Da dove ha avuto origine – le azioni pregresse
“[S]oggetti migranti / READ-ME 2” (Réseau européen des Associations de Diasporas & Musées d’Ethnographie) costituisce la seconda edizione di un progetto europeo avviato nel 2007 per iniziativa del Musée Royal de l’Afrique Centrale di Tervuren (Bruxelles) in collaborazione con il Musée du Quai Branly di Parigi, l’Etnografiska Museet di Stoccolma, il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” di Roma e diverse associazioni della diaspora europea. Durante la prima edizione del progetto (2007-2009), la partnership ha riflettuto sul tema della maschera quale oggetto museale transculturale utile al dialogo tra le diverse comunità della diaspora. Il calendario delle iniziative READ-ME ha previsto al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” un Atelier scientifico sul tema “Museo e diaspora. Maschere e identità plurali” (giugno 2008), un Atelier e un Festival del film antropologico all’Etnografiska Museet di Stoccolma (ottobre 2008), un Colloquio internazionale sul tema della diaspora al Musée du Quai Branly di Parigi (marzo 2009) e un’esposizione sulle maschere contemporanee africane al Musée Royal de l’Afrique Centrale di Tervuren (“Persona. Ritual masks and contemporary art”, aprile 2009 – gennaio 2010).
Il progetto [S]oggetti migranti / READ-ME 2 si inserisce, inoltre, all’interno di un più complesso quadro di impegni istituzionali della Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, tra i quali RIME / Réseau International des Musées d’Ethnographie, nel cui ambito sono stati realizzati l’esposizione itinerante “Fetish Modernity” e il primo colloquio internazionale “Oltre la Modernità. I musei etnografici hanno bisogno di etnografia?” (Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, 18-20 aprile 2012).
Tra le azioni pregresse si segnalano il ciclo di incontri “Il museo incontra le comunità della diaspora extraeuropea”, svoltisi tra il novembre 2007 e il febbraio 2008, e la mostra “Saperci Fare. Educazione e comunicazione interculturale al museo”, organizzata in occasione del 2008 Anno Europeo del Dialogo Interculturale e nell’ambito del progetto nazionale “Mosaico. Melting Colours of Europe”.
Gli attori coinvolti – la rete di progetto
• Capofila del progetto: Soprintendenza al Museo Nazionale Preistorico ed Etnografico “Luigi Pigorini”
• Musei partner: Musée Royal de l’Afrique Centrale di Tervuren (Bruxelles), Musée du Quai Branly (Parigi), Museum für Völkerkunde (Vienna)
• Associazioni della diaspora:
– Associna (Italia)
– Buudu Africa (Italia)
– Comunidad Catolica Mexicana di Roma (Italia)
– CPR – Comunidad Peruana di Roma (Italia)
– Associazione culturale Kel’Lam Onlus (Italia)
– Mina Aisbl (Belgio)
– Conseil des Communautés africaines en Europe/section Belgique (Belgio)
– Mwinda Kitoko asbl (Belgio)
– Lateinamerikanische Medianinitiative – LMI (Austria)
– Network of African communities in Austria – NAC (Austria)
– FECODEV – Femmes et Contribution au Développement (Francia)
Gli operatori – l’equipe di progetto
Il progetto “[S]oggetti migranti / READ-ME 2” è stato realizzato grazie alla costituzione di un gruppo di lavoro allargato, eterogeneo e transnazionale, formato dai curatori dei musei della partnership e dagli esponenti delle associazioni della diaspora coinvolte come partner associati del progetto. Il gruppo di lavoro si è incontrato e confrontato periodicamente per condividere attività e prospettive.
All’equipe di rete si sono affiancati quattro diverse equipe di progetto per ciascun museo della rete.
Al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini” l’équipe di progetto è stata costituita da:
– cinque curatori museali etnoantropologi: Vito Lattanzi (coordinatore del progetto, Sezione Culture del Mediterraneo), Egidio Cossa (Sezione Africa), Carlo Nobili (Sezione Oceania), Loretta Paderni (Sezione Asia), Donatella Saviola (Sezione Americhe)
– cinque rappresentanti-esponenti delle associazioni della diaspora in Italia, nel ruolo di mediatori: Ndjock Ngana (Kel’Lam Onlus), Beatriz Doris Ochante (CPR), Sandra Joyce Bellia (Comunidad Mexicana di Roma), Godefroy Sankara (Buudu Africa), Marco Wong (Associna)
– un funzionario per le tecnologie: Grazia Poli (Ufficio mostre e eventi)
– un’assistente di ricerca: Rosa Anna Di Lella (antropologo culturale)
– un’assistente stagista: Sara Cesari (antropologo culturale)
– un videomaker: Roberto Ravenna (MusicAll)
– una scenografa: Carmela Spiteri
I destinatari
• pubblico adulto
• pubblico scolastico secondo i diversi ordini e gradi di scuola
• migranti, con particolare riferimento alle “seconde generazioni”
• famiglie.
Gli obiettivi
Il progetto “[S]oggetti migranti / READ-ME 2” è nato con la finalità di facilitare il processo di integrazione europea delle comunità straniere, operando in particolare sul piano dell’accessibilità delle diaspore alle istituzioni museali cittadine. La finalità generale del progetto è stata, infatti, quella di rendere le diaspore, da attori sociali esterni alle politiche museali, a protagonisti attivi di un dialogo interculturale che attraverso di esse si concretizza negli spazi del museo. Il confronto tra il personale dei musei etnografici e gli esponenti delle associazioni di migranti ha avuto come obiettivo quello di costruire nuovi spazi pubblici aperti alle riflessioni dell’Europa multiculturale e all’esercizio della democrazia.
Partendo da questo quadro generale, sono stati individuati obiettivi a lungo termine e obiettivi specifici del progetto.
Obiettivi a lungo termine:
• valorizzare lo spazio museale in quanto forum di confronto e di dialogo
• rinforzare i legami di collaborazione tra le associazioni della diaspora e i musei etnografici, investendo maggiormente sulle importanti risorse umane rappresentate dalle popolazioni migranti per definire un nuovo ruolo del Museo e proporre uno sguardo “altro” sulle collezioni
• proporre alle diaspore una piattaforma di confronto e di dialogo sui temi dell’immigrazione e dell’integrazione, mediante una migliore conoscenza del patrimonio museale
• favorire la presa di coscienza del migrante in quanto individuo integrato in una società di accoglienza mediante la valorizzazione dei saperi e dei prodotti appartenenti alla sua cultura d’origine
• consolidare la funzione del museo etnografico come centro che permette di ridurre le fratture sociali causate dai conflitti interculturali e come polo di eccellenza culturale
• incoraggiare iniziative di cooperazione internazionale che consentano di conoscere meglio i saperi e le tradizioni dell’altrove
• contribuire all’integrazione sociale delle minoranze migliorando la capacità del Museo di rendere accessibile ai cittadini un patrimonio condiviso sia nella sua dimensione materiale che nei suoi valori tangibili.
Obiettivi specifici:
• iniziare le diaspore alle pratiche e realtà museografiche
• facilitare una forma di rapatriement simbolico di un certo numero di oggetti e di opere che appartengono alle culture ceppo delle diaspora
• rinforzare la Rete europea delle Associazioni delle diaspore e dei Musei etnografici in quanto impegno civile e sociale in una prospettiva di promozione del dialogo interculturale
• sviluppare una riflessione comune, basata su una concertazione tra i musei etnografici e le diaspore coinvolte nelle pratiche museografiche di interpretazione e comunicazione del patrimonio
• aprire spazi di dialogo, di diffusione, di informazione e di collaborazione durante i laboratori tecnico-scientifici
• diffondere i risultati mediante la preparazione, in collaborazione con le diaspore, di una esposizione e di una “Giornata del patrimonio migrante”
• promuovere la mobilità transnazionale di professionisti dei musei in occasione dei laboratori e diversi eventi programmati nel quadro del progetto
• promuovere, nel medesimo contesto, la mobilità transnazionale dei responsabili delle associazioni delle diaspore, al fine di rendere possibili una riflessione e un confronto tra le diverse situazioni e contesti migratori
• aprire la riflessione al grande pubblico mediante l’organizzazione, nello spazio del Museo, di giornate didattiche e ricreative, e la presentazione di una mostra sul tema degli “oggetti migranti”.
Da quando, per quanto
Il progetto “[S]oggetti migranti / READ-ME” 2 ha avuto la durata di due anni (settembre 2010 – settembre 2012). Le attività collaterali al progetto (“[S]oggetti migranti: rassegna video” e “Idee migranti. Installazioni / performances / incontri” ) si sono svolte da ottobre 2012 a giugno 2013.
La formazione
Nel corso della fase di progettazione dell’iniziativa è stato promosso un intenso lavoro di autoformazione per mezzo di incontri e discussioni cui hanno partecipato tutti gli attori del progetto. In particolare, i gruppi di lavoro transnazionali hanno scambiato conoscenze su:
– modalità di acquisizione delle collezioni etnografiche nei musei occidentali
– strategie di comunicazione dei contenuti relativi ai contesti culturali rappresentanti nei musei
– pratiche di museografia classica e sperimentale.
Durante la realizzazione degli Atelier tecnico-scientifici (v. sotto) sono stati organizzati momenti specifici per la formazione del personale dei musei, degli studenti, dei mediatori culturali.
Come si articola – le fasi di lavoro
La rete del progetto “[S]oggetti migranti / READ-ME 2” ha condiviso la progettazione e realizzazione di alcune pratiche di museografia collaborativa, che si sono concretizzate nei seguenti momenti:
• attività di coordinamento del progetto
• riunione di lancio del progetto
• atelier tecnico-scientifici nelle sedi museali della partnership
• laboratori sul tema degli oggetti migranti nelle diverse sedi museali
• progettazione e realizzazione dell’esposizione al Museo “L. Pigorini”.
1. Attività di coordinamento del progetto
Le attività di coordinamento del progetto sono state condotte dallo staff scientifico e amministrativo del Museo “L. Pigorini” in collaborazione con i diversi gruppi di lavoro dei musei della rete, e sono consistite nel:
– fornire le linee guida di ogni fase del progetto
– monitorare lo sviluppo delle attività previste
– offrire supporto amministrativo alla partnership
– supportare la comunicazione e lo scambio di saperi e metodologie all’interno del network.
2. Riunione di lancio del progetto
Una riunione plenaria, tenutasi il 17 novembre 2010 al Museo Nazionale Preistorico Etnografico “L. Pigorini”, ha dato avvio alla progettazione partecipata alla presenza di rappresentanti dell’intero network. L’incontro ha avuto la finalità di scambiare opinioni sul piano delle attività, condividere la metodologia di lavoro e le prospettive teoriche del progetto.
3. Atelier tecnico-scientifici
Nel periodo del progetto sono stati organizzati quattro atelier tecnico-scientifici, ciascuno in una delle sedi dei musei della rete. Gli atelier sono stati finalizzati a produrre riflessioni condivise e a costruire nuove modalità di partecipazione e collaborazione in vista della realizzazione dell’esposizione temporanea di fine progetto. Durante gli atelier, i musei e le associazioni della rete hanno collaborato alla realizzazione di conferenze, performance e incontri sul tema dell’oggetto migrante, del suo valore culturale immateriale e della sua storia.
• Il primo Atelier, al Musée du Quai Branly (Parigi, 22-24 Aprile 2011), si è articolato nei seguenti momenti:
a. incontri tra la partnership per lo scambio tra i rappresentanti dei musei e delle associazioni
b. visite guidate alle esposizioni temporanee “L’Orient des femmes vu par Christian Lacroix”, “La Fabrique des Images” e “Dogon”, al fine di fornire elementi di discussione sulle diverse forme di rappresentazione museale
c. dibattiti tra la partnership e altre organizzazioni e associazioni di migranti a Parigi
d. organizzazione della “Journée Carte Blanche aux associations” (24 aprile 2011) con seminari, performance di danza e musica, degustazioni organizzate dalle associazioni di migranti.
• Il secondo Atelier, al Musée royal de l’Afrique centrale (Tervuren, 13-15 ottobre 2011), si è articolato nei seguenti momenti:
a. incontri interni alla partnership per la continuazione della progettazione partecipata
b. meeting internazionale “Object/Subject migrante” (13-14 ottobre 2011), incentrato sui temi della presenza della diaspora in Europa, delle strategie di rappresentazione dell’alterità nei musei etnografici e della collaborazione tra musei etnografici e associazioni di migranti. Il meeting ha visto la partecipazione di rappresentanti della diaspora in Belgio, ricercatori, artisti, operatori culturali operanti nei musei di etnografia e di arte
c. visite a siti emblematici della storia delle comunità africane a Tervuren e a Bruxelles, con la presentazione di progetti artistici sperimentali che vedono coinvolte le diaspore europee (residenze artistiche, esposizioni ecc.).
• Il terzo Atelier, al Museo “L. Pigorini” (20-22 gennaio 2012), ha visto l’organizzazione delle giornate di studio “[S]oggetti migranti. Prove di dialogo in museo”, organizzate in:
a. incontri tra la partnership
b. giornata di presentazione del progetto e della story-line della mostra con tavola rotonda “Patrimoni e cittadinanze in Italia”
c. performance “La diaspora dei molcajetes”, organizzata dalla Comunidad Mexicana di Roma.
• Il quarto Atelier, al Museum für Völkerkunde di Vienna (27-29 luglio 2012), si è articolato nei seguenti momenti:
a. meeting internazionale “Ethnography museums and migration”, focalizzato sul tema del cambiamento del ruolo dei musei di etnografia di fronte alle sfide della società multiculturale
b. presentazione dell’azione “Mitgebracht/Brought with you” e del processo di collaborazione tra il museo e le comunità della diaspora di Vienna; inaugurazione di una mostra di oggetti d’affezione;
d. incontri tra la partnership per lo scambio di esperienze e la programmazione delle attività.
4. Laboratori sul tema dell’oggetto migrante
In ciascuna sede museale della rete READ-ME, i curatori e gli esponenti delle associazioni di migranti hanno organizzato momenti di confronto e riflessione a partire dal tema dell’oggetto migrante.
Al Museo “L. Pigorini” i laboratori sono stati concepiti come momenti di condivisione e scambio delle diverse expertise e come tappe di un lungo percorso di progettazione partecipata finalizzata alla realizzazione dell’esposizione finale. Il gruppo di lavoro museo-diaspora è stato costruito tra i mesi di settembre e dicembre del 2010. A gennaio 2011 sono iniziati i laboratori, a cadenza mensile, condotti con la metodologia del focus group a partire da alcuni oggetti selezionati dal patrimonio museale. Nel gennaio 2012 il gruppo di lavoro è arrivato a definire un progetto museografico collettivo del percorso della mostra. Durante i laboratori le pratiche museografiche sono state condivise con i rappresentanti delle associazioni della diaspora, portando a uno scambio tra diverse professionalità. Si è proceduto quindi alla:
• scrittura del progetto espositivo
• selezione degli oggetti
• scrittura degli apparati informativi
• progettazione delle scenografie e degli apparati comunicativi dell’esposizione.
5. Mostra finale
I risultati della progettazione partecipata svoltasi nell’ambito dei laboratori realizzati a Roma e nelle altre sedi museali, nonché dello scambio avvenuto durante i quattro Atelier tecnico-scientifici, sono confluiti nella mostra “[S]oggetti migranti. Dietro le cose le persone” e nel relativo catalogo (Espera ed. 2012). La mostra si è configurata come un cantiere aperto (1 agosto – 30 settembre 2012) ed è stata presentata al pubblico il 20 settembre 2012. L’esposizione è stata strutturata in diverse sezioni (“Terra madre”, “Viaggio di cose e persone”, “Terra di qui”) e si è configurata come una rappresentazione della migrazione di oggetti e di persone. La mostra ha ospitato anche gli exhibit dei musei partner: “Collection migrante” del Musée royal de l’Afrique centrale, “Brought with me” del Museum für Völkerkunde, e “La partecipazione delle associazioni della diaspora alla vita del Musée du Quai Branly” del museo parigino.
Il tema dell’oggetto migrante è stato quindi declinato attraverso diverse modalità che rispecchiano le sensibilità e le vocazioni dei diversi musei della partnership. In particolare, per il gruppo romano, la mostra ha esposto i risultati del processo di adozione degli oggetti del Museo da parte delle associazioni della diaspora, con la valorizzazione dei vissuti e delle memorie culturali dei migranti.
Durante il periodo della mostra, il Museo “L. Pigorini” ha organizzato un calendario di eventi collegati:
• “[S]oggetti migranti: rassegna video”: presentazione di film e documentari sui temi della migrazione (a cura di Carlo Nobili)
• “IDEE MIGRANTI. Installazioni / performances / incontri” (a cura di Rosa Anna Di Lella): la rassegna ha ospitato, tra ottobre 2012 e giugno 2013, ben 60 proposte di artisti, ricercatori, associazioni, centri di ricerca selezionate attraverso un concorso lanciato dal Museo “L. Pigorini” nel luglio 2012. “IDEE MIGRANTI” ha rappresentato un ampliamento della mostra “[S]oggetti migranti. Dietro le cose le persone” e della sua missione: aprire gli spazi museali al dialogo tra diversi attori del territorio nazionale per rafforzare la vocazione del museo ad essere contenitore e catalizzatore di multivolcalità, prospettive critiche, contaminazioni di linguaggi.
Le strategie e gli strumenti
• creazione di gruppi di lavoro costituiti da professionisti dei musei e da esponenti delle associazioni diasporiche che hanno dibattuto sulla dimensione evocatrice e narrativa di una selezione di oggetti conservati nei depositi dei musei
• “adozione” da parte delle diaspore di oggetti rappresentativi delle collezioni museali, in modo da coinvolgerle nelle politiche istituzionali in quanto agenti di promozione e di sviluppo culturale
• sperimentazione di pratiche legate a un apprendimento basato su una cooperazione attiva nel quadro di procedure tecniche e scientifiche applicate ai patrimoni
• realizzazione di una mostra destinata a tutti i tipi di pubblico del Museo “L. Pigorini” e destinata in special modo agli immigrati di seconda generazione, nel quadro di un effettivo scambio tra professionisti del Museo rappresentanti delle diaspore.
La produzione
• l’esposizione “[S]oggetti migranti. Dietro le cose le persone”, approdo di una progettazione partecipata Museo – associazioni della diaspora
• il catalogo dell’esposizione, progettato e realizzato con i contributi dell’intera partnership
• le attività di comunicazione e disseminazione del progetto e le azioni di sensibilizzazione delle sue tematiche rivolte alle comunità della diaspora europea, con la costruzione di specifiche pagine web nei siti delle associazioni di migranti, la realizzazione di sondaggi on-line sugli oggetti dei patrimoni museali selezionati dalle diaspore, la partecipazione degli esponenti delle associazioni a programmi radiofonici dedicati ai migranti che vivono in Italia (es. “Hola mi gente”, Radio Vaticana) e l’organizzazione di incontri specifici sul progetto tenutisi in occasioni di promozione culturale gestite dalle associazioni della diaspora coinvolte (es. “Fiestas Patrias” e “Dias de muertos” del 2011 e 2012, Comunidad mexicana di Roma; Esposizione artigianato Peruviano, Comunidad peruana di Roma) .
La documentazione
Tutte le fasi del progetto sono state documentate con riprese video e con registrazioni audio. In particolare, la documentazione sul processo di partecipazione e di progettazione condotto a Roma è stata elaborata per la costruzione dei documenti audiovisivi della mostra, a cura di Carlo Nobili:
• quattro prodotti audiovisivi di documentazione sul processo di costruzione del progetto nelle diverse sedi partner confluiti nel percorso espositivo della mostra finale
• cinque interviste audiovisive con gli esponenti delle associazioni della diaspora in Italia confluiti nel percorso espositivo della mostra finale.
L’intero processo partecipativo è stato documentato nel catalogo della mostra, dove i diversi protagonisti del progetto partecipano e contribuiscono al racconto collettivo del progetto: Kublai Munapé, a cura, 2012, [S]oggetti migranti: dietro le cose le persone, Catalogo della mostra, Roma, Espera.
È stato inoltre pubblicato il catalogo dei progetti selezionati e realizzati nell’ambito della rassegna “Idee migranti”.
Altre risorse consultabili
• Brenna M. (2013), “[S]oggetti Migranti”, Interview with Vito Lattanzi, in Basso-Peressut L., Lanz F., Postiglione G. (a cura di), European Museums in the 21st Century: Setting the framework, vol. 1, Melabooks, pp. 219-232
• Di Lella R. A. (2012), Un progetto di museografia partecipativa: “[S]oggetti migranti / READ-ME 2”, contributo pubblicato nella sezione “Approfondimenti e testimonianze” di questo sito.
La verifica e la valutazione
Il monitoraggio relativo alla presenza dei visitatori in Museo nel periodo di svolgimento del progetto è stato realizzato internamente secondo le consuete modalità di analisi quantitativa dei dati. L’autovalutazione si è svolta in corso d’opera attraverso incontri periodici tra gli attori del progetto per verificare l’adeguatezza delle strategie messe in campo.
Non è stata contemplata la presenza di un valutatore esterno.
La presentazione e la pubblicizzazione
I risultati parziali del progetto sono stati presentati in occasione dei diversi Atelier tecnico-scientifici (cfr. voce “Come si articola – le fasi di lavoro”). I risultati finali sono stati presentanti il 20 settembre 2012 in occasione della giornata di chiusura delle progettazione partecipata.
Il progetto, inoltre, è stato presentato in occasione di giornate di studio e tavole rotonde a livello nazionale e internazionale, tra cui:
• Vito Lattanzi e Loretta Paderni, “[S]oggetti migranti at the Museo ‘Luigi Pigorini’ of Rome”, Progetto RIME, Workshop “Museum and cultural identity” (Naprstek’s Muzeum di Praga, 8-10 ottobre 2012)
• Rosa Anna Di Lella, “Subjects / Objects Migrants. Spoken Heritage and Memories of Migration at Pigorini Museum of Rome”, Colloquio internazionale “Mémoires des migrations et temps de l’histoire” (Cité Nationale de l’Histoire de l’Immigration, Parigi, 22-24 novembre 2012)
• Rosa Anna Di Lella, “Il progetto READ-ME”, partecipazione alla tavola rotonda “Il futuro delle migrazioni. Il futuro delle ricerche” nell’ambito del Corso di Formazione “Vivere le migrazioni. Sviluppo, diritti, linguaggi”, Progetto Migrazioni, CNR (Roma, 18 dicembre 2012).
Tra i materiali messi a punto per la diffusione:
• brochure di presentazione del progetto
• diverse tipologie di cartoline sugli “oggetti migranti” scelti dai rappresentanti delle associazioni della diaspora coinvolte.
Le risorse finanziarie
Fondi europei (Programma comunitario “Cultura 2007-2013”); fondi di istituto dei diversi musei partner.
I punti di forza
Le azioni avviate dal progetto hanno consentito di consolidare il ruolo delle diaspore in quanto “risorse” strategiche per la creazione di nuove forme di collaborazione. La piena valorizzazione del punto di vista dei migranti sul museo etnografico e sulle sue collezioni ha cercato di trasformare il semplice “consumo” del patrimonio culturale in una esperienza dialogica che ha permesso la messa in luce di significati molteplici e complessi del sentimento di appartenenza identitaria nella società contemporanea.
Il potenziale di questa esperienza innovativa, però, non è consistito unicamente nel fatto di considerare le diaspore come semplice risorsa. Esso deriva dall’integrazione di differenti sguardi soggettivi che sono emersi dai racconti e dai vissuti narrati durante i laboratori e sono stati valorizzati nell’esposizione finale. In sintesi, i punti di forza del progetto possono essere così riassunti:
• lo scambio tra i musei e le associazioni della rete ha permesso di costruire un dialogo inter-nazionale che ha prodotto effervescenza nella riflessione sulle pratiche e sulle metodologie di lavoro e di progettazione
• il lavoro in stretta collaborazione tra operatori del Museo e i rappresentanti delle comunità ha permesso un costante scambio (confronto/scontro) tra posizioni diverse e divergenti, che ha portato un arricchimento nelle strategie comunicative, nelle modalità di rappresentazione e nelle scelte estetiche proprie dei musei etnografici
• le modalità e le strategie di lavoro hanno permesso di focalizzare l’attenzione su aspetti meno noti dei patrimoni museali, anche in virtù di un approccio narrativo ed esperienziale che ha consentito ai diversi soggetti coinvolti di contribuire e partecipare al lavoro comune in modo paritario e orizzontale
• la scelta di trovare terreni comuni e trasversali tra le diverse associazioni coinvolte nella progettazione condivisa e la focalizzazione sugli oggetti al di là dell’appartenenza geografica dei partecipanti al lavoro, ha determinato un clima di scambio e di conoscenza delle differenze culturali.
Le criticità emerse
Oltre a rappresentare una grande ricchezza di prospettive e punti di vista, la dimensione europea del progetto è stata spesso una criticità sul piano della comunicazione all’interno della partnership. L’esigenza di consentire la comprensione reciproca tra persone con diverse lingue è stata soddisfatta grazie al coinvolgimento di interpreti e mediante la creazione di momenti dedicati di dialogo orizzontale, volto a migliorare le conoscenze e i know-how di ogni partecipante al progetto; quest’ultima strategia si è resa particolarmente necessaria in ragione del carattere fortemente sperimentale del progetto, che ha comportato un impegno concreto dei rappresentanti della diaspora sul piano museografico.
Una varietà di prospettive metodologiche è stata espressa da coloro che sono stati coinvolti nel progetto, dando voce a molteplici interpretazioni del museo come istituzione. Tale eterogeneità ha generato un dialogo intenso e a volte molto animato, che ha caratterizzato l’esperienza dei membri dei gruppi di lavoro istituiti da ogni museo partner. Il processo di scambio nei diversi gruppi ha però permesso di esaltare e canalizzare la polifonia, trasformandola in ricchezza.
Recapiti dell’ente promotore
Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”
Piazza Guglielmo Marconi, 14 – 00144 Roma
tel. 06.549521
s-mnp@beniculturali.it
www.pigorini.beniculturali.it
Referente del progetto
Vito Lattanzi
Direttore Coordinatore Demoetnoantropologo
tel. 06.54952245
vito.lattanzi@beniculturali.it
Data di pubblicazione della scheda: aprile 2014