Premio “Arte, Patrimonio e Diritti Umani” (edizione 2013)

Connecting Cultures | Fondazione Ismu | Milano

2013

Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Lanciato in occasione del convegno “Lost in Translation” (Triennale di Milano, 23 febbraio 2010), il concorso si rivolge a giovani artisti e istituzioni culturali, chiamati a collaborare allo sviluppo di nuovi e originali progetti volti all’inclusione culturale dei “nuovi cittadini”, in osservanza della Convenzione Unesco per la protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (2005), ratificata anche dall’Italia.
L’idea del premio (titolo della prima edizione: “Lost in Translation. Arte e Intercultura”) nasce da alcuni quesiti di fondo: qual è il contributo delle istituzioni culturali deputate alla tutela e valorizzazione del patrimonio (musei, biblioteche e archivi) alla questione della diversità, e quale il loro effettivo impegno nella promozione di una piena partecipazione dei “nuovi cittadini” alla vita culturale della comunità di cui sono entrati a far parte?
Alla prova dei fatti, la nozione che le politiche culturali debbano giocare un ruolo attivo nella lotta al pregiudizio, all’incomprensione, all’omologazione, è tutt’altro che pacificamente acquisita; ancora oggi i diritti culturali dei cittadini di origine immigrata tendono a essere declassati a questione di marginale importanza, e comunque ritenuti al di fuori della sfera di competenza delle istituzioni culturali mainstream, la cui funzione principale è quella di promuovere l’eccellenza.
E quindi ecco sorgere altri quesiti: come stimolare le istituzioni alla promozione e al sostegno di progetti genuinamente interculturali? Non sono forse gli artisti un possibile, prezioso alleato in questo processo, grazie al contributo che possono offrire allo sviluppo di nuovi punti di vista sulle nozioni di patrimonio e identità, e all’esplorazione di nuove modalità di dialogo e interazione con le comunità locali? Se da un lato molte istituzioni culturali hanno sinora faticato ad andare oltre il semplice modello di sviluppo dell’accesso (“aprendo le porte” ai migranti e offrendo loro l’abc di un patrimonio dato, sino a quel momento a loro precluso), dall’altro gli artisti operano sovente in assenza del sostegno delle istituzioni, e vedono il loro  lavoro relegato all’episodicità.

 

Gli attori coinvolti – la rete di progetto
• Enti promotori:  Connecting Cultures e Fondazione Ismu – Settore Educazione – Patrimonio e Intercultura, Milano
• Istituzioni partner: PaBAAC – Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo (ente finanziatore del Premio); Associazione Italiana Biblioteche, Associazione Nazionale Archivistica Italiana e dell’International Council of Museums – Comitato Nazionale Italiano (patrocinio).

 

Gli operatori – l’equipe di progetto
Il gruppo di lavoro è composto da:
• Anna Detheridge e Laura Riva (Connecting Cultures)
• Simona Bodo e Silvia Mascheroni (Fondazione Ismu, Settore Educazione, Patrimonio e Intercultura).
Ai lavori della giuria che ha valutato i progetti hanno partecipato:
• Sandra Tucci, Servizio architettura e arte contemporanee, Direzione generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee, MiBACT
• Erminia Sciacchitano, Segretariato generale MiBACT
• Adrian Paci, artista
• Francesca Togni, Coordinamento Progetti Educativi, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino
• Dudù Kouate e Almir San Martin, mediatori culturali e museali.

 

I destinatari
• giovani artisti, videomaker, designer, filmmaker, performer, fotografi, italiani e stranieri, singolarmente o come collettivo, di età compresa tra i 18 e i 35 anni, residenti in Italia o comunque attivi sul territorio italiano
• istituzioni culturali (musei, biblioteche e archivi) e/o enti che si dedicano alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio materiale e immateriale (centri di studio, di approfondimento e di promozione culturale, associazioni e fondazioni culturali, accademie presenti su tutto il territorio nazionale); il ruolo dell’istituzione/ente culturale promotore è di garantire la “effettiva” realizzabilità e sostenibilità del progetto proposto, promuovendo una partecipazione dei cittadini e delle comunità tesa a innescare e favorire reali processi di dialogo, scambio, interazione e trasformazione.

 

Gli obiettivi
• favorire la collaborazione fra artisti e istituzioni culturali nella realizzazione di progetti che promuovano il dialogo fra individui portatori di sensibilità culturali differenti in specifici contesti urbani o di comunità, generando nuove relazioni e consapevolezza
• promuovere l’utilizzo dei linguaggi artistici e della creatività nella risoluzione di problematiche concrete legate al territorio grazie alla partecipazione di cittadini, comunità ed istituzioni
• porre maggiore enfasi sul riconoscimento delle politiche di empowerment e di inclusione culturale quali “prassi ordinaria” da parte di istituzioni radicate nel territorio quale fattore chiave di sostenibilità, continuità e capillarità degli interventi.

 

Formazione
In previsione della terza edizione del Premio, Connecting Cultures e Fondazione Ismu – Settore Educazione – Patrimonio e Intercultura hanno organizzato tre giornate di formazione (“Arte, patrimonio e intercultura. Riflessioni e indagini sul diritto alla cittadinanza culturale – 23 maggio 2013”, “Arte come dialogo – 4 novembre 2013” e “Arte come dialogo – 3 dicembre 2013”) e di riflessione sul tema della progettazione artistica e dell’educazione al patrimonio in chiave interculturale aperto agli artisti, ai mediatori e ai rappresentanti delle istituzioni museali e culturali da tutta Italia.

 

La documentazione
La genesi, le fasi, gli approdi del Premio sono documentati nella pubblicazione Arte, patrimonio e intercultura. Riflessioni e indagini sul diritto alla cittadinanza culturale (a cura di Connecting Cultures, Milano 2013). Il volume offre non solo un repertorio esaustivo dei progetti selezionati nelle prime due edizioni del concorso, ma anche una serie di riflessioni sui punti di forza e sulle criticità che hanno contraddistinto la progettualità degli artisti e delle istituzioni culturali sinora coinvolte. Un utile strumento per i progetti che in futuro saranno presentati nell’ambito del Premio, affinché siano fondati su una co-progettazione di sostanza e non di facciata, nonché su un’idea di partecipazione dei destinatari che riconosca a questi ultimi un ruolo centrale nei processi di interpretazione del patrimonio, e offra loro una concreta opportunità di auto-rappresentazione, al di là dei confini dell’appartenenza.

 

Altre risorse consultabili
Bando della prima edizione del Premio
– Schede dei progetti selezionati in occasione della prima edizione del Premio

Bando della seconda edizione

– Schede dei progetti selezionati in occasione della seconda edizione del Premio.

Bando della terza edizione

 

Recapiti degli enti promotori
– Connecting Cultures
via Novi, 2 – 20144 Milano
tel. 02.36755362
http://www.connectingcultures.it/

info@connectingcultures.info
– Fondazione Ismu, Settore Educazione, programma “Patrimonio e Intercultura”
via Copernico, 1 – 20125 Milano
www.ismu.org

 

Referenti del progetto
– Anna Detheridge, Direttore Connecting Cultures
a.detheridge@connectingcultures.info
– Laura Riva, Connecting Cultures, responsabile del progetto
documentazione@connectingcultures.info
– Simona Bodo e Silvia Mascheroni, responsabili del programma “Patrimonio e Intercultura”
patrimonio@ismu.org

 

Data di pubblicazione della scheda: settembre 2014

 

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Qui di seguito pubblichiamo una sintetica descrizione del progetto vincitore e degli altri tre progetti selezionati nell’ambito della terza edizione del premio.

Progetto vincitore

“TRE TITOLI. Un film corale sulla Cerignola di ieri dentro quella di oggi”

Artista: Nico Angiuli
Istituzione culturale: Casa Di Vittorio, Cerignola (FG)

 

Obiettivi
• inclusione sociale e culturale della comunità migrante africana, stanzialmente residente a Borgo TreTitoli, nell’agro cerignolano
• interazione tra nuovi cittadini africani e comunità indigena attraverso la piattaforma storico politica delle lotte per il lavoro volute e sostenute da Di Vittorio e Lega dei contadini
• riconnessione storica tra le vicende attuali, con al centro l’emergenza diritti lavoratori migranti, e il recente passato rurale, di cui la narrazione si interrompe con l’inizio del boom economico.

 

Destinatari
Comunità indigena (gli abitanti di Cerignola), comunità di lavoratori stanziali di Borgo Tre Titoli.

 

Sintetica descrizione del progetto
A partire dal bando “Arte, Patrimonio e Diritti Umani” si è avviato un percorso di comprensione della presenza migrante intesa come elemento “culturante” dell’identità italiana e quindi locale; ci si è messi in ascolto per giungere ad una proposta progettuale che riconnetta le vicende dei “nuovi cittadini” alle storie dei lavoratori – e delle lotte per il lavoro – condotte in Puglia tra Ottocento e Novecento, riportando in luce le azioni del giovane Giuseppe Di Vittorio (all’epoca non ancora segretario nazionale CGIL) e della Lega dei contadini.
L’intento è di avviare un laboratorio filmico tra abitanti “storici” di Cerignola e i nuovi cittadini, ovvero quei igranti che da anni insistono sul territorio, arrivando a strutturarsi come comunità stabile a Borgo Tre Titoli: un percorso che vuole coinvolgere tempi e storie diverse, attorno all’idea del ripetersi ciclico della violenza e dell’immigrazione, cercando di compiere un viaggio nel Tavoliere a partire da un fatto di morte avvenuto a Cerignola nel 1914.
La proposta progettuale che ne nasce (cfr. relazione di progetto – link:) vede la partecipazione attiva dell’istituzione Casa Di Vittorio e del Gruppo curatoriale Vessel, oltre al CRSEC e al laboratorio urbano Ex-Opera.

 

Luogo o luoghi di realizzazione
Cerignola città: piana delle fosse, piazza del Comune, centro storico, campagne periurbane, la stazione entrale, la borgata rurale di Borgo Tre titoli, la sede della CGIL locale, la camera del lavoro di Minervino Murge.

 

Risultati attesi
• promuovere una conoscenza diretta tra comunità migrante di borgo Tre Titoli e contesto indigeno (siano coltivatori, cittadini, giovani), mediata da una volontà di tipo artistico e non meramente economico-lavorativo
• favorire un tempo vissuto oltre le proprie specifiche peculiarità o necessità per mantenere uno sguardo ampio su una vicenda di per sé già dimenticata, quella dei migranti, ma in realtà mai realmente affrontata collettivamente dalla cittadinanza
• favorire una riflessione sulla figura del migrante lavoratore, che ha sempre caratterizzato questo specifico territorio, con la sola differenza che, dal Settecento sino alla seconda metà del Novecento, si trattava di una migrazione intra-regionale, mentre oggi ne registriamo la specificità extracomunitaria
• risollevare, dentro cornici artistiche, le vicende di Di Vittorio all’interno di una comunità che ha lentamente smarrito la sua lezione.

 

 

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Progetti selezionati

“RISONANZE”

Artista: Fausto Urru
Istituzione culturale: Centro di Documentazione Storica della Circoscrizione 5 della Città di Torino (CDS)

 

Obiettivi
L’obiettivo del progetto è coinvolgere i nuovi cittadini torinesi (per età e/o provenienza) nella fase di conoscenza e di valorizzazione dell’area del Castello di Lucento, bene storico tutelato, e delle ex acciaierie ThyssenKrupp, in vista della riqualificazione prevista per la zona e in un’ottica di decentramento culturale.
Il loro punto di vista sarà fondamentale per la “costruzione” della nozione di patrimonio in una prospettiva vitale e futura: sarà attraverso il loro sguardo, facilitato da un artista con una profonda esperienza nell’ambito di progetti di comunità, che la cittadinanza tutta (ri)scoprirà una zona da tempo isolata rispetto al flusso della vita sociale e relazionale.

 

Destinatari
Rispecchiando la molteplicità di provenienze ed età dei nuovi cittadini della Circoscrizione (in tutto circa 20.000, con prevalenza di cittadini di origine rumena, marocchina, peruviana e albanese) verranno coinvolte irettamente le allieve adulte del corso di alfabetizzazione all’italiano dell’Associazione Manal (prevalentemente di origine magrebina), gli studenti italiani e stranieri della classe seconda dell’Istituto di Formazione Professionale del Centro Auxilium-Lucento (prevalentemente italiani e rumeni), gli alunni italiani e stranieri della classe seconda della Scuola elementare Gianelli (classe mista) e le famiglie dell’Associazione eruviana Hermandad Senor de Luren (la confraternita è composta da circa 50 membri di tutte le generazioni, provenienti dalla regione peruviana di Ica; la particolarità è che a Torino – per la prima volta al ondo – le donne sono accettate come membri del direttivo di questa confraternita internazionale a vocazione religiosa). Il progetto, già nella fase preliminare, è servito a costruire o rafforzare la rete di relazioni con le realtà interculturali del territorio.
In senso più ampio, il progetto si indirizza in modo indiretto a tutti i cittadini della Circoscrizione, fruitori della ase collettiva e partecipata di restituzione delle “Risonanze”, coinvolgendo cittadini che da più tempo risiedono in zona e nuovi cittadini su un piano di assoluta parità.

 

Sintetica descrizione del progetto
Risonanze” parte dall’assunto che i modelli di interpretazione della storia, dell’identità e del patrimonio sono mutevoli e molteplici, e solamente attraverso un continuo gioco di risonanze possono rimanere vitali e generativi. “Risonanze” intende avviare un dialogo critico, interdisciplinare e intersoggettivo che non si concluda con la fine del progetto, ma sia effettivamente circolare e possa ingenerare “risonanze” continue,
diffuse e aperte.
L’area sulla quale il progetto intende concentrarsi comprende il Castello di Lucento, di origine medievale, con l suo ricetto, adibito precocemente a filatoio, e l’area delle ex-acciaierie Thyssen-Krupp, oggetto di una variante al Piano Regolatore ora in discussione presso gli organi comunali. La presenza delle fabbriche già a artire dal Settecento ha indotto profonde trasformazioni dell’assetto sociale e culturale, in particolare in relazione ll’immigrazione e al lavoro, in un primo momento femminile: l’esistenza di uno stabilimento tessile protoindustriale generò infatti resistenze da parte della comunità e, per reazione, l’aggregazione delle donne peraie in una confraternita religiosa, per recuperare dignità sociale. La presenza di fabbriche continuò ad ttirare operai per tutto l’Ottocento e il Novecento, mentre nel secondo dopoguerra la rapida crescita industriale e urbanistica dell’area, e la massiccia immigrazione soprattutto dal Meridione, modificarono l’assetto della circoscrizione in modo tuttora evidente. Con la progressiva  deindustrializzazione, le tensioni sociali e il tema dei diritti negati ai lavoratori sono tornati tristemente alle cronache.
“Risonanze” si pone dunque al servizio dell’esigenza di un ripensamento davvero partecipato dell’area del Castello, che faccia emergere la rappresentazione di sé in rapporto al territorio, da parte dei nuovi componenti della comunità (per origine e/o per generazione), ricollocando un luogo da tempo isolato e sconosciuto alla maggior parte degli abitanti della zona, in uno spazio nuovamente relazionale e di scambio.

 

Luogo o luoghi di realizzazione
Il progetto prevede percorsi differenti per ciascun gruppo coinvolto. Alcune fasi del progetto si svolgeranno nelle sedi delle scuole e delle associazioni interessate, altre attività verranno realizzate all’aria aperta, in particolare nella zona del Castello di Lucento e della ex-Thyssen Krupp; infine è prevista una visita a un museo o una mostra d’arte contemporanea da concordare con i referenti dei singoli gruppi. Il luogo della restituzione finale è l’intera Circoscrizione, i cui spazi pubblici verranno utilizzati per diffondere i materiali realizzati nelle prime fasi del progetto. L’area del Castello sarà infine teatro della fase conclusiva e collettiva, durante la Festa del quartiere Lucento.

 

Risultati attesi
Grazie a strumenti interdisciplinari e un approccio espressivo libero, il CDS si prefigge l’obiettivo di coinvolgere una vasta e differenziata fascia di popolazione della Circoscrizione che solitamente non partecipa alle attività del Centro. Le persone direttamente interessate al progetto saranno tra le 70 e le 100, divise in 4/5 differenti tipologie di pubblico.
Ci si propone inoltre di stimolare, attraverso le persone coinvolte attivamente, la partecipazione di parenti e mici alle attività di diffusione del progetto stesso, e in particolare al momento della Festa di Lucento, che potrà quindi diventare un momento di socializzazione e scambio in senso allargato.
In senso più generale, “Risonanze” diventerà la prima occasione per esperire l’area del Castello di Lucento in na dimensione eminentemente culturale e relazionale, ricollocando al centro della socialità partecipata una ona della città da tempo isolata, ma che sta per essere restituita all’uso pubblico.

 

 

“ASMARINA”

Artista: Alan Maglio
Istituzione culturale: Raccolte Extraeuropee del Castello Sforzesco, Milano

Obiettivi
Obiettivo generale del progetto artistico è il coinvolgimento delle comunità migranti presenti sul territorio milanese. Infatti, sebbene l’artista sia uno, è l’unione delle associazioni che fanno parte del Tavolo del Museo delle Culture (appartenente al Forum della Città Mondo di Milano) che ha motivato alla partecipazione del progetto, credendo in un’occasione di confronto e partecipazione attiva nella coprogettazione di un’opera d’arte da collocarsi all’interno di un nuovo museo (Museo delle Culture di Milano) che si desidera nasca con principi di partecipazione, scambio e dialogo. Il museo sarà uno strumento per le comunità per proporre idee e progetti, e rappresenterà al meglio il rapporto tra la dimensione internazionale e multietnica di Milano.
Obiettivo specifico è realizzare un film che raccolga le molteplici esperienze e storie di vita all’interno della comunità eritrea. La formula del racconto corale sarà una scelta stilistica messa in atto per esaltare i caratteri e le varie facce della presenza a Milano di una identità culturale da tempo legata a quella italiana, in un particolare momento storico in cui le istanze costituzionali rivendicate (diritto di asilo, di cittadinanza e di ius soli)  fanno da contrappunto a emergenze umanitarie che spesso trovano spazio nelle pagine di cronaca (nuovi arrivi sul territorio nazionale, situazione dei centri di identificazione ed espulsione).

Destinatari
Le occasioni di incontro con il pubblico abbracciano situazioni di varia natura: la proiezione del film può avvenire in contesti differenti, quali quello museale, quello scolastico, quello artistico o di rassegne cinematografiche. Il progetto si propone di realizzare un percorso leggibile da ogni tipo di pubblico, conservando in primis un valore documentale nel momento storico attuale.

Sintetica descrizione del progetto
Il progetto si muove su due binari paralleli mettendo in luce molti punti di contatto fra quello che è il patrimonio storico documentario e la contemporaneità.
A partire da una prima ricerca presso l’Archivio Fotografico del Castello Sforzesco si è constatato un ricco fondo di fotografie del periodo coloniale riguardanti nello specifico l’Eritrea, rappresentata nei suoi tratti culturali tipici, nei soggetti, nell’ambiente e nelle opere di infrastruttura realizzate dagli italiani. Questo ricco patrimonio fotografico, pressoché sconosciuto, documenta la storia dell’Italia coloniale, dell’occupazione di
un territorio e delle relazioni culturali con il popolo eritreo. Le immagini del passato vogliono essere utilizzate come base per raccontare storie personali e collettive che chiamano in causa direttamente o indirettamente il tema dei diritti umani.
La comunità eritrea è presente a Milano da almeno mezzo secolo, integrata nel substrato cittadino attraverso diverse attività commerciali, in particolar modo nell’ambito della ristorazione. È una comunità socialmente e culturalmente molto attiva, motivata in una costante rivendicazione di diritti umani e civili riguardanti la persona e la collettività.
I due aspetti, storico e contemporaneo, sono di grande interesse ai fini del progetto che desidera, a partire dai documenti fotografici, suscitare riflessioni sull’attualità, indagando le criticità dell’identità (e/o della “non identità”), della migrazione, della risposta istituzionale ai bisogni e alle aspirazioni delle persone.

Luogo o luoghi di realizzazione
Museo delle Culture di Milano, ex Ansaldo – Milano. All’interno del museo è stato progettato uno spazio dedicato esclusivamente al Forum della Città Mondo, all’interno del quale le associazioni possono organizzare mostre e attività in relazione alla programmazione delle gradi esposizioni organizzate e gestite dal Comune. Uno dei temi che il Museo affronterà all’interno degli spazi espositivi permanenti è quello del colonialismo e della depauperazione del patrimonio culturale, a cui il video in oggetto in questo bando intende legarsi richiamando i temi storici e ricollegandosi all’attualità.

Risultati attesi
Si ritiene che il video prodotto possa essere un interessante strumento di conoscenza e divulgazione della storia della comunità eritrea e un mezzo capace di parlare di diritti umani a un ampio e vario target di pubblico. Si prevede un’affluenza molto elevata, grazie ai numerosi canali di comunicazione messi in campo e alla vetrina di eccellenza in cui l’opera verrà presentata. Il desiderio dell’artista, delle associazioni appartenenti al tavolo e dell’Istituzione coinvolta è che, attraverso la rilevanza artistica del lavoro realizzato, si arrivi a stimolare nel pubblico una riflessione profonda su questioni centrali legati ai diritti umani, sul piano personale e collettivo (diritto di asilo, di cittadinanza e di ius soli).

 

“ORGH PROJECT. Terra dei fuochi – Visione periferica”

Artista: Rose Sèlavy e Public Zone
Istituzione promotrice: Accademia di Belle Arti di Napoli

Obiettivi
Prendersi cura del proprio territorio attraverso azioni artistiche di sensibilizzazione e interventi di tipo collettivo ed individuale, volti a riavvicinare persone e territorio per riappropriarsi di luoghi che appartengono alla comunità e che a causa del maltrattamento subito sono stati abbandonati. Non ultimo, infondere nei giovani artisti l’importanza di relazionarsi in maniera diretta con le persone, spostando le loro operazioni da un ambito privato e ristretto a un luogo aperto di comunicazione e condivisione, dove sia attuabile un rapporto partecipativo che produce una socialità diffusa.

Destinatari
Abitanti e lavoratori delle campagne campane, dei comuni compresi nella cosiddetta “Terra dei Fuochi” e dei territori limitrofi e gli studenti dell’Accademia di Belle Arti di Napoli. La maggior parte degli abitanti della zona Cantariello è composta da agricoltori e contadini (parte dei quali di origine africana) e dalla comunità Rom (stabilitasi da anni a ridosso di una discarica).

Sintetica descrizione del progetto
Il progetto “Orgh” nasce dall’esigenza di bonificare un territorio dal punto di vista sociale e culturale. “Orgh” è uno spazio aperto che ha come obiettivo riavvicinare persone e territorio attraverso il lavoro degli artisti, in una zona dove l’abbandono ha prodotto un livello di vivibilità condizionato da uno stato di emergenza sociale e sanitaria. Compito degli artisti sarà invitare i cittadini a riappropriarsi fisicamente di quei luoghi che hanno dovuto abbandonare, recuperando la possibilità di passeggiare nei campi e di sentirsi parte di quel territorio al quale non sentono più di appartenere. Il progetto prevede diverse azioni, che confluiranno in un evento performativo partecipato. In fase preliminare, saranno organizzate delle passeggiate di recupero, durante le quali si attraversano le campagne avvelenate dai rifiuti, nelle quali far sorgere nuove speranze, interventi in situ e azioni dimostrative. Guidati da un gruppo di artisti che ha deciso di apportare bellezza a un luogo apparentemente distrutto, i cittadini saranno invitati a partecipare a un atto di coraggio e di amore: il riporre nutrimento in un terreno malato, con la premessa e la convinzione che solo prendendosene cura è possibile recuperarlo. La performance finale diviene quindi un rito, che rimanda a tradizioni antiche e moderne, dall’infondere fecondità alla terra, al rito nuziale, più vicino alle nostre tradizioni, in cui si promette amore e rispetto in eterno.

Luogo o luoghi di realizzazione
Le campagne della zona Cantariello (Afragola/Casoria), provincia nord di Napoli.

Risultati attesi
Il progetto “ORGH” è composto da persone che operano nel settore dell’arte e dell’educazione. L’arte è alla base dell’evoluzione di una civiltà, e laddove si produca un vuoto sociale e politico ci sarà bisogno di intervenire con la cultura e con l’educazione. Con il progetto “ORGH” ci si attende di coinvolgere i cittadini di una comunità a migliorare le proprie condizioni di vita, con semplici gesti da cui abbia origine la volontà di prendersi cura del proprio territorio, fino ad ora trascurato. L’auspicio è di poter conferire all’arte e al lavoro degli artisti un ruolo decisivo nella costruzione di una nuova civiltà, attraverso la sperimentazione e la capacità di trovare soluzioni nuove.

Destinatari

Giovani artisti in collaborazione con istituzioni culturali (musei, biblioteche, archivi)

Partner

PaBAAC - Direzione Generale per il paesaggio, le belle arti, l’architettura e l’arte contemporanee del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (ente finanziatore); Associazione Italiana Biblioteche, Associazione Nazionale Archivistica Italiana e ICOM Italia (patrocinio)

Esiti/Prodotti

Proposte progettuali finalizzate a: promuovere il dialogo fra individui portatori di sensibilità culturali differenti in specifici contesti urbani o di comunità; valorizzare la creatività e il talento di giovani artisti, in collaborazione con le istituzioni culturali; stimolare le istituzioni alla realizzazione di progetti creativi interculturali