“My Place / My Voice”

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea | Bergamo

2018

Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Il progetto “My Place / My Voice” si basa sull’esperienza pluriennale maturata da GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo sul fronte delle politiche di sviluppo dell’accesso e di inclusione sociale/culturale (per una panoramica completa delle azioni intraprese dalla GAMeC a partire dal 2001, clicca qui).
Negli ultimi anni in particolare, il Museo si è dedicato a esplorare il potenziale della narrazione come strumento duttile e congeniale alla mediazione del patrimonio culturale, alla promozione della cittadinanza attiva e alla creazione di “nuove appartenenze”. Un primo esito di questa innovativa attenzione allo strumento narrativo applicato in contesti museali è stato il progetto “12 narratori in cerca d’autore”, nell’ambito del quale 12 dei 33 Mediatori Museali che dal 2007 collaborano con GAMeC (cfr. scheda del primo corso di formazione) hanno creato altrettante narrazioni in italiano e in lingua madre, ognuna delle quali legata a un dipinto della Collezione Permanente e risultante da un intreccio tra avvenimenti storici (macrostoria), dati artistici e vissuti autobiografici, al fine di incoraggiare una nuova modalità di approccio alle opere. Le narrazioni sono state costruite non solo per un futuro pubblico “in presenza” al museo, ma per gli studenti del corso di Digital Video della NABA – Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, che su di esse e sulle opere scelte dai mediatori hanno dovuto lavorare alla realizzazione di un video originale, con un linguaggio proprio. In tal senso, il museo si è configurato come luogo non solo di promozione della cultura, ma anche di valorizzazione dei talenti emergenti con un’importante opportunità di lavoro.
Partendo da queste molteplici esperienze di inclusione sociale e interculturale, si è sviluppato il percorso “Oltrevisioni. Nuove cittadinanze culturali”, di cui “My Place / My Voice” rappresenta la terza annualità (cfr. voce “Come si articola – Le fasi di lavoro”).

Gli attori coinvolti – la rete di progetto
• Ente promotore: Comune di Bergamo, Assessorato alle Politiche Giovanili
• Istituzione partner di questa sezione del progetto “Otrevisioni”: GAMeC di Bergamo.

Gli operatori – l’equipe di progetto
• Giovanna Brambilla, Responsabile Servizi Educativi GAMeC, responsabile di progetto
• Clara Manella, Coordinamento Servizi Educativi GAMeC
• Rita Ceresoli, Educatrice museale della GAMeC
• Clara Luiselli, Educatrice museale della GAMeC e artista
• Francesca Zorz, Elisa Pellegrini, Marta De Amicis, Tirocinanti
• Michela Benaglia, Consorzio Sol.Co Città Aperta
• i giovani autori delle narrazioni: Nisrin Amayoune (Marocco), Jahmilah Anacoura (Seychelles), Embarka Bahrini (Tunisia), Said Bara (Costa d’Avorio-Burkina Faso) Dana Bekdash (Siria), Meryem Boumediene (Marocco), Maria Bianca Carp Grecu (Romania), Inasse Dirane (Marocco), Bevjon Doko (Albania), Rim Es-Sbai (Marocco), Annabella Gutierrez (Ecuador), Angela Piaggio (Argentina), Mariam Soumahoro (Costa d’Avorio), Karla Valenzuela (Ecuador), Astrid Zelaya (Bolivia).

I destinatari
• del percorso di conoscenza del museo e di creazione di narrazioni che intreccino le informazioni sulle opere alla propria biografia: diciannove ragazzi migranti di cosiddetta “seconda generazione”, di età compresa tra i 17 e i 25 anni (di cui tre non hanno concluso il percorso, e una quarta ha concluso il percorso ma non ha voluto poi affrontare il momento conclusivo delle narrazioni)
• delle narrazioni: i visitatori del museo, i coetanei, insegnanti di scuole superiori che hanno partecipato a una narrazione considerata “occasione formativa”, ospiti di comunità di profughi o di minori, educatori, formatori.

Gli obiettivi
Il progetto si è proposto di creare un passaggio di testimone dai ragazzi coinvolti ai loro coetanei attraverso processi di partecipazione creativa, sfatando l’immagine del museo come luogo delle scolaresche o degli adulti, in cui è possibile solo una relazione di ascolto (dell’esperto), devozione, rispetto e distanza.
Più in particolare, il titolo “My Place / My Voice” ha voluto condensare le finalità che si è posta la GAMeC:
• il museo deve diventare “My Place”, luogo di partenza e di appartenenza, in cui ci si riconosce perché viene costruito un legame fondato sia sulla conoscenza dello spazio e delle collezioni, sia sull’attivazione di un processo di lettura di queste ultime in cui ci si possa mettere in gioco con coraggio, in un contesto di ascolto e valorizzazione di ciascuno
• “My Voice”, invece, segna il terzo e ultimo step di “Oltrevisioni”. Dopo avere dialogato con i pari e altri tipi di pubblici attraverso un catalogo (“My Place / My Texts”), quindi uno strumento che non richiede la presenza e lo scambio diretto tra i partecipanti al progetto e i visitatori, e dopo la creazione di brevi video (“My Place / My Face”), in cui i ragazzi “ci mettono la faccia” ma, di nuovo, non sono chiamati a un’interazione reale con il pubblico, “My Voice” mette a contatto diretto i partecipanti al progetto con varie tipologie di pubblico, dai coetanei agli adulti.

Obiettivi per i destinatari
• acquisire una conoscenza storica e artistica della Collezione Permanente della GAMeC
• sviluppare la percezione di sé nello spazio in un contesto culturale storico-artistico
• superare la tradizionale modalità di fruizione passiva delle opere, con un rovesciamento di sguardo che pone la persona al centro di un processo di risignificazione dell’immagine
• sviluppare l’abilità di trasporre la lettura dell’opera – una lettura non arbitraria, ma nata da un confronto stringente con la sua creazione e il suo significato, così come la biografia dell’artista, sia quella prettamente professionale che le vicende familiari – in una narrazione in cui la propria vita riesca a intrecciarsi con le opere. In questo modo sia il narratore che l’opera vivono un processo di implementazione di significato, di valorizzazione di senso: l’opera dimostra di poter essere usata come metafora di categorie universali, e il narratore attiva un processo di identificazione che abbatte le barriere di fruizione passiva del museo.

Obiettivi per il Museo
• favorire la partecipazione attiva alla vita del museo dei giovani coinvolti nel progetto, partendo dal presupposto che attraverso l’identità del singolo è possibile creare una descrizione dell’opera in grado di veicolare a un ampio uditorio non solo informazioni storico-artistiche, ma anche suggestioni legate alla sfera emotiva e relazionale; queste ultime consentono ai fruitori della Collezione Permanente di apprendere una nuova modalità esperienziale di confronto con il patrimonio culturale, mettendosi in gioco in prima persona
• arricchire la conoscenza del patrimonio artistico della GAMeC grazie alle competenze e alla ricchezza degli spunti di lettura che i ragazzi hanno messo in gioco sul fronte della multiculturalità, essendo migranti di seconda generazione
• fornire gratuitamente ai giovani visitatori della GAMeC delle modalità inedite di avvicinamento alle opere d’arte, attraverso un processo che mette in gioco non solo le conoscenze e le competenze, ma anche le curiosità e le emozioni
• fornire gratuitamente a svariate tipologie di pubblico – famiglie, profughi, ospiti di comunità, educatori e formatori, docenti – la possibilità di sperimentare la metodologia della narrazione come nuovo approccio all’arte, attraverso la freschezza e l’emozione che i giovani narratori hanno saputo trasmettere
•  promuovere l’immagine della GAMeC come un museo aperto e sensibile alle problematiche dell’integrazione e dell’accessibilità museale da parte dei pubblici giovanili e di nuovi pubblici
• veicolare a un pubblico giovane e più ampio il sito del museo
• valorizzare l’esperienza dei partecipanti attraverso una restituzione al territorio volta a rafforzare il senso di appartenenza al museo e la ricaduta che questo può avere nelle conversazioni e nelle frequentazioni tra pari, e tra adulti, attraverso la formazione di gruppi che hanno potuto usufruire di un calendario di visite al termine del progetto
• formare, con attenzione e investimento di tempo e risorse, dei possibili futuri “narratori” del museo, confidando nella futura frequentazione dei protagonisti di quest’ultima edizione di “My Place” e del progetto nel complesso.

Da quando, per quanto
Progettazione “Oltrevisioni” per conto del Comune di Bergamo, che ha partecipato al bando “Protagonismo culturale dei cittadini” indetto da Fondazione Cariplo: aprile-giugno 2017.
Sviluppo e realizzazione di “My Place / My Voice” (terza annualità di “Oltrevisioni”): settembre 2017 – maggio 2018.

Come si articola – le fasi di lavoro
“My Place / My Voice” è un percorso inserito in “Oltrevisioni”, un articolato programma di attività e iniziative promosso dagli Assessorati alla Cultura e alle Politiche Giovanili di Bergamo che ha ottenuto il finanziamento di Fondazione Cariplo.
Nello specifico, ai Servizi Educativi della GAMeC è stato chiesto di pensare a un nuova modalità di interagire con l’arte, dedicata a ragazze e ragazzi migranti di seconda generazione, che potesse svilupparsi su tre annualità: la prima dedicata al testo scritto (“My Place / My Texts”), la seconda alla realizzazione di video (“My Place / My Face”), e la terza a un’attività di storytelling e di percorsi guidati (“My Place / My Voice”).

Pre-progettazione
• ricerca delle modalità di costruzione di un progetto sulle indicazioni e le richieste del Servizio Giovani del Comune di Bergamo, che ha individuato nei ragazzi migranti di seconda generazione i fruitori per i quali progettare un percorso triennale
• focus group con lo Staff GAMeC e la Responsabile dei Servizi Educativi per la stesura del progetto “Oltrevisioni” e presentazione del progetto con il Comune di Bergamo.

Progettazione
La progettazione del progetto si è articolata nelle seguenti fasi:
• individuazione e progettazione delle modalità di sviluppo del percorso
• individuazione dei conduttori del progetto: l’educatrice Rita Ceresoli (già coinvolta nelle due precedenti edizioni) e l’educatrice e artista Clara Luiselli (con esperienza pregresse in contesti differenziati, dai ragazzi agli adulti, dalla casa circondariale alla disabilità)
• articolazione delle modalità di svolgimento del percorso, concordata dai conduttori con la Responsabile dei Servizi educativi della GAMeC
• condivisione e preparazione di materiali bibliografici e testi di consultazione
• reclutamento dei partecipanti al progetto attraverso pubblicizzazione, a partire dal mese di giugno 2017.

Ciclo di incontri per la conoscenza della Collezione Permanente e la creazione delle narrazioni
Gli incontri si sono concentrati da settembre 2017 a febbraio 2018, partendo dall’esplorazione della Collezione Permanente, per poi passare all’individuazione delle opere da inserire nella propria narrazione, e quindi concludersi con l’articolazione della narrazione e le prove di esposizione della stessa.
– Tre sono i gruppi che quest’anno si sono confrontati con il museo, suddivisi sulla base del loro “ingresso” nel progetto: Nisrin Amayoune, Embarka Bahrini, Meryem Boumediene, Maria Bianca Carp Grecu, con noi dalla prima edizione, a cui si è aggiunta Mariam Soumahoro, hanno lavorato con l’educatrice museale e artista Clara Luiselli, anche per dare loro l’opportunità di confrontarsi con una persona diversa da Rita Ceresoli, l’educatrice museale che li aveva seguiti negli anni precedenti. Il secondo gruppo, formato da Bevjon Doko, Annabella Gutierrez, Angela Piaggio, Karla Valenzuela (con noi già dalla seconda annualità), e il terzo gruppo, composto da Jahmilah Anacoura, Said Bara, Dana Bekdash, Inasse Dirane, Rim Es-Sbai (alla loro prima esperienza), hanno invece lavorato con Rita Ceresoli. Ad accompagnare i percorsi sono state Michela Benaglia, del Consorzio Sol.Co Città Aperta, e le valide “tutor” Elisa Pellegrini e Francesca Zorz, tirocinanti. Nella parte della realizzazione delle narrazioni, i ragazzi sono stati seguiti da Marta De Amicis, tirocinante.
– Il numero di incontri è stato variabile (circa 10 per gruppo), perché in alcune occasioni le educatrici hanno incontrato anche solo una o due persone per recuperare l’assenza a incontri in calendario, o per approfondire e perfezionare le narrazioni.
Gli incontri hanno avuto un taglio laboratoriale e sono stati pensati tenendo in considerazione la necessità sia di introdurre i ragazzi “nuovi” alle collezioni del museo, all’arte contemporanea e ai suoi linguaggi, sia di mantenere vivi l’interesse, la curiosità e la motivazione dei partecipanti reduci dall’esperienza degli anni precedenti, pur prevedendo un lavoro sulle stesse opere.
– Durante il percorso sono stati organizzati degli incontri nella biblioteca della GAMeC, per incentivare ragazzi e ragazze all’utilizzo di questo spazio e delle sue risorse, e per sollecitare la curiosità e la ricerca autonoma.
– La creazione delle narrazioni ha preso avvio da una identificazione e selezione ponderata e consapevole delle opere con le quali i partecipanti intuivano un legame importante. Le ragioni di tale legame sono state condivise con il gruppo, “limate”, esplicitate e approfondite, organizzate in una sequenza ragionata e infine modellate sino a costruire la narrazione.
– Momento importante di condivisione dell’esperienza è stata la gita organizzata il 17 dicembre 2017 a Villa Panza (Collezione e mostra di Robert Wilson) e all’Hangar Bicocca (Mostra dedicata agli ambienti spaziali di Lucio Fontana e i Palazzi Celesti di Anselm Kiefer).
– Il 21 febbraio 2018, Giornata internazionale della lingua madre, il Direttore della GAMeC, Lorenzo Giusti, ha conferito a ragazze e ragazzi di “My Place” il Diploma di Cittadinanza culturale, con la qualifica di Narratore museale, in segno di riconoscimento dell’importanza di avere coltivato un dialogo con l’arte e la GAMeC.
– I giovani partecipanti hanno condotto il pubblico in percorsi narrati da marzo a maggio 2018.

Le strategie e gli strumenti
Negli incontri laboratoriali dedicati all’esplorazione della Collezione Permanente, particolare importanza è stata data alla lettura delle potenzialità dell’opera dal punto di vista comunicativo, puntando non solo sull’osservazione, ma anche sulla capacità di estrapolare immagini, parole e concetti, e sperimentando la possibilità di interagire con l’opera attraverso oggetti, segni e materiali, portati dall’educatrice o dai partecipanti.
Le opere della narrazione sono tutte state scelte dai partecipanti in base alle rispettive preferenze e alle biografie di ciascuno; il ruolo delle educatrici è stato quello di guidare gli approfondimenti sulle opere e gli artisti per verificare la tenuta degli intrecci proposti, oltre che facilitare e incoraggiare, tramite l’ascolto e alcune domande, la messa a punto di racconti personali, creando situazioni di “comfort zone” in cui fosse piacevole parlare di sé al gruppo, in spazi e luoghi sereni, l’atto di “appropriazione” dell’opera, il tutto unito al lavoro di gruppo che ha sempre contribuito ad affiancare il singolo nell’analisi, ed è stato un fattore decisivo per superare i momenti di difficoltà.
Da ultimo si è pensato a come condurre la narrazione, a come gestire le emozioni scaturite dal non avere nessun filtro davanti al pubblico, a come tenere tempi, ritmo, ricordare nomi, muoversi con abilità nello spazio del museo, animare la propria narrazione portando oggetti “d’affezione”, oggetti utili come appiglio per spiegare alcuni concetti decisivi, o “trucchi” da apporre sul viso per comunicare in modo diretto elementi importanti del proprio racconto.

La produzione
Sono state prodotte e sperimentate con il pubblico 15 narrazioni, una per ogni partecipante.
Così come le opere della collezione della GAMeC sono state donate alla Città da mecenati che hanno avuto fiducia nella capacità delle nuove generazioni di passarsi, in una staffetta culturale, il testimone della passione per l’arte, questi giovani narratori museali hanno donato alla città la loro voce e il loro volto, per condurre gratuitamente le persone interessate in un viaggio nuovo attraverso le sale del museo, per dimostrare che la relazione tra il visitatore e l’arte deve superare il muro dello stupore o del disincanto, per afferrare ciò che le opere hanno, sempre, da dirci.

La documentazione
• documentazione video-fotografica
• report dei vari incontri
• trascrizione delle narrazioni (effettuata sulla base di registrazioni).

La verifica e la valutazione
Ex ante
• incontro preparatorio tra lo staff dei Servizi Educativi, Rita Ceresoli e Clara Luiselli, per mettere a punto le modalità di svolgimento del progetto.

In itinere
• osservazione diretta dell’andamento del percorso e monitoraggio indiretto attraverso i report
• momenti di condivisione del percorso, focus group, verifiche, riformulazioni e modifiche in itinere.

Ex post
• confronto diretto tra la Responsabile dei Servizi Educativi, i conduttori del progetto e le tirocinanti
• confronto tra la Responsabile dei Servizi Educativi e i partecipanti (informale, in una cena organizzata nella sua abitazione)
• revisione dei materiali prodotti.

La presentazione e la pubblicizzazione
La GAMeC ha presentato alla città gli esiti di “My Place / My Face” in una cerimonia tenutasi il 21 febbraio 2018.
È stata inoltre effettuata una speciale azione di comunicazione redazionale nei confronti dei media classici attraverso l’intervento di apposito ufficio stampa, e sviluppata un’azione di promozione telematica attraverso l’utilizzo di newsletter e presenza sui social network.

Le risorse finanziarie
Il progetto è stato finanziato dalla Fondazione Cariplo (bando “Protagonismo culturale dei cittadini”) e dal Comune di Bergamo, Assessorato alle Politiche giovanili della città.

I punti di forza
• I metodi impiegati dalle educatrici, basati sulla scoperta, sul riconoscimento, sull’associazione di opere a descrizioni, oggetti e colori sono stati decisivi nel rendere proficuo il percorso di conoscenza ed esplorazione della Collezione Permanente, coinvolgendo i partecipanti in una modalità di ascolto reciproco e in una nuova capacità di osservazione. Positivo anche il riscontro a livello relazionale: le dinamiche utilizzate hanno consentito ai ragazzi non solo di accostarsi al museo secondo un approccio educativo non formale, familiarizzando con l’ambiente, ma anche di fare conoscenza tra di loro.
• Più in generale, la capacità dialogica delle educatrici e la loro abilità maieutica nel mettere in relazione i partecipanti con le opere, hanno fatto sì che “My Place / My Voice” uscisse dalle secche di una normale visita guidata e diventasse un reale intreccio tra tempi, spazi e luoghi di vita ed esperienza dei partecipanti da un lato e degli artisti dall’altro, attraverso associazioni inedite, capaci di generare stupore, emozione, empatia.

Le criticità emerse
• Nella fase iniziale di “My Place / My Voice” si è incontrata qualche difficoltà nella gestione dell’impegno da parte dei ragazzi, non sempre tempestivi nel comunicare eventuali problemi a partecipare ad alcuni incontri. Nel tempo, la situazione è migliorata e il senso di responsabilità individuale è cresciuto, ma in alcuni casi la serietà e il rispetto richiesti dal museo nella relazione tra partecipanti ed educatori non sono stati condivisi, causando la fuoriuscita di alcuni elementi dal gruppo. Nei casi in cui ciò si è verificato la questione è stata affrontata coinvolgendo educatori GAMeC, Responsabile dei Servizi Educativi e figure educative “altre” in relazione con i partecipanti. La fuoriuscita in un caso è stata decisamente sostenuta dal museo a causa dell’atteggiamento negativo del partecipante anche nei confronti del gruppo; in altri casi, invece, è stata motivata da ragioni di studio o di lavoro.
• La narrazione mette in campo vissuti personali, a volte testimoni di fatiche, dolori, lacerazioni, altre volte indicatori di serenità e di consapevolezza; in entrambi i casi non è semplice riuscire a dare forma a queste esperienze, soprattutto se ci si trova davanti a un pubblico di persone che si conoscono. Proprio per questo motivo, alcuni partecipanti hanno chiesto di non essere coinvolti in narrazioni rivolte a compagni di scuola, parenti o amici, ma hanno preferito confrontarsi con estranei.

Recapiti dell’ente promotore
GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo
via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo
www.gamec.it

Referente del progetto
Giovanna Brambilla
Responsabile Servizi Educativi
tel. 035.270272
giovanna.brambilla@gamec.it

Data di pubblicazione della scheda: maggio 2018

Destinatari

- del percorso di conoscenza del museo e di creazione di narrazioni autobiografiche: 15 ragazzi di cosiddetta “seconda generazione” (fascia di età 17-25 anni)
- delle narrazioni: i visitatori del museo, i coetanei, insegnanti di scuole superiori che hanno partecipato a una narrazione considerata “occasione formativa”, ospiti di comunità di profughi o di minori, educatori, formatori

Partner

Comune di Bergamo - Assessorato alle Politiche Giovanili (promotore del progetto “Oltrevisioni. Nuove cittadinanze Culturali”)

Esiti/Prodotti

15 narrazioni, create dai ragazzi per intrecciare la storia di un'opera alla loro