Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
Il progetto si inserisce all’interno di un più complesso quadro di impegni istituzionali della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, tra i quali un posto di primo piano occupa il progetto READ-ME (Réseau Européen des Associations de Diasporas & Musées Ethnographiques), finanziato dall’Unione Europea, avviato nell’ottobre 2007 e realizzato in collaborazione con il Muséè Royal de l’Afrique Centrale di Tervuren, l’Etnografiska Museet di Stoccolma e il Musée du quai Branly di Parigi. Nell’ambito di questo progetto, il Museo “Luigi Pigorini” ha ospitato un atelier scientifico internazionale dal titolo “Museo e Diaspora. Maschere e identità plurali” (giugno 2008).
Tra le azioni pregresse si segnala l’iniziativa “Il museo incontra le comunità della diaspora extraeuropea”, svoltasi tra il novembre 2007 e il febbraio 2008, con la quale la sezione etnografica del Museo si è presentata alle associazioni di immigrati per aprire l’istituto a iniziative collaborative.
Gli attori coinvolti – la rete di progetto
· Ente promotore: Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico “Luigi Pigorini”; il progetto rientra tra le azioni previste in occasione del 2008 Anno Europeo del Dialogo Interculturale (progetto nazionale “Mosaico. Melting Colours of Europe”).
· Istituzioni partner: associazioni delle comunità della diaspora extraeuropea (AssoCina, Federazione della diaspora africana di Roma e del Lazio, ATM Onlus – Centro Culturale Averroé, Coordinamento Nazionale Peruviani in Italia), che hanno svolto funzioni di mediatori culturali e di referenti per le reti associative cittadine.
Gli operatori – l’équipe di progetto
Personale interno (Museo “Luigi Pigorini”)
· un coordinatore (V. Lattanzi)
· quattro curatori demoetnoantropologi delle collezioni (E. Cossa, L. Paderni, D. Saviola, V. Lattanzi)
· un responsabile della comunicazione e della grafica (G. Calandra)
· un responsabile eventi (A. Serges)
· una segretaria (E. Martinelli)
Personale esterno
· cinque rappresentanti delle associazioni della diaspora (G. Chukwu, J. Martial, M. Wong, S. Mounia, M. Rivas Monzon)
· due demoetnoantropologi esperti in antropologia museale (F. Staffa, A. R. Di Lella)
· un esperto in pedagogia del patrimonio (A. Casalino)
· cinque stagisti dell’Università “La Sapienza” di Roma (M. Mandosi, M. Cultrone, S. Straface, L. D’Agostino, C. Canu, N. Mauro)
I destinatari
· pubblico adulto, soprattutto per gli eventi del fine settimana
· pubblico scolastico secondo i diversi ordini e gradi di scuola (dalla scuola dell’infanzia alla scuola secondaria di II grado), per i programmi di visite/laboratorio durante la settimana
· giovani non più scolarizzati
· famiglie.
Gli obiettivi
La scelta di avviare programmi culturali in collaborazione con le comunità della diaspora, che l’antropologia museale contemporanea oggi persegue nei piccoli e nei grandi musei sia locali sia sovralocali, ha lo scopo di trasformare il museo in un luogo di valorizzazione partecipata e condivisa dei patrimoni culturali, in un’istituzione pubblica impegnata nell’esercizio della democrazia e dunque aperta al confronto e al dialogo interculturale.
In particolare si è voluto:
· stimolare la comprensione e il riconoscimento delle differenze che contraddistinguono l’odierna società multiculturale
· valorizzare e rappresentare la dimensione sia materiale che intangibile dei patrimoni culturali
· dar corpo e visibilità al generale processo di ripensamento del ruolo e delle funzioni dei musei di antropologia, in tutto il mondo impegnati a ridefinire la loro missione sociale e istituzionale
· favorire il contatto tra culture ed educare alla diversità
· favorire un approccio alla conoscenza basato sulla lettura (visiva e testuale), l’ascolto e la scrittura, ma anche sull’attivazione di un’esperienza affettiva ed emotiva
· attivare un processo di “riconoscimento” di sé, dell’altro e della storia, propria e altrui, lavorando sull’identità individuale e collettiva
· creare un rapporto stabile museo-scuola, contribuendo alla mission della scuola e favorendo contatti frequenti e duraturi con istituti e insegnanti
· dare un apporto al dibattito su dialogo interculturale e mediazione culturale.
Da quando, per quanto
Dal 4 aprile all’8 giugno 2008, con il proseguimento delle attività didattiche, a titolo sperimentale, durante l’a.s. 2008-2009.
La formazione
Il tempo dedicato alla formazione degli educatori museali è stato molto limitato (cfr. “Le criticità emerse”). Tuttavia, nel corso della fase di progettazione dell’iniziativa è stato promosso un intenso lavoro di autoformazione per mezzo di incontri e discussioni cui hanno partecipato tutti gli attori del progetto.
Come si articola – le fasi di lavoro
La fase di progettazione vera e propria è stata preceduta da un intenso lavoro per stabilire i primi contatti con i rappresentanti delle comunità della diaspora extraeuropea attraverso una serie di incontri seminariali dal titolo “Il museo incontra le comunità della diaspora extraeuropea”, il cui obiettivo principale è stato di creare le basi per un rapporto stabile e duraturo tra Museo e comunità.
Gli incontri hanno di fatto preparato il terreno per una progettazione condivisa della mostra, che ha previsto un fitto calendario di laboratori, conferenze, proiezioni, performance e concerti organizzati in stretta collaborazione con le associazioni della diaspora:
1) Mostra: è stato allestito uno spazio espositivo articolato in quattro ambienti culturali:
· La chadian cinese
· L’Africa dell’anima
· Il salotto di Fatima
· Huaylash. Ritmi agrari dalle Ande.
2) Visite interattive: i quattro contesti etnografici sono stati animati dalla presenza degli antropologi e dei rappresentanti delle comunità di immigrati.
3) Laboratori didattici finalizzati alla conoscenza e alla ri-produzione di danze e riti, scrittura cinese, scrittura araba, decorazione con l’hennè.
4) Eventi e performance: nei fine settimana i membri delle comunità hanno animato gli spazi del museo con interventi musicali, teatrali, espressivi in genere sul “saper fare” indirizzati ai visitatori.
In corso d’opera riunioni, attività didattiche ed eventi sono stati documentati in video. Da questa documentazione è stato ricavato un primo prodotto che, attraverso le interviste ai rappresentanti della diaspora coinvolti nel progetto, rende conto dei principali aspetti della collaborazione avviata (video “Voci della diaspora”, di Rosa Anna Di Lella e Francesco Staffa).
La valutazione del progetto è ancora in corso (cfr. “La verifica e la valutazione”).
Gli ambiti – le aree disciplinari
Storia, geografia, lettere, filosofia, educazione all’immagine, storia dell’arte.
Le strategie e gli strumenti
Il progetto ha previsto la realizzazione di un percorso “narrativo”, sintetizzabile in tre fasi:
· la storia iniziale: narrazione di una storia con l’intento di creare un clima di interesse e curiosità e uno “stacco” tra l’arrivo e la visita vera e propria
· gli oggetti “parlano”: scelta di alcuni oggetti rappresentativi scelti in base alla capacità di “narrare” storie
· laboratori su temi specifici: la lingua cinese; l’henné; la danza….
Ove necessario, la didattica si è ovviamente avvalsa di supporti audiovisivi. In particolare si segnalano un video prodotto dal Centro Averroè per illustrare il matrimonio marocchino (“Mariage Royale”) e un CD audio contenente musiche e voci dall’Africa.
Dal punto di vista metodologico, le operazioni principali sono state compiute dai rappresentanti scelti dalle varie comunità in collaborazione con gli operatori del museo, per lo più stagisti.
La documentazione
Tutte le fasi sono state documentate, anche se non nella loro completezza, per la difficoltà di avere sempre a disposizione in Museo un operatore di ripresa video.
È stata realizzata una versione a stampa del materiale didattico utilizzato in bozza come supporto sia ai docenti (per spunti e approfondimenti in classe), sia a tutto il pubblico che ha visitato la mostra.
Altre risorse consultabili
Quaderno “Saperci fare. Educazione e Comunicazione Interculturale al Museo”, a cura di Anna Casalino e di Vito Lattanzi.
La verifica e la valutazione
Il monitoraggio relativo alla presenza dei visitatori in Museo nel periodo di svolgimento del progetto è stato realizzato internamente secondo le consuete modalità di analisi quantitativa dei dati. L’autovalutazione si è svolta in corso d’opera attraverso incontri periodici tra gli attori del progetto per verificare l’adeguatezza delle strategie messe in campo.
Non è stata contemplata la presenza di un valutatore esterno.
La presentazione e la pubblicizzazione
Una prima occasione di presentazione del percorso compiuto, degli esiti e dei prodotti è stato il congresso nazionale dell’ANUAC (Associazione Nazionale Universitaria degli Antropologi Culturali) dal titolo “Saperi antropologici, media e società civile nell’Italia contemporanea”, svoltosi a Matera nei giorni 29-31 maggio 2008.
Più di recente, il progetto è stato presentato nell’ambito del convegno “Cultura come qualità della vita. Il museo luogo e risorsa per la formazione umana e civile”, promosso dal Museo Popoli e Culture del PIME in occasione del centenario dalla fondazione.
Le risorse finanziarie
Fondi della Soprintendenza; contributo europeo relativo al progetto “Mosaico”, nell’ambito del quale “Saperci fare” costituiva la prima azione prevista nel corso dell’Anno Europeo del Dialogo Interculturale; fondi privati (sponsorizzazioni).
I punti di forza
· il lavoro in stretta collaborazione tra operatori del Museo e rappresentanti delle comunità
· aver negoziato premesse e risultati del progetto in tutte le fasi di elaborazione concettuale e di realizzazione pratica delle varie attività previste con i rappresentanti della diaspora
· l’inserimento di “Saperci fare” all’interno di un quadro molto più ampio e complesso di avvenimenti culturali, che hanno coinvolto e ancora coinvolgono il Museo (cfr. READ-ME)
· essere riusciti a catalizzare l’attenzione di ben quattro comunità di immigrati su un progetto di educazione al patrimonio in chiave interculturale, moltiplicando così le possibilità di impatto sul pubblico dei fruitori, non solo scolastico, ma anche direttamente connesso ai nuovi cittadini provenienti dai paesi rappresentati nel progetto.
· aver diversificato l’offerta museale con svariate tipologie di intervento (mostra, laboratori didattici, visite guidate, concerti, presentazioni di libri e film, performance).
Le criticità emerse
Il progetto educativo avrebbe necessitato di tempi più lunghi per essere sperimentato e messo a regime. La programmazione preliminare è stata limitata a soli sei mesi. Data la complessità del progetto, che ha visto coinvolte ben quattro diverse comunità di immigrati, il processo di coinvolgimento nello spirito e nella metodologia dell’iniziativa ha sofferto del poco tempo a disposizione per poter affrontare tutti i vari risvolti dell’impresa: da quelli politici a quelli sociali, da quelli economici a quelli educativi.
Recapiti dell’ente promotore
Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”
piazzale Marconi, 14
00144 Roma
tel. 06.549521
smn.pigorini@arti.beniculturali.it
www.pigorini.beniculturali.it
Referente del progetto
Vito Lattanzi
Direttore Coordinatore Demoetnoantropologo
tel. 06.54952245
vito.lattanzi@beniculturali.it
Data di pubblicazione della scheda: ottobre 2008