi, quindi, il Museo non ha traccia consistente di testimonianze e prodotti. Tuttavia, la maggior parte di quelli che il Museo ha incontrato ha lasciato almeno una storia personale o una storia riferibile all’esperienza con il Museo.
I ragazzi che sono stati per tempi più lunghi o che ancora attualmente risiedono in Italia hanno partecipato alla realizzazione delle storie digitali, hanno prodotto entusiasmanti documentazioni artistico-fotografiche e narrazioni sotto forma di filmati. Più di un numero del giornale del “Civico Zero” (il “Griot”) è stato dedicato alle esperienze effettuate in e con il Museo. Molti ragazzi hanno “scoperto” non solo il Museo di Zoologia, ma il museo come istituzione, e hanno continuato a frequentarlo. Tutti quelli che ora si trovano in altri Paesi europei hanno continuato a inviare messaggi e foto. Si è instaurato con questo Centro un rapporto costruttivo e costante che il Museo spera possa proseguire e consolidarsi ulteriormente.
Quanto agli studenti del CTP, la maggior parte di loro ha optato per la produzione di “storie” di animali, connesse con le loro esperienze nei Paesi di origine, scrivendole in lingua madre e in italiano o inglese o francese. Tre delle storie sono state digitalizzate. Anche in questo caso, la “produzione” maggiore è stata l’acquisizione dell’esistenza e del ruolo dei musei. Degli oltre 250 studenti immigrati conosciuti, solo uno conosceva realtà museali a Roma (“ci passo davanti quando vengo a scuola!”) – e la maggior parte non era neanche a conoscenza dell’esistenza dei musei nei rispettivi Paesi di origine – malgrado la maggior parte di loro risiedesse a Roma da lungo tempo e frequentasse una scuola italiana. Quasi tutti hanno espresso il desiderio di tornare, anche con familiari e amici.
Un valore aggiunto della “produzione” è il dialogo fiducioso che si è instaurato tra operatori e partecipanti al progetto, malgrado le differenze culturali, di età, abitudini, ecc.
La documentazione
Tutto il progetto è stato accompagnato da attività o prodotti di documentazione. Gli incontri sono documentati da report scritti dagli operatori osservatori (a turno), da documentazione fotografica e filmati.
Le storie digitali costituiscono una ulteriore documentazione disponibile.
Nell’ambito del progetto “DIAMOND”, è stato realizzato un film che li raccoglie, la pubblicazione Storie per i musei. Musei per le storie, che racconta le esperienze e i loro presupposti, e un CD che riunisce molta della documentazione-testimonianza della fase italiana del progetto.
Alcuni dati preliminari sono stati pubblicati sul sito del progetto e presentati a convegni nazionali e internazionali. L’intera documentazione è disponibile.
Altre risorse consultabili
• Diverse narrazioni sviluppate nell’ambito del progetto sono pubblicate in: Bodo S., Mascheroni S., Panigada M. G. (a cura di), Un patrimonio di storie. La narrazione nei musei, una risorsa per la cittadinanza culturale, Mimesis Edizioni, Milano, 2016.
• Nel DVD allegato alla versione italiana dell’handbook sono riuniti documenti in pdf, filmati, ecc.
La verifica e la valutazione
Con il progetto “pilota” del Museo di Zoologia sono stati sperimentati percorsi nuovi, e dall’esito imprevedibile, con destinatari di cui non si conoscevano attitudini culturali, capacità linguistiche, interessi ecc. Né, d’altra parte, erano noti al Museo sistemi di valutazione “su misura”, sia per le esperienze che per la sperimentazione del Digital Storytelling (DS) e delle strategie di valutazione.
Per coerenza con la complessità di prospettive del progetto e per rilevare esiti attesi o inattesi, sono stati adottati, quindi, criteri e strumenti di valutazione qualitativa-interpretativa, capaci di rilevare conoscenze, opinioni e percezioni spontanee dei partecipanti non solo a proposito dei DS, ma piuttosto dell’intera esperienza.
I criteri che hanno indirizzato la valutazione sono stati i seguenti:
• l’impatto del museo è personale e ciascun individuo lo percepisce come esperienza unica e lo esprime diversamente; pertanto, oltre a fornire molteplici opportunità di espressione ai partecipanti stessi e/o permetterne la scelta (DS, testi, disegni, foto, produzioni artistiche, film, ecc.), sono stati adottati sistemi di raccolta dati non standardizzati, ma piuttosto ampi e variati, per aumentare la probabilità di cogliere le diverse reazioni individuali;
• le esperienze in museo possono avere un impatto su conoscenze e competenze, ma anche su altri aspetti della personalità dei partecipanti, come creatività, interesse, ispirazione, valori, motivazioni, e sulle loro forme di intelligenza emozionale, estetica, linguistica, ecc.; pertanto, sono state utilizzate strategie di verifica e valutazione capaci di rilevare eventuali effetti e cambiamenti su un ampio spettro di potenzialità mentali, emozionali, sensoriali e comportamentali. Come indicatori di impatto/cambiamento, sono stati usati con flessibilità i modelli Generic Learning Outcomes – GLOs (Museums Libraries and Archives Council, 2008) e i Generic Social Outcomes – GSOs (Museums Libraries and Archives Council, 2008);
• si è considerato che il valore delle esperienze culturali non risiede solo nei risultati/esiti o prodotti, ma anche nei processi attivati; nel caso dei partecipanti al progetto, in particolare, non era prevedibile l’esito della realizzazione di DS, ma è stato ritenuto interessante valutare quanto e come fossero coinvolti nelle azioni e negli interventi di preparazione.
Sono stati utilizzati per la valutazione questionari con risposte aperte, interviste, focus group, brainstorming, conversazioni tra partecipanti e/o con gli operatori museali (prima e dopo le esperienze), di cui è stata effettuata l’analisi del testo.
Anche tutti i prodotti sono stati valutati da un gruppo ristretto degli operatori, più esperti in valutazione. Questo tipo di valutazione ha permesso di identificare alcuni punti di forza e debolezza delle esperienze; allo stesso tempo, ha aiutato i partecipanti a prendere consapevolezza dei propri processi mentali, emotivi e dei cambiamenti della loro personalità.
Anche gli operatori hanno monitorato i cambiamenti da loro vissuti, con report e portfolio.
La presentazione e la pubblicizzazione
Il progetto è stato presentato in numerosi convegni nazionali (ad esempio il Congresso annuale dell’Associazione Nazionale dei Musei Scientifici, a Venezia, nel novembre 2013, al Convegno dei Direttori della Rete dei Musei naturalistici del Lazio, ecc.); in Congressi internazionali (ad esempio all’International Conference “The Future of Education” a Firenze, Siviglia, ecc.), alla Conferenza annuale dell’ECSITE – The European Network of Science Centres and Museums (l’Aja, 2014) e in occasione di meeting europei per la formazione dei mediatori museali (Lisbona, settembre 2013; Barcellona, novembre 2013; Copenhagen, marzo 2014; Roma, gennaio 2014; Tartu, aprile 2014).
Le risorse finanziarie
Finanziamento europeo (“Lifelong Learning Programme” Grundtvig).
I punti di forza
Prima di questo progetto al Museo di Zoologia era stata maturata un’esperienza con altri pubblici potenzialmente marginalizzati; tuttavia, le situazioni che ci si sono presentate con i giovani rifugiati e con gli studenti del CTP erano sempre nuove e mai sufficientemente sperimentate. Pertanto, le strategie di azione erano tutte da inventare e verificare, eppure si sono rivelate di successo e hanno costituito i punti di forza delle esperienze e dell’intero progetto:
• ancora una volta si è rivelata come vincente la strategia della ricerca e dell’incontro con “invito” fuori del Museo, in quanto nessuno dei partecipanti vi si sarebbe recato spontaneamente per mancanza di informazioni o per soggezione culturale o scarsa attitudine (molti si sono meravigliati dell’ospitalità e dell’attenzione che hanno ricevuto in Museo, e sono rimasti a lungo in atteggiamento di gratitudine);
• il contatto con gli oggetti/esemplari museali (in questo caso animali) ha stimolato interessi e ha permesso di costruire conoscenze e significati, indipendentemente da livelli di studio, preconoscenze o differenze culturali; le attività pratiche e osservative e le visite poco strutturate hanno lasciato spazio a interessi, creatività e attribuzione di significati personali;
• l’uso di linguaggi informali e variati ha incrementato la possibilità di comunicazione e dialogo con persone di diversa preparazione, impostazione culturale, esperienza di studio;
• il Museo (e le sue collezioni) è stato presentato come contesto “sociale” per alimentare una conoscenza reciproca e un incontro tra diverse culture, piuttosto che come “luogo sacro” di scienza;
• l’approccio e le condizioni di visita “dialoganti” (prive di interventi culturalmente impositivi, autoritari o paternalistici) hanno incoraggiato persone insicure o disinserite culturalmente ad esprimere/confrontare i propri valori e saperi;
• l’impegno richiesto nello storytelling o nella produzione di altre opere personali ha motivato, coinvolto, sollecitato ispirazione, creatività, partecipazione.
Le criticità emerse
• i ragazzi del “Civico Zero” (i rifugiati politici in generale) spesso sono solo in transito; è difficile pertanto impegnarli in esperienze prolungate nel tempo;
• gli studenti del CTP sono spesso lavoratori che frequentano queste apposite scuole per acquisire un titolo di studio che permetta loro di progredire; sono pertanto incostanti nella frequenza scolastica e quindi nelle esperienze che il Museo ha loro proposto;
• le difficoltà linguistiche (i rifugiati politici giungono da molti Paesi del mondo, dei quali le lingue non sono diffuse) sono notevoli e a volte insuperabili per mancanza di mediatori;
• l’ingresso gratuito al Museo è garantito solo ai minori e alle regolari classi scolastiche. La gratuità a tutti i partecipanti (minori o maggiorenni), quindi, è stata assicurata dalla partecipazione al progetto. Tuttavia, molti tra coloro che volevano tornare con familiari e amici hanno visto un impedimento nel pagamento del biglietto.
Recapiti dell’ente promotore
Museo Civico di Zoologia
via Ulisse Aldrovandi, 18 – 00197 Roma
www.museodizoologia.it
info@museodizoologia.it
Referente del progetto
Elisabetta Falchetti
collaboratrice esterna (ex Funzionario Direttivo Zoologo del Museo)
tel. 06.67109262
elisabettamaria.falchetti@comune.roma.it
Data di pubblicazione della scheda: novembre 2014